Home Economia Unioncamere Emilia-Romagna: un anno di forte difficoltà puntando alla ripresa

Unioncamere Emilia-Romagna: un anno di forte difficoltà puntando alla ripresa


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La crisi globale sta facendo sentire i suoi effetti anche in Emilia-Romagna. Anche se in misura meno accentuata rispetto a quanto sta avvenendo nel resto d’Italia, gli ultimi mesi del 2008 segnano un deterioramento del quadro congiunturale come testimoniato dalla flessione del fatturato delle imprese dell’industria in senso stretto che ha raggiunto il 4%, e dal calo della produzione pari al 4,3%. Complessivamente, nel 2008, il fatturato è mediamente diminuito, rispetto all’anno precedente, dell’ 1%, la produzione dell’1,5%, gli ordini quasi del 2%.


Sono queste alcune indicazioni che emergono dall’indagine congiunturale relativa al quarto trimestre 2008 sull’industria manifatturiera dell’Emilia-Romagna, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Carisbo.
Il calo riscontrato negli ultimi quattro mesi del 2008 ha interessato la maggioranza dei settori, con flessioni più marcate per l’industria dei metalli ed il sistema moda. La meccanica ha interrotto la funzione di traino. L’unica eccezione positiva è venuta dall’alimentare, settore anticiclico per eccellenza. Il momento di difficoltà è comune ad ogni dimensione d’impresa.
In questo contesto, indicativo è il dato della Cassa integrazione guadagni dell’industria relativo alle ore autorizzate: nella prima metà dell’anno le ore autorizzate sono aumentate del 33% rispetto allo stesso periodo del 2007, mentre nel secondo semestre l’incremento è stato del 346%.
Le esportazioni nell’ultimo trimestre 2008 hanno segnato un incremento in valore dello 0,2%. Anche per l’export però, si prospetta un rallentamento.
Le previsioni per il 2009 non lasciano infatti spazio all’ottimismo. Secondo le stime di Unioncamere regionale e Prometeia, mentre il 2008 si è chiuso con una riduzione del Pil dell’Emilia-Romagna del -0,4%, per il 2009 è prevista una diminuzione reale del -2,2%. La risalita è attesa solo per il 2010 quando la crescita del Pil è stimata intorno allo 0,8%.
“Il 2008 è stato a due velocità – sottolinea il Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Andrea Zanlari – Il primo semestre è stato di moderata crescita, mentre nella seconda metà dell’anno sono aumentate le difficoltà. Ora, cosa più preoccupante, si prefigura un 2009 particolarmente duro. La nota di speranza viene dalle previsioni riferite al 2010, in cui si tornerà a vedere la luce, seppur debole. E’ però evidente che non possiamo aspettare inerti tempi migliori. La crisi impone di agire con iniziative ad impatto immediato per attenuarne gli effetti e, soprattutto, per essere pronti a ripartire quando ci sarà possibile. – sostiene il presidente – Agevolare l’accesso al credito per le imprese, ammortizzatori sociali per chi perde il lavoro, recupero del potere d’acquisto per le famiglie sono tra le linee d’intervento più urgenti. Ad iniziative sul breve periodo è necessario affiancare azioni di più ampio respiro, finalizzate a dare forma e sostanza alla regione che si vuole costruire per il futuro. Infrastrutture, qualità, innovazione, formazione delle persone e un sistema di welfare che sappia adattarsi ai cambiamenti sociali sono, in questo senso, aspetti prioritari”.
“L’andamento economico dei prossimi anni – conclude Andrea Zanlari – dipenderà dalla congiuntura internazionale, ma anche da quanto noi saremo riusciti a costruire nel frattempo”.
“In questi primi mesi del 2009 – dichiara Filippo Cavazzuti, Presidente di Carisbo – abbiamo continuato ad erogare credito senza porre in essere alcuna stretta creditizia, pur a fronte di una minore domanda di credito e ad un aumentato livello di rischio per le banche. Nonostante l’evidente frenata nelle nuove richieste di affidamento, non si può ancora parlare di credit crunch: gli stock di impieghi a fine anno sono ancora in crescita (+6,2% in Emilia Romagna a novembre 2008).
“Non faremo mancare il credito alle imprese che lo meritano. – prosegue Cavazzuti – Il sistema bancario ha tutto l’interesse ad adottare un comportamento anticiclico, anche se la finanza da sola non è sufficiente per far ripartire le diverse componenti della domanda: consumi, investimenti ed esportazioni. Occorre riprendere fiducia nel futuro. Noi ce la stiamo mettendo tutta per fare in modo che questa fase di crisi possa essere superata”.
“L’impatto della crisi economica sta investendo le imprese di tutti i settori e di ogni dimensione. – afferma la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Anna Maria Artoni – Si rafforza un clima di difficoltà e crescente incertezza, in linea con gli scenari dell’economia nazionale e internazionale. Le aspettative degli imprenditori sono improntate ad un forte pessimismo con riferimento a tutti i principali indicatori.”
Solo il 9,7% degli imprenditori – secondo la rilevazione previsionale di Confindustria su 830 imprese che integra l’indagine Unioncamere – prevede per il primo semestre 2009 un aumento dei livelli di produzione, mentre il 34% si aspetta che rimarranno stabili e ben il 56% in calo. Per gli ordini totali il 9,9% delle imprese prospetta un aumento e il 58,3% una diminuzione: per quelli provenienti dall’estero il saldo negativo tra aumento e di riduzione è leggermente migliore, pari tuttavia a –37%. Già nella seconda metà del 2008 erano peraltro emersi segnali significativi di rallentamento nelle prospettive di crescita dell’economia.
“La pervasività della crisi – sottolinea la Presidente Artoni – rende particolarmente difficile formulare previsioni e ipotesi circa i tempi di una possibile inversione di tendenza che, nel più ottimistico degli scenari, è comunque da collocarsi nel 2010. Le imprese industriali dell’Emilia-Romagna stanno mostrando volontà di reazione sia per fronteggiare nel breve termine la fase più acuta della crisi, sia per consolidare la propria capacità produttiva, la competitività di lungo periodo e l’occupazione. Per quest’ultimo obiettivo è urgente – dopo l’importante accordo in tema di ammortizzatori sociali in deroga di cui il Presidente del coordinamento delle Regioni Errani è stato attivo protagonista – un provvedimento del Governo di allungamento della CIGO e della CIGS, con allargamento ad altre tipologie di soggetti.
Ricostruire il clima di fiducia è, in questo momento, la priorità. Fondamentale importanza – conclude la Presidente – rivestono quindi le politiche economiche, nazionali e regionali, in grado di agire sulla fiducia delle imprese e delle famiglie, sul sistema del credito e a sostegno della domanda. Per quanto riguarda le politiche regionali, le azioni messe in campo sinora vanno nella giusta direzione. Adesso però è necessario adottare, in un quadro di risorse date, azioni anche di carattere straordinario, realizzabili in tempi rapidi, come la semplificazione delle procedure per favorire investimenti, infrastrutture e opere pubbliche; lo sblocco e la certificazione dei crediti della pubblica amministrazione; l’accelerazione dei programmi di attuazione dei Fondi Strutturali”.

Il commento del segretario generale Cgil E-R Danilo Barbi
“E’ da tempo che la Cgil sostiene che siamo di fronte alla più dura crisi economica dal dopoguerra ad oggi. Questo perché non si tratta solo di una crisi congiunturale più grave delle precedenti, ma di una vera e propria crisi del modello di sviluppo dei paesi industrializzati.
Non so dire quanto sia precisa la previsione di Unioncamere di un calo nel 2009 del Pil regionale del 2,2% (questo vorrebbe dire un calo del 5% a livello nazionale), ma certo la situazione è gravissima e sia aggrava ogni giorno di più. E’ urgente un accordo fra la Regione Emilia Romagna e le parti sociali, che assuma una strategia di fronte a questa crisi, decidendo di concentrare gli investimenti pubblici e di evitare i licenziamenti utilizzando tutti gli strumenti a disposizione. Questo non solo per evitare l’aumento del disagio e della sofferenza sociale, ma anche per investire sul futuro salvaguardando ogni capacità produttiva.
In questo senso anche la Cgil da tempo chiede di allungare i tempi di utilizzo della cassa integrazione ordinaria e straordinaria, come oggi anche Confindustria fa.
L’evidenza della situazione rende sempre più pesante la responsabilità del governo, che fa poco contro la crisi, ma soprattutto continua con una politica economica uguale a prima. Mentre negli altri paesi avanzati si decide di aumentare gli investimenti pubblici, di ridurre il prelievo fiscale su lavoratori e pensionati e di aumentare la tassazione sulla ricchezza, in Italia il governo taglia la spesa pubblica, non decide sgravi fiscali sui redditi fissi come chiesto dalla Cgil e blocca le iniziative di lotta all’evasione fiscale”.