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Quote latte: le controproposte del Pd

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Il coordinatore Forum Agricoltura del Pd, Giovanni Battista Pasini, esprime un giudizio fortemente critico nei confronti del Decreto del governo sulle quote latte.

“Alcuni mesi fa, all’indomani dell’assegnazione all’Italia di un incremento del 5 per cento delle quote latte, dichiarammo che questo
riconoscimento avrebbe ridotto il nostro fabbisogno d’importazione di latte e al tempo stesso avrebbe dato la possibilità alle nostre aziende agricole di aumentare nella legalità la loro capacità produttiva.
Esprimemmo al contempo anche la preoccupazione che si tentasse di utilizzare le quote aggiuntive per sanare quei produttori che nel passato, incuranti delle regole, avevano prodotto quantitativi maggiori di quelli
assegnati (un comportamento che ha procurato al nostro Paese sanzioni per 180 milioni di euro nel 2008 e circa 2 miliardi di euro dall’entrata in
vigore delle quote latte). Bene, l’esame del Decreto Legge voluto dal Ministro Zaia, ora in discussione alle Camere, conferma che le nostre
preoccupazioni erano fondate.
Infatti il Decreto prevede che le nuove quote vengano assegnate in primo luogo ai produttori che hanno subìto il taglio della quota B, quindi alle
aziende che hanno prodotto oltre il 5 per cento della propria quota, e solo alla fine a quelle aziende che per produrre nel rispetto delle regole
avevano preso in affitto, pagandole, delle quote. Insomma un bel modo per premiare i furbi e penalizzare quelli che invece hanno rispettato le
regole. Molto più logico ed equo sarebbe, come propone il Pd, assegnare le nuove quote nel seguente ordine: prima alla quota B tagliata, quindi ai produttori affittuari di quota, e solo alla fine agli splafonatori.
Questi ultimi, nel momento in cui aderiscono alla rateizzazione – è questa l’altra richiesta del Pd – devono rinunciare senza sotterfugi ai
contenziosi giudiziari. Inoltre, prima dell’assegnazione delle nuove quote, i soggetti interessati devono provvedere al pagamento di almeno una rata di multe pregresse.
Un’ultima osservazione: un ministro leghista come Zaia dovrebbe avere grande sensibilità per il federalismo regionale; e invece il decreto che
porta il suo nome prevede la nomina di un Commissario di Governo per disciplinare il rapporto con i grandi splafonatori escludendo in questo le competenze regionali. Noi diciamo, al contrario, che tutta la gestione delle materia deve rientrare nelle competenze delle Regioni senza Commissari di Governo. Chiediamo inoltre di inserire fra le priorità delle nuove assegnazioni le aziende ubicate nelle zone di montagna escludendole al contempo dal limite del 5 per cento. Il Pd, attraverso i suoi parlamentari, presenterà un emendamento al decreto che recepisce questa esigenza”.