Home Reggio Emilia I cardiologi dell’Arcispedale danno contributo a ospedale Parma

I cardiologi dell’Arcispedale danno contributo a ospedale Parma


# ora in onda #
...............




Una innovativa tecnica operatoria è impiegata dalla Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diretta dal Prof. Tiziano Gherli, in associazione con la Cardiologia della Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diretta dal Prof. Diego Ardissimo e dalla Cardiologia Interventistica dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia, diretta dal Prof. Antonio Manari.

Dall’inizio dell’anno è possibile, per un numero limitato di pazienti a rischio severo in caso di intervento chirurgico, utilizzare una nuova valvola aortica transcatetere per contrastare la stenosi calcifica della valvola aortica, una patologia che conduce alla progressiva chiusura dell’arteria principale che porta il sangue al cuore. La stenosi calcifica aortica colpisce le persone sopra i 70 anni di età: il trattamento di prima scelta per questi pazienti è costituito dall’intervento chirurgico i cui risultati, anche a lungo termine, sono stati validati universalmente.
Tuttavia per le persone sopra gli 80 anni l’operazione cardiochirurgica comporta dei rischi molto elevati. Per ovviare alla stenosi calcifica da alcuni anni è stata messa a punto una nuova tecnica: una valvola aortica biologica che, tramite una piccola incisione praticata all’inguine (cosiddetta transfemorale) o nella parte superiore del petto (transapicale), viene ancorata ad uno stent di supporto e, tramite appositi cateteri, introdotta all’interno del sistema arterioso.
Il catetere, sotto guida radiologica, viene fatto avanzare attraverso l’aorta addominale e l’aorta toracica sino all’aorta ascendente dove la nuova valvola viene rilasciata. Il paziente viene accuratamente monitorato e l’intervento può essere praticato anche in anestesia locale a paziente sveglio.


Grazie alla mininvasività di questa tecnologia il malato nella maggior parte dei casi può essere trasferito immediatamente in un reparto di degenza ordinaria cardiologica o cardiochirurgica e dimesso in tempi più brevi rispetto a quelli dell’intervento tradizionale.
L’intervento viene portato a termine da una equipe multidisciplinare composta da diversi specialisti: cardiologi, cardiochirurghi ed anestesisti il cui delicato lavoro comincia dall’importantissimo processo di selezione dei malati candidati alla procedura.



Questa infatti è destinata a pazienti affetti da stenosi aortica severa ma considerati a rischio troppo elevato per un intervento tradizionale. Il rischio operatorio viene definito attraverso sistemi di codifica validati a livello mondiale. L’equipe quindi sottopone il paziente ad un serie di accertamenti diagnostici ed infine si riunisce al fine di valutare l’eventuale idoneità del paziente alla procedura e scegliere la via di accesso più adeguata.
Quattro gli impianti di valvole aortiche, per via “transfemorale” o “transapicale” effettuati, dall’inizio di quest’anno, su due pazienti di Reggio Emilia e due pazienti di Parma. Se i buoni risultati iniziali saranno confermati anche medio-lungo periodo, si aprirà uno spiraglio terapeutico per persone, ad elevato rischio operatorio, che al momento non possono essere trattate con intervento chirurgico tradizionale e quindi vanno incontro ad esiti sfavorevoli.
Su questa nuova tecnica c’è grande attenzione della Regione Emilia-Romagna che ha invitato i professionisti dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e dell’Azienda Ospedaliera S.Maria Nuova di Reggio Emilia, a inserirla in un apposito progetto di ricerca, da portare avanti in modo integrato tra le aziende sanitarie appartenenti all’area vasta dell’Emilia occidentale (Piacenza, Parma, Reggio Emilia).
Questo percorso rientra, e potenzia, le modalità di interazione della funzione hub che la Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma svolge quale punto di riferimento per le strutture sanitarie e i cittadini delle province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia.