Home Economia Crisi: la Val d’Enza tiene ancora, ma per quanto?

Crisi: la Val d’Enza tiene ancora, ma per quanto?


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Dall’incontro del tavolo distrettuale anteverto della val d’enza emerge una situazione sul versante economico e sociale ancora di sostanziale tenuta, nonostante alcuni segnali allarmanti su cui si sono incentrati i diversi interventi.


Il tessuto delle imprese locali fotografato a fine 2008, come illustrato da Elena Burani dell’ufficio studi della camera di commercio, rivela una realtà che grazie alla sua articolazione tra settore secondario e terziario, con una crescita maggiore di quest’ultimo, permette una maggiore tenuta che in altre realtà provinciali.
I dati sulla cassa integrazione straordinaria, che normalmente restituiscono un’immagine di maggiore difficoltà delle imprese, registrano in questo distretto un’assenza di aziende che vi fanno ricorso, mentre, come altrove, la cassa integrazione ordinaria, segnale di calo produttivo e di ordinativi, cresce anche qui seppure in maniera meno consistente: da febbraio a marzo sono quasi 2 mila i lavoratori interessati rispetto ai 1.200 di febbraio.
I dati più preoccupanti vengono invece dal centro per l’impiego; il suo responsabile, Andrea Gualerzi, indica un incremento del 54 per cento di iscritti nelle liste di disoccupazione nel primo trimestre 2009, contro un calo del 40 per cento di avviamenti al lavoro; dati che riportano anche il distretto della val d’enza in media con il dato provinciale, dopo essere stato fino a fine 2008 in una situazione occupazionale più positiva.
I rappresentanti dei diversi comuni presenti, per voce del sindaco di Sant’Ilario Sveno Ferri, hanno illustrato le diverse iniziative messe in campo dell’unione dei comuni della zona, contenute in un accordo con le organizzazioni sindacali, che favoriscono soprattutto azioni di intervento sociale per l’accesso ai servizi, l’assistenza ai più bisognosi e alle famiglie rimaste senza reddito e prive di qualsiasi forma di ammortizzatore sociale. Nello stesso tempo segnalano la difficoltà crescente dei comuni, a fronte di un sostanziale calo delle entrate e del blocco quasi totale dei pagamenti di opere pubbliche già realizzate e di potenziali opere da realizzare, per un ammontare di oltre 300 mila euro per il solo comune di Sant’Ilario, che sta valutando se uscire dal patto di stabilità. anche questo fattore contribuisce a determinare forti difficoltà per le piccole imprese, che parimenti manifestano problematiche significative nell’accesso al credito.
In proposito, la testimonianza di una azienda artigiana presente all’incontro, la azienda metalmeccanica Meccanica C.M. che ha posto la sua attenzione anche le fasce deboli, assumendo lavoratori stranieri con scarsa professionalità e disabili e formandoli in affiancamento, pur lavorando in un comparto non particolarmente in crisi come quello dell’impiantistica a metano per le auto, presenta difficoltà significative nell’accesso al credito, in attesa di nuove commesse per la ripresa del mercato dell’auto; nello stesso tempo non vorrebbe lasciare a casa lavoratori che difficilmente potrebbero trovare occasioni di lavoro in altre realtà produttive.
“A fronte di una situazione di questo tipo, anche in una realtà forte come quella della Val d’Enza – ha affermato l’assessore provinciale al lavoro Gianluca Ferrari – alcuni elementi di criticità rischiano di produrre effetti devastanti sull’intera economia del territorio. Ancora una volta ci interroghiamo sull’inefficienza delle azioni del governo che, con estremo ritardo e confusione, sta affrontando l’emergenza crescente. Nello stesso tempo non possiamo non interrogarci sulla necessità di prefigurare, accanto alle importanti iniziative messe in campo anche dalla provincia con il contributo degli altri enti locali e delle forze sociali per la tenuta del quadro socio-economico, una diversa articolazione dello sviluppo locale, nella futura ripresa. Diverso, almeno in parte, al modello precedente, basato prevalentemente su una crescita di tipo quantitativo, accompagnata da uno scarso investimento in innovazione da parte delle imprese e di utilizzo di manodopera a basso costo, soprattutto immigrata. E’ necessario invece produrre uno sforzo da parte di tutti per sviluppare e accendere nuove economie, soprattutto nei settori dell’ambiente, del risparmio energetico e nelle energie rinnovabili, così come nello sviluppo di un terziario che valorizzi il territorio e i beni culturali e ambientali che questa provincia vanta. nello stesso tempo anche il settore manifatturiero deve produrre uno sforzo e un investimento straordinario in ricerca e sviluppo di nuove modalità produttive, di nuovi prodotti e nuovi mercati emergenti. In questa direzione, la provincia, grazie al prezioso contributo anche delle associazioni imprenditoriali, si sta muovendo, nella programmazione di una formazione rivolta soprattutto ai comparti e alle figure professionali più avanzate, così come allo sviluppo e al sostegno di nuove idee imprenditoriali”.