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Zavatti Spi/Cgil su povertà e disagio economico in provincia di Modena


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Nello studio presentato dalla Provincia di Modena nei giorni scorsi, che analizza i dati dell’Osservatorio delle politiche sociali e del CAPP, si conferma una tendenza positiva nelle scelte degli Enti locali modenesi che, nel periodo analizzato (2002-2006) hanno incrementato la spesa sociale a carico dei bilanci locali: + 20% .


Questa tendenza positiva non era scontata e non è infatti riscontrabile in tutti gli altri territori provinciali italiani. La consideriamo una conquista, frutto anche delle rivendicazioni del
Sindacato, che va difesa e consolidata, pensando alla tendenza ai tagli sulla finanza locale delle ultime leggi finanziarie ed ai prossimi programmi di legislatura per le amministrative.
Ma lo stesso Rapporto certifica una crescita notevole delle aree sociali di disagio e povertà, anche a Modena, “nonostante l’incremento” della spesa degli Enti locali.
Mi interessa però soffermarmi sulle tendenze che riguardano, in particolare, la popolazione anziana dei pensionati.
L’ Osservatorio rileva che l’assistenza fornita a livello locale, riguarda principalmente utenti che rientrano nelle aree sociali classificabili come
“famiglie con minori, anziani e disabili”: circa il 90% delle risorse impegnate.

Più nello specifico però, i “trasferimenti in denaro”, cioè contributi a vario titolo verso cittadini e famiglie, sono notevolmente diminuiti ed ammontano a circa il 12% della spesa totale.
Tutti sappiamo che i contributi economici intervengono là dove non basta il servizio e/o la prestazione sociale erogata dalla rete pubblica, e concorrono ad alleviare una condizione di estrema difficoltà economica –
degli anziani in particolare – al limite della povertà o indigenza.
Da questo punto di vista, la spesa pro capite per “contributi economici” agli anziani è calata di circa il 30%.
Resiste fino al 2006 l’entità dello stanziamento per il sostegno a chi ha difficoltà a pagare l’affitto (ma crolla, come si vede, negli ultimi anni); mantiene la sua efficacia lo stanziamento per l’assegno di cura; molta
incertezza incombe sul futuro delle risorse “Serdom” per il sostegno alla
assistenza domiciliare privata (badanti in regola) per i non autosufficienti; ecc…
Ma questo è un quadro parziale, perché riferito unicamente agli interventi sostenuti con le risorse pubbliche degli Enti locali modenesi.
Considerando invece l’insieme complessivo delle risorse che giungono al pensionato più povero modenese (o alla sua famiglia), sia dai trasferimenti locali e sia da quelli statali, si registra un netto saldo negativo; cioè in perdita!

Vediamo di riassumere qualche dato significativo.
1) Le pensioni, in primo luogo: in provincia di Modena è bene non dimenticare mai che, oggi, la pensione media di anzianità o vecchiaia (le più “ricche” ) hanno un importo medio di 919 euro; ma la pensione delle 73.035 donne anziane modenesi scende a 653 euro/mese; ancora più bassa (intorno ai 500 euro) per le pensionate di tutti i comuni della montagna.
Per non dire delle “altre” pensioni modenesi: invalidità (594 euro/mese), superstiti (490 euro/m.), sociali (352 euro/m.), invalidi civili (462 euro/m.).
E’ solo il caso di ricordare, ancora una volta, che nel corso degli anni il valore reale/potere d’acquisto delle pensioni si è progressivamente eroso a causa di un meccanismo di adeguamento annuale sempre al di sotto
dell’indice reale di aumento del costo della vita .
Oltre a ciò, per i pensionati che pagano l’Irpef sul loro reddito, vi è la “seconda tassa” nota come drenaggio fiscale.
2) Contributo sociale a sostegno dell’affitto: dal 2008, con le Finanziarie del governo, il Fondo stanziato è stato tagliato del 40% rispetto al 2002,
e così anche nei nostri territori il contributo medio mensile erogato oggi ai bisognosi aventi diritto (in maggioranza anziani) è passato dai 101 euro ai 54 euro!
3) Fondo per la non autosufficienza: la nuova legge Finanziaria azzera completamente il Fondo nazionale istituito in precedenza: per la realtà modenese significherà 4 milioni di euro in meno per i servizi agli anziani.
4) Bonus ed una tantum, fra propaganda e realtà.
Con l’Accordo Sindacati-Governo del luglio 2007, era stato ottenuto a beneficio dei pensionati modenesi meno abbienti, un incremento reale per il 2007/08 corrispondente a: 29.327 quattordicesime mensilità (importo medio di 312 euro) per un reddito complessivo di oltre 9,1 milioni di euro sulla nostra provincia; 24.447 bonus di 150 euro per redditi molto bassi, per un ammontare complessivo di oltre 3,6 milioni di euro nella provincia.

Questo bonus è stato annullato. Al suo posto è stato introdotto:
la social card di 40 euro al mese, a beneficio solamente di 1.445 modenesi, prevalentemente anziani; il bonus famiglia di 200 euro a beneficio (dato presuntivo) di circa 15.000 modenesi, dei quali circa solo la metà sono
pensionati!
Il reddito introdotto nella nostra provincia con questi due interventi “sostitutivi” equivale, complessivamente, a circa 3 milioni di euro.
Appare perciò evidente – per restare solo ai numeri e non riprendere le obiezioni di palese iniquità – che l’entità reale di reddito pervenuto dai trasferimenti statali sulla popolazione anziana modenese più disagiata, è sensibilmente diminuita in termini reali; ancor più se rapportata al costo della vita ed alle ricadute famigliari della crisi attuale.

Franco Zavatti, segretario provinciale Spi-Cgil Modena