E’ stato inaugurato oggi il Bosco urbano delle tre vele, collocato nel quartiere cittadino di San Prospero Strinati, area soggetta a forti trasformazioni con la realizzazione del nuovo sistema di mobilità stradale e ferroviaria a nord della città. L’area verde – a cui si accede da via Marsilio da Padova, laterale di via Samoggia, incrocio all’altezza della chiesa parrocchiale – si estende su una superficie di 310mila metri quadrati.
Di questi, 7.300 sono zona di riforestazione e 6.000 sono tenuti a parco per un totale di 13.300 metri quadrati già fruibili. Si tratta di un polmone verde – il 45° parco pubblico di Reggio – a servizio del quartiere e della città, con chioschi didattici su flora e fauna; al centro dell’area è stato realizzato un lago che ospita uccelli acquatici. Il Bosco ha inoltre una funzione di ‘compensazione’ rispetto alla nuova rete infrastrutturale e alle urbanizzazioni che hanno interessato la storica Villa nella zona Nord della città.
Il Bosco urbano è stato consegnato oggi alla città dal sindaco Graziano Delrio, dall’assessore all’Ambiente Pinuccia Montanari, dal presidente dell’ottava Circoscrizione, Omar Mezzetti e la naturalista Daniela Mordaci del Servizio Ambiente. Hanno partecipato all’incontro – un’esplorazione nel Bosco per scoprirne la bellezza e le potenzialità – i bambini della scuola elementare e della scuola d’infanzia di San Prospero Strinati; i numerosi volontari, residenti nel quartiere, che si prendono cura del Bosco e le Guardie giurate ecologiche volontarie.
“La partecipazione della cittadinanza alla creazione di questo Bosco – ha detto il sindaco Delrio – è stata importante e ha dato risultati eccellenti, li darà da oggi in poi grazie all’impegno dei volontari nella cura di quest’area di grande importanza per l’ambiente urbano e per San Prospero Strinati in particolare. I residenti danno ogni giorno prova di un forte spirito di appartenenza a questo posto, si sono anche riuniti nell’associazione Abu, Amici del Bosco urbano. Anche il nome, Bosco delle tre vele, è stato scelto dai cittadini, per la vicinanza alle tre ‘vele’ che segnano in modo bello e inconfondibile i tre ponti di Calatrava”.
Parte del perimetro nord del Bosco confina infatti con il ponte sud, che svetta in modo spettacolare sullo sfondo del Bosco e si specchia nel lago: una vista unica, già apprezzata da vari fotografi. Sono inoltre visibili in prospettiva gli altri due ponti: quello centrale e quello più a nord.
L’assessore Montanari ha ricordato fra l’altro installazione delle attrezzature per il centro di educazione ambientale e la piantumazione di essenze autoctone, come querce, olmi e aceri. Il presidente Mezzetti ha definito il Bosco “una scelta vincente e uno spazio vitale per la circoscrizione”.
COM’E’ FATTO IL BOSCO URBANO – L’intervento, comprensivo dell’acquisizione dei terreni, ha richiesto un investimento di circa 2,4 milioni di euro, di cui 384.000 euro per piantumazioni e altre opere necessarie alla fruibilità dell’area. Si realizza così un bosco planiziale padano, ecosistema di origine preistorica ormai scomparso, attraverso la piantumazione di specie locali, meglio adatte ai fattori ambientali e più in grado di ricostruire le caratteristiche del paesaggio e dei luoghi, che andranno a creare varie zone tematiche, le quali nell’insieme realizzeranno gli ambienti caratteristici della foresta presente nell’antica pianura padana.
Nella fase iniziale sono state messe a dimora 6.500 piante che formeranno la parte centrale del Bosco urbano, cui si devono aggiungere 380 alberi a pronto effetto e oltre 900 essenze per la realizzazione di centinaia di metri di siepi. La piantumazione viene eseguita utilizzando uno schema di impianto a celle quadrate di 9 metri di lato. I nuovi alberi sono piantumati, all’interno delle celle, ad una distanza di 3 metri l’uno dall’altro. Al termine vi saranno quindi nove esemplari della stessa specie per ogni cella.
L’impianto del bosco, realizzato sulla base di una griglia omogenea, ha previsto la messa a dimora di un grande numero di giovani piante in competizione tra loro, come avviene nella formazione di un bosco in natura, e nel corso del tempo si procederà a due successivi diradamenti che permetteranno di selezionare le piante meglio adattate alle condizioni del luogo, favorendo così uno sviluppo e una selezione naturale dell’impianto.
Al suo interno saranno poi realizzati molti spazi per favorire la fruizione del Bosco stesso da parte degli abitanti del quartiere e di tutta la città: percorsi ciclabili e pedonali, chioschi e varie zone tematiche caratterizzate da essenze arboree ed elementi naturali.
Il concetto-guida del progetto è basato sul rimboschimento, in ambito urbano e perturbano, con criteri di silvicoltura naturalistica, in cui si abbandona l’idea di rimboschimento produttivo in quanto l’obiettivo non è la produzione legnosa, ma la salvaguardia di un patrimonio naturale in positiva evoluzione.
Il Bosco urbano di San Prospero nasce quindi dall’idea di ricreare il bosco planiziale padano e di migliorare la qualità del tessuto urbano cittadino. In particolare, il bosco, testimonia la riconciliazione dell’uomo con la natura, ripercorre la nostra storia e ci proietta verso il futuro, diviene teatro del nostro tempo libero e della qualità della vita, rappresenta la complessità ecologica di fronte alla semplificazione del paesaggio antropico, rappresenta un nuovo assetto del territorio con grandi funzioni climatiche e “igieniche”, ad esempio con la produzione di ossigeno, diventa rifugio per l’uomo e possibilità di vita per gli animali, e mette a nudo i processi di selezione naturale che avvengono in natura.
Le finalità alle quali risponde il progetto di realizzare un Bosco urbano a Reggio Emilia sono sinteticamente riassumibili in cinque punti principali:
1. inserire elementi di naturalità nel paesaggio urbano
2. progettare in modo completo le trasformazioni del territorio per migliorarne la qualità finale
3. dare più verde alla città e realizzare una rete di fasce boscate intorno all’abitato
4. portare vicino alle case la natura che è lontana dai nostri quartieri
5. attivare aggregazioni e occasioni di volontariato nella gestione degli spazi verdi pubblici.
LE ORIGINI DEL BOSCO PLANIZIALE – È una foresta mista con prevalenza di querce e con specie rustiche indigene: olmo campestre, acero campestre, frassino maggiore, pioppo bianco, pioppo nero, ontano, salice, ecc.
Le sue ‘radici’ sono da ricercare nella preistoria. Dopo l’invasione delle conifere dovuta alle grandi glaciazioni preistoriche la Terra si riscalda e nella grande pianura alluvionale compaiono le latifoglie, soprattutto querce. Si originano così ampie zone forestate alternate ad estese paludi. In epoca romana lo sfruttamento dei boschi per le esigenze belliche e navali dell’impero compromettono radicalmente la consistenza della foresta planiziale. Pochi lembi rimangono a testimonianza dell’antico paesaggio. Con la fine dell’Impero romano lo spopolamento delle città e delle campagne, i boschi anche in pianura riprendono vigore e si estendono sempre più. Le vicende successive dell’epoca moderna ne hanno considerevolmente ridotto la consistenza.
STORIA DEL QUARTIERE – Alla fine del secolo XIX il terreno agricolo nella zona di San Prospero era utilizzato per coltivazioni con filari di vite, con l’impianto tipico della piantata padana, alternate a seminativi e a prati. Vi erano estese zone di incolto boscato e il territorio urbanizzato era estremamente circoscritto.
All’inizio del XX Secolo la piantata padana caratterizza quasi completamente il territorio
agricolo. Scompaiono le zone a bosco e a incolto come pure diminuiscono gli alberi isolati e le siepi.
La meccanizzazione del lavoro agricolo porta radicali mutamenti: si estendono i seminativi a scapito dei prati e della piantata padana. Si assiste ad una semplificazione del paesaggio con una marcata presenza di monocoltura.
Le colture tradizionali hanno lasciato il posto a estese zone di seminativo monocolturale. Le superfici a prato stabile, vigneto, frutteto sono presenti unicamente intorno alle case rurali. Riappaiono zone incolte nelle aree prossime alla tangenziale, presenza che testimonia un recupero “naturalistico” dei territori abbandonati.