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Scuola: la Regione chiede al Governo di rivedere le politiche dei tagli


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La Conferenza Regione-Autonomie Locali della Regione Emilia-Romagna esprime forte preoccupazione per la riduzione del personale docente e ATA prevista per il prossimo anno nella scuola dell’Emilia-Romagna e chiede al Governo di riconsiderare le attuali politiche e di garantire le risorse di organico per consentire il corretto funzionamento del sistema scolastico e dare risposta alle aspettative delle famiglie e ai bisogni degli studenti.

Un ordine del giorno, presentato dall’assessore regionale alla Scuola Giovanni Sedioli, è stato approvato questa mattina dalla Conferenza, e dà mandato al presidente Errani di continuare a farsi interprete nelle sedi del confronto interistituzionale delle considerazioni e delle richieste del documento.

Il prossimo anno scolastico in Emilia-Romagna sono previsti 1.637 insegnanti in meno. “Parliamo di veri e propri tagli e non di razionalizzazione – ha spiegato l’assessore Sedioli – perché in questa regione la razionalizzazione è già stata effettuata e in questa situazione ridurre ulteriormente gli organici significa riduzione di efficacia e qualità del sistema scolastico”.
Le politiche adottate in Emilia-Romagna, si legge nel documento, hanno consentito al sistema scolastico regionale di raggiungere i livelli più alti negli indici dei rapporti alunni/classe, alunni/docenti e dei parametri di dimensionamento nel panorama nazionale.
I tagli arrivano mentre cresce la richiesta di un tempo scuola esteso, come dimostra la richiesta prevalente dei genitori di iscrivere i figli alla scuola primaria optando per le 30 o le 40 ore, due modelli organizzativi che raccolgono quasi l’unanimità dei consensi tra le famiglie emiliano-romagnole. Aumentano, inoltre, in ambito regionale le iscrizioni, con oltre 6 mila alunni in più rispetto allo scorso anno, cresce anche la presenza di giovani immigrati che richiedono particolari modalità di gestione della didattica per garantire loro una piena integrazione, mentre grande attenzione viene posta all’accompagnamento al successo formativo degli studenti disabili.

“Il problema non è solo quantitativo – ha continuato Sedioli – In Emilia Romagna, anche grazie all’impegno degli Enti Locali e della Regione è stato realizzato nel tempo un sistema scolastico di qualità, che fa perno anche sulla collaborazione con le autonomie scolastiche per l’efficacia dell’azione educativa e formativa, sostenendo le iniziative previste nei Piani dell’offerta formativa e contribuendo all’allargamento dei sistemi di relazione con il territorio. Sono stati fatti investimenti significativi, che hanno consentito di realizzare un sistema educativo e formativo solido, capillare e coerente rispetto ai fabbisogni. Il livello di benessere sociale ed economico è profondamente correlato alla qualità del sistema scolastico e formativo, e non dobbiamo indebolirlo ora, nel pieno di una crisi economica senza precedenti. Se vogliamo difendere i diritti di cittadinanza e preparare un futuro sicuro ai giovani, è più che mai strategico investire sul sapere e sulla risorsa umana”.
“Tra l’altro – ha sottolineato Sedioli – permane l’incertezza sul quadro normativo di riferimento, in particolar modo per quanto riguarda le scuole superiori: se al più presto non sarà determinata la riforma degli istituti superiori, le Regioni e gli Enti Locali non saranno in grado di svolgere per il prossimo anno la loro funzione di programmazione dell’offerta formativa”.

Il documento chiede inoltre al Governo di assicurare risorse adeguate alle autonomie scolastiche per consentire il normale funzionamento degli istituti e di riservare una speciale attenzione all’istruzione degli adulti, che registra una tendenza in aumento nelle iscrizioni. Al Governo viene altresì richiesto di garantire attenzione e risorse per le realtà scolastiche della montagna, che ancor più delle altre risentiranno dei tagli, mettendo a rischio il presidio sociale e culturale che le scuole rappresentano in tali realtà, e di individuare soluzioni adeguate rispetto al personale ATA. Importante anche affrontare la condizione di precarietà di una parte consistente del personale della scuola, che in conseguenza dei tagli verrà espulsa dal lavoro e che si troverà priva di ammortizzatori sociali.