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Reggio E.: l’assessore Sassi sui tagli al personale della scuola


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I tagli al personale della scuola promessi dai Ministri Tremonti e Gelmini si sono puntualmente avverati a livello nazionale e difficilmente avrebbe potuto essere altrimenti, dal momento che rientravano nei risparmi previsti dalla legge finanziaria.

Il movimento di protesta che, dell’anno scorso, ha interessato l’intero Paese e anche la nostra città ha evitato il peggio.
La massiccia richiesta delle 30 e 40 ore, da parte delle famiglie, oltre a bocciare nei fatti la proposta Gelmini delle 24 ore, ha consentito all’Ufficio Scolastico Provinciale di evitare, sulla scuola primaria, tagli ancora più drastici, che erano già stati previsti dal Ministero.
In città, quindi, avremo 15 docenti in meno dello scorso anno (da 583 a 568), con 4 classi in più, ma sarà possibile garantire le 30 ore a tutti e alcune nuove classi di tempo pieno.
Ciò comporterà inevitabilmente un aumento di alunni per classe e la minore disponibilità di insegnanti su progetti, riferiti ad esempio agli alunni di nazionalità non italiana. Inoltre, renderà di fatto difficoltoso avere momenti di compresenza, che sono peraltro vietati dalla legge 169/2008, anche se ciò contrasta con l’autonomia delle Istituzioni scolastiche, che va assolutamente rivendicata e attuata, rispetto all’utilizzazione degli organici.
Molto più consistenti risultano essere i tagli del personale ausiliario. Questo comporterà difficoltà relative alla sorveglianza, al pre e al post scuola, all’ausilio agli alunni diversamente abili e all’attività didattica degli stessi docenti.
Molti di coloro che sono precari, anche da diversi anni, saranno così definitivamente disoccupati. A questi va tutta la nostra solidarietà.
Tutto questo in una situazione che a Reggio Emilia è stata segnata dalla crescita della popolazione scolastica. Negli ultimi 5 anni, infatti, si è registrato un aumento di frequentanti del 17,4% nella scuola primaria e un aumento dell’11,1% nella scuola secondaria di primo grado, con un aumento complessivo di popolazione scolastica nella fascia 6-14 anni del 15%.
La situazione appare essere molto più tragica negli altri ordini di scuola, in particolare alle superiori, dove si assisterà all’accorpamento di diverse classi e ad una frammentazione delle cattedre che non potrà assolutamente garantire qualità dell’insegnamento.
È questo il modo in cui il Governo risponde alle classifiche dei paesi OCSE in cui l’Italia, sia a livello di diplomati che di laureati, è collocata nelle ultime posizioni, insieme ad alcuni paesi dell’est Europa.

Mentre gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e gli altri paesi sviluppati dell’Europa puntano ad uscire dalla crisi investendo sulla conoscenza e sulla formazione, l’Italia prevede sulla scuola tagli per 8 miliardi di euro nei prossimi 3 anni e di oltre 1 miliardo sull’Università.
Le scelte della nostra città si allineano invece a quelle dei paesi OCSE che sono in testa alle classifiche: 41% dei bambini nella fascia 0/3 anni frequentano un nido, oltre il 90% una scuola dell’infanzia; alcuni milioni di euro sono investiti in iniziative di qualificazione scolastica: educatori per gli alunni diversamente abili, progetti interculturali, educazione alimentare, introduzione delle nuove tecnologie, qualità architettonica e degli arredi scolastici.
Decine di milioni sono stati e saranno investiti nell’edilizia scolastica per rispondere alla crescita demografica, mentre lo Stato non ha previsto alcun finanziamento.
La scelta di investire nell’educazione fin dal secondo dopoguerra ha contribuito alla crescita economica e sociale della nostra città e ci ha reso punto di riferimento a livello internazionale per la fascia 0/6 anni.
Al Centro Internazionale “Loris Malaguzzi” partirà a settembre una sperimentazione tra scuola dell’infanzia comunale e scuola primaria statale, per valorizzare i 100 linguaggi dei bambini, gli atelieristi, la documentazione, la partecipazione delle famiglie anche negli altri ordini di scuola.
Il Comune di Reggio Emilia sarà in prima fila a sostegno del diritto all’istruzione e alla qualificazione del percorso formativo.

Iuna Sassi
(assessore scuola, università e giovani)