La storia tragica e amara del terrorismo e delle stragi va ricostruita, senza ombre e senza divisioni. E’ questo il ‘cuore’ dell’esortazione che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lancia dal Quirinale, nella giornata che celebra le vittime italiane delle stragi e del terrorismo, alla presenza dei rappresentanti del Parlamento e del governo e di tanti familiari delle vittime.
“Dobbiamo aver cura – raccomanda il capo dello Stato – che si rafforzino tutte le condizioni indispensabili per portare avanti e a compimento un giusto sforzo di ricomposizione storica”.Per Napolitano è ”importante che continui una riflessione collettiva, sullo stragismo come sul terrorismo, in uno sforzo costante per coltivare e onorare la memoria delle vittime”. Proprio questa Giornata della memoria “offre l’occasione per accumunare, nel rispetto e nell’omaggio che è loro dovuto, i familiari di tutte le vittime”, sottolinea rivolgendosi alle vedove di Luigi Calabresi e di Giuseppe Pinelli.
Partendo da questo presupposto, il presidente della Repubblica chiede “rispetto e omaggio per la figura di un innocente, Giuseppe Pinelli, che fu vittima due volte: prima di pesantissimi e infondati sospetti, poi di una improvvisa e assurda fine”.
Il capo dello Stato spiega il significato del gesto da lui compiuto, invitando per la prima volta alla celebrazione al Quirinale la vedova di Pinelli, Licia Rognini: “Qui non si riapre o si rimette in questione un processo, la cui conclusione porta il nome di un magistrato di indiscutibile scrupolo e indipendenza – precisa – qui si compie un gesto politico e istituzionale, si rompe il silenzio su una ferita non separabile da quella dei 17 che persero la vita a piazza Fontana e su un nome di cui va riaffermata e onorata la linearità, sottraendolo alla rimozione e all’oblio”.
E’ visibilmente commosso Napolitano, quando con voce rotta ringrazia la vedova Pinelli per aver accettato l’invito di venire al Quirinale con le sue figlie. Seduta nella stessa fila, a sole tre poltroncine di distanza, c’è anche Gemma Capra, la vedova del commissario Luigi Calabresi, ucciso in un agguato tre anni dopo la strage di piazza Fontana, perché ritenuto dai terroristi responsabile della morte di Pinelli, allora ingiustamente incriminato per l’atto stragista.Il presidente della Repubblica ribadisce l’importanza di “riuscire a guardare avanti, senza dimenticare quel che è accaduto ma superando ogni istintivo rancore”, anche se non si nasconde che si tratta di un’azione “difficile, penosa, dura”. Napolitano ripete il suo duplice invito: “Guardare avanti; ma senza mai dimenticare o rimuovere quel che è accaduto. Anche e soprattutto – spiega – per sventare ogni rischio che tornino i fantasmi del passato”.
A quarant’anni di distanza Napolitano ricorda la strage di piazza Fontana a Milano come ” l’avvio di una oscura ‘strategia della tensione’ ”.
Ricordarla, secondo il capo dello Stato, ”significa ricordare una lunga e tormentatissima vicenda di indagini e di processi, da cui non si è riusciti a far scaturire una esauriente verità giudiziaria”, sottolinea. Il fine della strategia ”venne indicato nella creazione di un clima di convulso allarme e di disorientamento e, quindi – continua -, in una destabilizzazione del sistema democratico, fino a creare le condizioni per una svolta autoritaria nella direzione del Paese” ma al tempo stesso “componenti non secondarie di quella trama, in particolare l’attività depistatoria di una parte degli apparati dello Stato, come la definì la commissione di inchiesta parlamentare, rimasero spesso non determinate sul piano dei profili di responsabilità, non solo individuali”.
Tuttavia Napolitano afferma con forza che “il nostro Stato democratico, proprio perché è sempre rimasto uno Stato democratico e in esso abbiamo sempre vissuto, non in un fantomatico ‘doppio Stato’, porta su di sé questo peso”. Infine, il presidente della Repubblica, pur non menzionando esplicitamente i casi di Marina Petrella e Cesare Battisti , ricorda come ”in tempi recenti” abbia dovuto mostrare ”attenzione e rigore, nell’esercizio delle mie funzioni, nei rapporti con i capi di Stato della Francia e del Brasile, per trattamenti incomprensibilmente indulgenti riservati a terroristi condannati per fatti di sangue e da lungo tempo sottratisi alla giustizia italiana”. Il Capo dello Stato, si rivolge indirettamente ai due presidenti francese e brasiliano: “Spero che la mia voce sia ascoltata, in spirito di amicizia, perché non si può scambiare l’eversione, l’attacco criminale allo Stato e alle persone, per manifestazione di dissenso o contestazione politica. Per quelle scelte, per quei comportamenti – conclude Napolitano -, non c’è giustificazione o attenuante possibile: nemmeno per chi l’abbia nel passato cercata nel clima e nei fatti dello stragismo”.
Fonte Adnkronos