Stasera alle ore 21 terzo appuntamento alla Gabella di via Roma a Reggio Emilia con il ciclo di incontri “Ma cos’è questa crisi”, la rassegna nata per confrontarsi sui temi dell’economia e della crisi economica. Questa settimana appuntamento con il prof. Bruno Amoroso attorno al tema “Persone e comunità. Reagire alla crisi”.
Bruno Amoroso è docente di Economia internazionale all’Università di Roskilde, presidente del Centro Studi Federico Caffè, preside della facoltà della Mondialità dell’Università del Bene Comune, co-direttore della rivista «InterCulture». Tra le sue pubblicazioni: Della globalizzazione (1996); L’Apartheid globale (1999); La stanza rossa. Riflessioni scandinave di Federico Caffè (2004).
Per le comunità, come per gli stati, la Mondialità ha avuto conseguenze diverse che sono analizzate mediante la rassegna delle nuove forme di organizzazione dell’economia mondiale (globalizzazione, universalizzazione, mondializzazione, internazionalizzazione). Dal consolidarsi di questi diversi indirizzi, e dall’affermarsi della globalizzazione capitalistica, sono nati nuovi terreni di confronto, di scontro e di polarizzazione tra stati e popoli, che riguardano soprattutto il tentativo dell’Occidente di mantenere il potere nei confronti del resto della popolazione mondiale. Al tempo stesso, il «risveglio» dell’Oriente sembra delinearsi come la dinamica permeante il pensare e l’agire occidentale. Il Mediterraneo è il centro di questo confronto-scontro – che è politico, culturale, religioso e militare – e dal cui esito può aver inizio un pacifico riequilibrarsi dei poteri tra Occidente e Oriente, oppure il protrarsi e l’acuirsi del conflitto, con conseguenze poco prevedibili per il futuro dell’umanità.
Il bene comune: «è costituito dall’insieme dei principi, delle istituzioni, dei mezzi e delle pratiche che la società si dà per garantire a tutti il diritto a una vita umanamente decente, assicurare un “vivere insieme” pacifico, conveniente e cooperativo tra tutti, conservare la sicurezza della propria “casa”, cioè la “sostenibilità” dell’ecosistema “locale” e globale; il tutto tenendo conto del diritto alla vita delle generazioni future». Il bene comune costituisce la base del benessere delle comunità, sul quale viene costruito il benessere associativo e il benessere personale.
Per ottenere il bene comune una società deve disporre di beni pubblici, da ridefinire oggi. Questi comprendono sia i beni necessari, sia i nuovi settori strategici per la vita delle comunità.
Ai beni pubblici mondiali appartengono: l’aria, l’acqua, la pace, lo spazio (sia extraterrestre che il sottosuolo), le foreste, il clima globale, la sicurezza, la stabilità finanziaria, l’energia, la conoscenza, l’informazione e la comunicazione.
Non si tratta di proporre su questi temi un semplice ritorno alle forme stataliste adottate agli inizi del secolo scorso, ma di criteri di proprietà e gestione pubblica basati su alti livelli di partecipazione, affidati alle comunità locali e alla società civile.