In apertura di seduta del Consiglio comunale, è stato ricordato oggi Ivano Barberini, figura di spicco del mondo cooperativo, scomparso il 6 maggio scorso. Il presidente Sofri ha affidato la commemorazione alle parole del
consigliere Claudio Merighi. I presenti hanno osservato infine un minuto di silenzio.
Intervento del Presidente Gruppo consiliare Partito Democratico, Claudio Merighi:
“Ivano Barberini è stato salutato in questi giorni con grande commozione e partecipazione dal suo mondo, quello della cooperazione, a cui ha dedicato la vita intera ricoprendo incarichi di grande responsabilità e dal mondo che noi amiamo chiamare della “politica”, e qui, richiamo solo i saluti fraterni giunti ai famigliari dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dalla Senatrice Rita Levi Montalcini.
Oggi vogliamo salutarlo dalla sala del Consiglio Comunale di Bologna; ringrazio la Presidenza che mi ha concesso il primo intervento e spero di poter rappresentare con queste mie parole il Consiglio intero.
Era un uomo forte di grandi idealità e di straordinario spessore etico.
Sotto il sole cocente della torre della Lega, dove venerdì si è tenuto il saluto ufficiale, si è richiamata la sua capacità costante di essere guida, traccia, solco. Lì si è detto di come di fronte alle esigenze quotidiane ed incontingibili che ogni impresa, anche quella cooperativa, deve risolvere per vivere, lui fosse sempre lì pronto a parlarti di Pace, di povertà.
Leggo dalla sua Lectio Magistralis del 14 ottobre 2008 in occasione del
conferimento Sigillum Magnum dell’Università di Bologna:
“Chi manifesta interesse verso l’impresa cooperativa e il suo sistema, al pari di chi vi lavora, ne apprezza l’impegno rivolto a conciliare i risultati imprenditoriali con le esigenze del contesto sociale: in
particolare la salvaguardia di un modello di società fondato sull’aiuto agli indigenti e sulla creazione di opportunità per le persone
svantaggiate, sulla lotta alla povertà e alla fame nel mondo, sulla tutela della salute e dell’ambiente, sul rispetto delle identità culturali e sulla dignità delle persone”.
Ivano Barberini è uno di quegli uomini che ti fermano e ti invitano ad alzare lo sguardo all’orizzonte di quelli che ti indicano la strada capaci di ricordarti da dove vieni e dove stai andando e non si stancano di
ricordartelo. Ancora dal suo discorso:
“In un mondo sempre più competitivo, scosso da una crisi globale senza precedenti, cresce la complessità dell’impresa cooperativa insieme alle
contraddizioni che deve gestire, la prima delle quali riguarda la relazione
tra finalità e mezzi. Nella impresa capitalistica il capitale è alla base della società; nell’impresa cooperativa il capitale è uno strumento al
servizio dei soci. La cooperativa nasce dalla convergenza dei bisogni – economici, sociali e culturali – e non dalla convergenza dei capitali”.
“Mantenere ben fermo il rapporto tra il fine costitutivo e il mezzo per realizzarlo rappresenta perciò la sfida più difficile per l’impresa cooperativa se vuole, come deve, sopravvivere non solo come “impresa” ma
anche come “cooperativa”.
Nessuna neutralità è concessa al mondo della cooperazione, esso non può perdere dal proprio orizzonte i fini costitutivi facendo prevalere il
“mezzo al fine”. Nessuna omologazione all’impresa capitalistica e non per avversità ideologica ma perché la mutualità, la cooperazione nata dalla convergenza di bisogni ha prodotto progresso umano, civile, giustizia,
equità e pace.
La lucidità e la semplicità del messaggio di Ivano mi ha impressionato e ora che lo rileggiamo lo sentiamo con noi ancora ad indicarci il tracciato. Un messaggio spesso lanciato verso le nuove generazioni ancora Ivano:
“Ovunque si afferma che i giovani non hanno memoria del passato mentre vivono il futuro come una minaccia e il presente come l’unica dimensione nella quale ottenere ogni cosa possibile. Il punto su cui porre l’accento è
che ai giovani di oggi non è data l’opportunità di elaborare progetti, di coltivare ideali e poter affermare una loro visione del mondo, non
necessariamente in sintonia con l’esistente.
E’ una situazione che determina una perdita secca di risorse vitali per il paese e un danno forse irrimediabile per il suo futuro”.
All’inizio di questo mio ricordo ho richiamato il saluto del suo mondo, quello cooperativo, e del mondo che noi amiamo chiamare ”politica”, l’ho
fatto sapendo dove volevo arrivare ed appositamente nell’argomentare ho
usato le parole di Ivano. Noi che facciamo questo mestiere da questi banchi o dagli scranni di più alto “rango” a volte pensiamo che tutto ruoti intorno a noi: una concezione tolemaica devastante incapace di riconoscere la politica dove essa sta: essa spesso non passa dai nostri banchi ed Ivano Barberini ne è stato un
grande interprete nella società.
Non esistono insomma due mondi o tre, ne esiste uno solo ,un grande mondo in cui Ivano con passione e tenacia ha lavorato per liberarlo dalla guerra, dalla fame dall’ingiustizia e renderlo migliore. E come disse Berlinguer lottare per cambiare questo mondo per metterlo al
servizio dell’uomo, della sua felicità, è un obiettivo che può riempire degnamente una vita”.