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Reggio E.: presentato il restauro della seicentesca Cappella Pernicelli


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Nell’ambito di Celeste galleria – mostra di opere d’arte dal barocco al contemporaneo in mostra in luoghi pubblici e privati di Reggio Emilia da oggi al 30 maggio – sono stati presentati ieri in anteprima alla stampa il restauro della seicentesca Cappella Pernicelli e l’installazione dell’opera contemporanea (2004) Bianca e volta di Franco Guerzoni, nella chiesa di San Giorgio. Stasera, invece, si è svolta sempre in San Giorgio la vernice della mostra, con gli artisti autori delle opere.

Il restauro della Cappella Pernicelli – diretto dall’architetto Elisa Pedroni dell’assessorato alla Città storica del Comune di Reggio ed eseguito dalla ditta Marmiroli srl con la supervisione della Sovrintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici – ha riportato allo splendore l’altare con un paliotto a fondo nero, decorato con finissimi marmi intarsiati che riproducono motivi vegetali e animali, recentemente attribuiti alla scuola dei Corbarelli, stimati intarsiatori di origine fiorentina attivi nella seconda metà del XVII secolo; le colonne corinzie, le statue in marmo bianco della Fede e della Religione; gli affreschi della volta attribuiti all’opera dei fratelli Bibbiena, in particolare a Francesco Galli Bibbiena. La Cappella Pernicelli è impreziosita dalla pala d’altare rappresenta “Sant’Ignazio e San Francesco Saverio in adorazione della Beata Vergine della Ghiara”, eseguita nel 1640 da Alessandro Tiarini. Al centro del frontone, in un’edicola marmorea, due tende si aprono lasciando intravedere lo stemma dipinto della Compagnia di Gesù: la chiesa di San Giorgio fu eretta e officiata dal Seicento all’Ottocento (unica interruzione quella coincidente con l’epoca rivoluzionaria e napoleonica, in cui la Compagnia fu soppressa) dai padri Gesuiti.
Alla presentazione erano presenti il sindaco Graziano Delrio, il vescovo ausiliare della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla Lorenzo Ghizzoni; l’assessore alla Città storica Mimmo Spadoni e monsignor Tiziano Ghirelli, direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali. Presenti anche lo stesso artista Guerzoni, il direttore d’Area e delle Biblioteche comunali, Maurizio Festanti; il dirigente dell’assessorato Città storica Massimo Magnani e la dirigente delle Istituzioni culturali del Comune, Elisabetta Farioli.
“Questo restauro – ha detto l’assessore Spadoni – è un’icona dello splendore di questa chiesa, un primo passo nel restauro interno, dopo il consolidamento strutturale e il restauro della facciata e del suo portale. E’ nelle intenzioni dell’Amministrazione comunale promuovere la massima partecipazione di finanziamenti privati per il completamento delle opere di restauro e consolidamento delle cappelle laterali della chiesa di San Giorgio, con interventi successivi”.
La chiesa di San Giorgio, ha ricordato Spadoni, è proprietà del Comune e, nell’ambito della gestione regolata da una convenzione tra l’ Amministrazione comunale e la Diocesi di Reggio, verrà restituita alla sua funzione storica di luogo di culto dopo 15 anni di chiusura.
Monsignor Ghirelli, apprezzando l’alta qualità del restauro, ha sottolineato come i lavori abbiano restituito i marmi, le colonne, gli stucchi dorati alla loro assoluta bellezza e armonia, paragonando le opere a quelle delle celebri chiese madri dei Gesuiti a Roma: il Gesù e Sant’Ignazio.
“In questo contesto, con il mio contributo contemporaneo – ha detto Franco Guerzoni – sono un ospite inquieto alla ricerca di un rapporto tra passato e presente, cioè tra il contemporaneo di tre secoli fa e il nostro contemporaneo. La Cappella Pernicelli evoca una grande e preziosa madrepora (celenterato con variegato scheletro calcareo simile a quello del corallo, ndr). La mia opera, Bianca e volta, è una sorta di double-face, un gong che evoca il segnale di un inizio. Tutto si lega nell’inizio della ricerca di un rapporto tra passato e contemporaneo, in cui emerge il filo conduttore dell’arte come sacro, perché tutta l’arte è frutto di meditazione, quindi è sacra. Apprezzo molto questo ritorno dell’arte contemporanea nei luoghi sacri, dopo un secolo, tra Ottocento e anni Cinquanta del Novecento, in cui l’arte contemporanea è stata lontana da questi luoghi”.

Il restauro della Cappella
Il restauro della Cappella, conclusosi nell’aprile 2009, ha permesso di riportare alla luce le originali dorature degli stucchi, di recuperare gli affreschi della cupola e del cupolino e di portare all’antico splendore gli apparati decorativi della preziosa ancona in marmo.
Le indagini, contestualmente al restauro del bene, sono state compiute fra novembre 2008 e gennaio 2009, richieste dal Comune di Reggio Emilia (Unità di Progetto Città Storica).
Al momento della raccolta dei campioni il dipinto murale della cupola presentava ampie lacune nella superficie pittorica originale, che mettevano in luce tracce del disegno preparatorio, inoltre si mostrava inquinata da materiali utilizzati nel corso di precedenti restauri.
La decorazione plastica si presentava in stato di notevole degrado.
La scelta dei punti di prelievo è stata orientata dalle specifiche necessità conoscitive imposte dal cantiere di restauro.
Il prelievo dalle superfici dipinte è stato eseguito in zone opportune della pellicola pittorica: bordo di lacune, cadute di colore, crepe, in zone alterate ma significative.
Le analisi hanno permesso di definire le caratteristiche dei pigmenti della pellicola pittorica (ossido di cobalto, ocra rossa, ocra gialla, biacca, nero vegetale), dei leganti (colla animale) nonché le stratigrafie di colore.
I campioni prelevati sulle dorature degli stucchi hanno rivelato l’applicazione di foglia d’ oro su uno strato a olio composto da biacca e ocra gialla di spessore variabile.
Il restauro è stato eseguito con la collaborazione del dottor Angelo Mazza, storico dell’arte presso la Sovrintendenza per il patrimonio storico, artistico e demoantropologico di Modena e Reggio Emilia. La ricerca storico-artistica è stata condotta dalla dottoressa Ilaria Campioli. Si devono al professor Vincenzo Gheroldi, docente di Storia e tecnica del restauro alla Scuola di specializzazione in Storia dell’arte dell’Università di Bologna, le osservazioni stratigrafiche, le indagini con la riflettografia infrarossa e con l’infrarosso falso colore, le documentazioni al microscopio ottico e gli allestimenti dei campioni destinati alle analisi; alla professoressa Antonietta Gallone del Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano, si devono le analisi stratigrafiche, chimiche e fisiche dei campioni.

Le decorazioni della Cappella Pernicelli
Le superfici della cappella Pernicelli sono ricoperte da ricche decorazioni pittoriche e da decorazioni plastiche in rilievo di stucco, munite di una vivace policromia in bianco e oro, che esibisce una ricca e composta articolazione di cartigli, festoni, puttini, volute ed angioletti, disposti secondo precisi allineamenti geometrici e secondo regole di simmetria.
Gli stucchi che circondano la base della cupola, sono copia di quelli presenti nella cappella Ruffini posta di fronte. Tutto l’apparato decorativo in stucco presente alla base delle due cupole è identico: i medesimi putti con le gambe accavallate seduti sulla cornice aggettante, le mensole a volute poste ai lati delle lunette, (nei pennacchi) e i cartigli in rilievo nella cornice del tamburo.
La cappella Pernicelli presenta una decorazione di tipo unitario e risulta essere una delle più raffinate della chiesa.
Le tele, non ancora restaurate, sono state sistemate nella cappella in occasione della sua apertura al pubblico. La pala d’altare rappresenta “Sant’Ignazio e San Francesco Saverio in adorazione della Beata Vergine della Ghiara” e venne eseguita nel 1640 da Alessandro Tiarini. In origine la pala del Tiarini era collocata nella cappella Ruffini (come riporta ancora l’incisione su marmo nero: “Deiparae Virgini SS.Ignatio Loyolae ac Francisco Xaverio Dic. MDCL.”), fu poi spostata nell’ancona della cappella Pernicelli quando, ricostituitosi l’ordine dei Gesuiti fu fatta realizzare da questi una Pala d’altare dedicata esclusivamente a Sant’Ignazio. In questa occasione la cappella Pernicelli verrà dedicata a San Francesco Saverio, mentre la Cappella Ruffini a Sant’Ignazio di Loyola. Le lunette poste sulle pareti laterali della cappella, in particolare stato di degrado, raffigurano: “Il miracolo della liberazione dell’indemoniato” e “La guarigione miracolosa della figlia del Duca di Lerma” operate da San Francesco Borgia; da uno studio recente è emerso infatti che la cappella in origine era dedicata a San Francesco Borgia.