Una nuova formula di governo dell’associazione a Legambiente Emilia Romagna scaturita dall’ultimo congresso e confermata dalla Direzione Regionale, dopo che Luigi Rambelli, presidente regionale dal ’93 aveva dichiarato in sede congressuale la sua intenzione di non ricandidarsi alla carica.
Il congresso si era concluso invece con la decisione unanime di confermare nella carica il presidente uscente e assumendo l’impegno di avviare un percorso idoneo per realizzare la successione in tempi brevi. La soluzione è stata quella della nomina di un Comitato di Presidenza che possa portare ad un nuovo gruppo dirigente ancora prima della prossima scadenza congressuale mettendo a frutto anche il metodo adottato nella preparazione collegiale del documento che ha costituito la base del Congresso. Oltre ai compiti del presidente – cui è assegnata la responsabilità del coordinamento e la rappresentanza di Legambiente sul territorio regionale sul piano legale sia in giudizio che nei confronti dei terzi – sono stati assegnati compiti specifici ai cinque componenti del Comitato di Presidenza al fine dell’”elaborazione e del coordinamento delle politiche e dei programmi di lavoro dell’associazione a livello regionale”.
A Laura Chiappa di Piacenza è stata affidata la conservazione e tutela degli ecosistemi; a Lorenzo Frattini di Parma l’innovazione per la sostenibilità; a Massimo Becchi di Reggio Emilia, la protezione civile, il servizio Civile e cittadinanza attiva; a Marzia Marchi di Ferrara, la prevenzione e protezione dal rischio industriale e urbano. Marco Sebastiano di Bologna, già nominato tesoriere dell’Associazione si occuperà anche di Organizzazione, Amministrazione e Progetti.
Il comitato di presidenza ha inoltre preso atto – e confermato per quanto di sua competenza –
2 incarichi in ambito nazionale: Massimo Becchi per protezione civile e servizio civile; Giuseppe Castelnuovo per la consulta del Po e confermato a Yuri Rambelli, la responsabilità della sede regionale, delle iniziative e campagne e del gruppo dei ragazzi in servizio civile.
Alla prossima riunione l’impegno per il Comitato di Presidenza, sarà quello di definire più in dettaglio i gli incarichi e predisporre i programmi di lavoro, completare il quadro delle responsabilità all’interno della Direzione Regionale con compiti specifici di carattere regionale.
Legambiente Emilia Romagna si avvia così ad affrontare la situazione piuttosto difficile che riguarda l’impegno del mondo variegato dell’associazionismo a livello nazionale e regionale, di fronte al contesto politico ed economico attuale. Contesto di crisi dal quale non è esente il modello di sviluppo politico/economico emiliano-romagnolo. Questo dato è testimoniato da una serie di vertenze ambientali regionali che riguardano il consumo di suolo, le politiche energetiche e le scelte in tema di mobilità e assetti urbani. Azioni che hanno dato vita ad una vera e propria disarticolazione delle scelte reali al di là delle dichiarazioni e degli impegni formali.
Queste le principali questioni al centro del documento e del dibattito congressuale che pongono il tema di un’azione regionale e locale più serrata. L’associazione con le sue denunce e le sue proposte esprime la volontà di rafforzare decisamente la sua funzione di interlocutore a tutto tondo, auspicando un rapporto più stretto tra momento regionale e circoli, e con le istituzioni dell’intero territorio emiliano-romagnolo. In questa direzione si muove la scelta posta al centro del documento politico approvato dal congresso che costituisce un obiettivo fondamentale del lavoro e dei programmi della nuova direzione regionale.