Un’agricoltura che ancora complessivamente tiene e che nel 2008 si attesta, per quanto riguarda la produzione lorda vendibile sui valori record del 2007, quando aveva toccato i 4 miliardi di euro. Ma, anche, un’agricoltura in cui non mancano i primi segnali di difficoltà, a partire dal calo dei redditi delle aziende agricole (-13% rispetto al 2007) dovuto in particolare all’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche, dei fertilizzanti e dei fitofarmaci.
E’ un quadro fatto di luci (positivi anche i risultati dell’export agroalimentare che è cresciuto del 10,8%, l’andamento dell’occupazione con un +2,6% e l’aumento della superficie media aziendale che è arrivata a sfiorare i 13 ettari), ma anche di ombre quello che emerge dal Rapporto 2008 sul sistema agroalimentare dell’Emilia-Romagna, promosso da Regione e Unioncamere e presentato a Bologna.
Nel 2009 le difficoltà sembrano destinate ad accentuarsi.
“Il 2009, se viene confermato l’andamento di questi primi mesi – ha avvertito l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni – rischia di essere un anno di sole ombre. E’ indispensabile mettere in campo interventi per frenare il crollo dei prezzi all’origine, che già oggi obbliga molte aziende a produrre sotto costo e che domani rischia di portarne molte alla chiusura”.
Tra i settori più in difficoltà quello lattiero-caseario, quello della carne suina, quello dei cereali, dello zucchero e del vino.
“Come Regione – ha spiegato Rabboni – stiamo facendo tutto quello che è nelle nostre possibilità: è di questi giorni il bando da 142 milioni di euro per i progetti di filiera, concentreremo sul 2009-2010 il grosso delle risorse del Piano di sviluppo rurale, abbiamo aumentato del 50% le risorse destinate ai Fondi di garanzia e del 40% quelle per la ricerca e l’innovazione. Tutto ciò tuttavia rischia di essere vano se non si mette un freno alla discesa dei prezzi agricoli”.
Per questo Rabboni si è rivolto direttamente al Ministro delle politiche agricole Luca Zaia: “E’ ora di passare dalle parole ai fatti – ha detto – e di mettere in campo azioni concrete”.
“L’Emilia-Romagna affronta la sfida della crisi con un patrimonio più ricco rispetto alla situazione dell’Italia, – ha aggiunto il vice presidente di Unioncamere Carlo Alberto Roncarati – ma sono necessarie risposte rapide ed incisive. In particolare, a livello nazionale, occorre favorire strategie in grado di arrestare la diminuzione dei redditi degli addetti, e scongiurare l’invecchiamento della popolazione agricola: in Italia solo il 3,5% degli imprenditori ha età inferiore a 35 anni e senza un’inversione di tendenza non c’è futuro”.
Le proposte della Regione al Governo. I dati del Rapporto nei principali settori
Queste le proposte che arrivano dalla Regione Emilia-Romagna al Governo: destinare una quota dei 147 milioni di euro all’anno assegnati per tre anni all’Italia dall’Ue per il sostegno alle produzioni di qualità per realizzare un’integrazione del prezzo all’origine di 2/3 centesimi al litro, sia del latte destinato all’alimentazione che di quello per la produzione dei formaggi Dop.
Dal medesimo fondo dovrebbero essere dirottate risorse per il sostegno al prezzo dello zucchero, un settore che oggi in Italia conta solo 4 zuccherifici di cui 2 in Emilia-Romagna.
Per il settore suinicolo, Rabboni rinnova la richiesta già avanzata anche dalla Conferenza delle Regioni “di estensione degli ammortizzatori sociali e di sospensione della contribuzione fiscale e previdenziale alle aziende in difficoltà per poi prevederne la successiva rateizzazione”, mentre per gli altri settori in crisi, a partire da quello dei cereali, la richiesta è di convocare subito tavoli nazionali per realizzare programmi di filiera che favoriscano le aggregazioni e che remunerino meglio le aziende agricole.
Per quanto riguarda i dati del Rapporto si registra un buon andamento della frutta con una Plv che cresce del 7%, positivo anche l’andamento del settore ortaggi con un + 2% dovuto soprattutto alle ottime performance del pomodoro da industria (+35,7%).
Più incerto invece l’andamento del comparto dei cereali che, a fronte del buon andamento delle rese, ha messo a segno un calo della Plv del 4,4%.
In calo del 19% anche il valore della produzione delle piante industriali (a partire dalla barbabietola) e del vino (-16%).
In riduzione, per quanto riguarda i bovini, sia il numero di capi allevati, sia il numero di allevamenti con una Plv che rispetto al 2007 è scesa del 3,7% per le carni bovine e del 4,1% per il latte.
Per il comparto dei suini, in cui nell’arco di 7 anni si sono perse quasi 3 mila aziende e tra il 2005 e il 2007 sono usciti dal mercato il 30% degli allevamenti, nel 2008 la Plv è risultata in crescita del 14%, però con un andamento dei prezzi estremamente variabile nel corso dell’anno: un inizio pessimo fino ad aprile, poi una crescita sensibile fino ad ottobre, arrivando a 1,60 euro al kg, per poi ridiscendere ai valori minimi attuali attorno all’euro al kg.
Il 2008 ha visto confermate anche le difficoltà per la filiera del Parmigiano-Reggiano con un anno di forte crisi e gravi conseguenze sull’intero comparto della produzione di latte: il numero di forme prodotte è diminuito del 2,14%, il latte prodotto del 3,7% e il relativo prezzo dello 0,5%.
Un valore che sembra lieve ma è invece assai negativo: le quotazioni del prezzo del latte da parmigiano-reggiano sono infatti ormai pari a quelle, in crescita, del latte alimentare ma con livelli di costo di produzione ben diversi. Per le aziende del comprensorio crescono le difficoltà al crescere del divario costi/ricavi.