Home Nazionale Meno fuoricorso, qualità in calo e più abbandoni

Meno fuoricorso, qualità in calo e più abbandoni


# ora in onda #
...............




Più lauree in corso ma meno studenti concludono il percorso universitario. In aumento i laureati, ma l’età media di chi prende il sudato ‘pezzo di carta’ non si è abbassata quasi per nulla. E’ un rapporto con luci e ombre quello presentato oggi dal direttore di Almalaurea Andrea Cammelli al ministro dell`Istruzione Mariastella Gelmini, sullo stato della riforma universitaria del ‘3+2’.

Dall’indagine emerge quindi che la regolarità nel concludere gli studi nella durata prevista dagli ordinamenti, che era a livelli ridottissimi (9,5 %), è più che quadruplicata ed è raggiunta oggi da quasi 40 laureati su cento. Tuttavia, se aumentano i laureati in corso, su un’intera generazione di giovani che si iscrive all’università solo una minima quota raggiunge il titolo nei tempi previsti. L’indagine di Almalaurea, rivela poi che è in crescita la frequenza alle lezioni anche in facoltà e percorsi di studio tradizionalmente poco seguiti. Conoscenze linguistiche ed informatiche quasi ovunque risultano in espansione. E’ comunque diffuso il dubbio che la qualità della preparazione si sia abbassata, soprattutto tra i laureati di primo livello. Ma è anche vero che misurare la qualità della formazione non è operazione semplice. Secondo il Consorzio Almalaurea, le possibili cause sono: l’ampliamento della popolazione che ha avuto accesso agli studi universitari; la minore preparazione di tanti giovani provenienti dalla scuola secondaria superiore; la contrazione delle ore per ogni insegnamento; la moltiplicazione dell’offerta formativa e dei corsi non sempre giustificata da reali esigenze e l’abolizione dell’obbligatorieta’ delle tesi. In Italia, in media, si registrano voti di laurea molto alti, con una media che arriva a 108,7 su 110 nei corsi specialistici. Considerata la preparazione media degli studenti universitari, questo dato rivela che in alcuni casi si rinuncia a fare una valutazione effettivamente basata sulla qualità e sul merito. Più della metà degli studenti prosegue gli studi dopo la triennale ma acquisiscono la specialistica solo quelli economicamente favoriti. Il 60% dei laureati di primo livello, infatti, prosegue gli studi acquisendo una laurea specialistica. Ma i laureati di primo livello che decidono di proseguire gli studi sono i giovani provenienti da ambienti familiari socialmente ed economicamente favoriti e quelli residenti in aree del Paese economicamente più arretrate. Nel primo anno, poi, abbandona quasi un quinto degli immatricolati. Cresce anche la tendenza a non allontanarsi da casa, a studiare nella sede più vicina quale che sia l’offerta formativa disponibile. A frenare la mobilità territoriale sono i costi, spesso insostenibili per le famiglie soprattutto dove mancano infrastrutture adeguate. A fronte di una scarsa capacità attrattiva delle università italiane verso i giovani degli altri Paesi, aumenta il numero dei connazionali che decidono di studiare all’estero.Aumentano i tirocini e gli stage fuori dall’ambiente universitario per gli studenti del nuovo ordinamento, mentre restano invece esperienze circoscritte fra i laureati pre-riforma. ”E’ per noi motivo d’orgoglio – ha affermato Cammelli, direttore di Almalaurea – presentare questi dati che fotografano meglio di ogni altra ricerca lo stato del 3+2 in Italia. Un quadro che presenta luci e ombre in cui non mancano alcuni dati positivi”. ”I dati – ha dichiarato il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Mariastella Gelmini – dimostrano che l’Università italiana ha bisogno di un profondo rinnovamento. Per questo è urgente una riforma che rilanci il sistema e la sua qualità. Credo sia indispensabile che le università pubblichino i risultati del loro lavoro e della loro didattica per poter misurare la competitività del sistema”.

Fonte: Adnkronos