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PAB. Parco culturale dell’Ariosto e del Boiardo, Corrado Bologna in “Storie di cavalieri innamorati e furiosi”


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cavalieriContinuano fino al 31 luglio gli appuntamenti con la letteratura cavalleresca e le gesta di eroi e paladini all’interno delle iniziative del PAB, Parco culturale dell’Ariosto e del Boiardo, progetto della Biennale del Paesaggio della Provincia di Reggio Emilia nei Comuni di Reggio Emilia, Scandiano, Canossa ed Albinea.

Venerdì 10 luglio alle ore 21.30, nella bellissima cornice del cortile della Rocca dei Boiardo a Scandiano, si terrà l’incontro con il Professore di Letteratura Italiana Corrado Bologna dal titolo “Storie di cavalieri innamorati e furiosi” che sarà intervallato dall’ascolto di brani tratti dal Don Chisciotte di Paisiello. La serata è ad ingresso gratuito, in caso di maltempo si terrà all’interno della Rocca.

“Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori…”: i protagonisti della cortesia e della cavalleria medioevale ci sono tutti, schierati in parata per un torneo, nel più celebre verso della letteratura cinquecentesca. Il Furioso si apre su un chiasmo, figura retorica dell’incrocio, dell’intreccio, del rimescolamento di carte: cioè della forma narrativa che l’Ariosto elegge per narrare tutte le storie cavalleresche del passato, del presente e del futuro. Il suo poema, come ha intuito genialmente Italo Calvino, non ha inizio e non ha fine, poiché si apre con una fanciulla in fuga, “protagonista di un poema rimasto incompiuto, che sta correndo per entrare in un poema appena incominciato”, e sembra non volersi concludere, debordando verso la Gerusalemme del Tasso e il Don Chisciotte di Cervantes. Ariosto mette in testa al primo verso le donne e lo chiude con gli amori, che faranno rima con Mori e con furori, tessendo fin dalla prima ottava, in una sintetica scheggia d’universo, tutta la storia del libro: i furori del paladino Orlando per la gelosia causata dagli amori della stupenda Angelica, principessa del Catai, venuta a distrarre Carlo Magno e i suoi eroi dalla terribile guerra contro i Mori. Il ponte dalle donne agli amori abbraccia, in un’arcata possente, le storie dei cavalieri e delle armi, ponendole in secondo piano rispetto al ruolo fondamentale che esse avevano avuto nelle chansons de geste della tradizione francese antica, diffusa anche nell’Italia settentrionale. E subito l’ago del narratore incomincia a trapuntare un immenso mantello istoriato di grande novità. Il furore di Orlando geloso, impazzito per il deluso e tradito amore, è talmente gigantesco, madornale, che dilaga nei secoli. Riemerge, come un impetuoso fiume carsico, nel 1605, novant’anni dopo il Furioso, con la follia dell’hidalgo spagnolo che, a forza di legger libri di cavalleria, e di immedesimarsi totalmente nel personaggio-Orlando crede di poter diventare a sua volta un cavaliere errante per pura imitazione, ripetendo le gesta dei paladini: “Quiero imitar al valiente don Roldán” proclama fiero Don Chisciotte. Per prudenza, però, la sua Dama se la inventa, identificandola in una contadinella belloccia e polposetta che subito ribattezza Dulcinea del Toboso: e resta insonne ore ed ore a pensare a lei, “per mettersi in regola con quel che aveva letto nei suoi libri, quando i cavalieri passavano molte notti senza dormire nelle foreste e nei luoghi deserti col pensiero fisso al ricordo delle loro dame”. Così, per lo meno, geloso Don Chisciotte non potrà diventarlo mai, giacché la vera Dulcinea, la “señora de sus pensamientos”, è tutta ideale, mentale, astratta in un cielo neoplatonico senza rapporto con la realtà, e l’ultimo cavaliere la sua follia potrà dedicarla tutta solo ai libri, che lo hanno fatto uscir di senno: Don Chisciotte, come ha genialmente intuito Michel Foucault, è “un lungo grafismo magro come una lettera, emerso direttamente dallo sbadiglio dei libri. L’intero suo essere non è che linguaggio, testo, fogli stampati, storia già trascritta”. La storia della cavalleria sembra non finire mai: un eroe genera l’altro, le figure si moltiplicano come in un gioco di specchi, scadendo dal tragico al comico, al grottesco, al parodistico. Di questa vicenda letteraria che lega l’Orlando del Boiardo e dell’Ariosto al Don Chisciotte di Cervantes, plasmando il modello culturale di una civiltà per generazioni di lettori in tutta Europa, Corrado Bologna offrirà un assaggio lasciando parlare i testi, scoprendone i segreti legami, facendo sentire l’eco lunga e profonda di una tradizione che coinvolge la letteratura l’arte figurativa, la musica, con alcune sorprese davvero straordinarie.