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Congresso Pd, si terrà l’11 ottobre. Oggi si chiude il tesseramento

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La direzione del Pd ha confermato all’unanimità che il congresso si terrà l’11 ottobre e inoltre, come già annunciato ieri, non è stata accolta la richiesta di Ignazio Marino di uno slittamento del tesseramento fino al 31 luglio. Il tesseramento si chiuderà oggi come previsto. ”Dispiace sia stata risolta burocraticamente la nostra richiesta”, dice Paola Concia che, insieme a Michele Meta, ha portato alla direzione del Pd la richiesta del rinvio del tesseramento avanzata da Marino. ”Non c’era nessuna vena polemica, era una richiesta avanzata non contro qualcuno ma semplicemente una proposta per permettere di tesserarsi al Pd i tanti che, dopo la candidatura di Marino, hanno ritenuto che fosse arrivato il momento di impegnarsi al congresso”, spiega Concia. Da parte sua, Ignazio Marino parlando a proposito del congresso e della sua candidatura alla segreteria del Pd dice che la sua discesa in campo è stata motivata perché quando ha visto “queste due squadre- spiega in un’intervista a EcoTvd – che si assemblavano intorno ai due leaders, certamente credibili, come Dario Franceschini e Pierluigi Bersani e un clima da Roma-Lazio o da Milan-Inter, più che un dibattito sui temi e le questioni che interessano veramente le persone, ho ritenuto opportuno cercare di dare il mio contributo perché si arrivi al congresso discutendo delle cose che importano alla gente”. Sulla candidatura di Beppe Grillo afferma: ”Se Grillo rispetta le regole io credo debba essere considerato alla pari di un qualsiasi altro cittadino”. Da cattolico praticante difende la laicità dello Stato e sulle coppie di fatto sostiene: ”Nel nostro paese la cultura dei diritti è arretrata, soprattutto a causa della politica che è incapace di affermare laicamente il principio della piena uguaglianza dei cittadini, come recita l’articolo 3 della nostra Costituzione. Le persone come Paola Binetti, che non credono che i diritti siano davvero diritti di tutti, per questo giro possiamo lasciarle fuori. Io ho un’idea del partito molto diversa da loro e sicuramente più democratica”. E conclude tornando sulla vicenda dello stupratore romano: ”E’ stata data una forma volutamente diversa alle mie affermazioni sulla vicenda, io mi riferivo ad una questione di legalità all’interno dei partiti e dei quali il Pd deve essere un esempio”Francesco Rutelli invece si sofferma sulla collocazione del Partito Democratico. “Se il Pd accetta di essere sistematicamente qualificato come ‘la sinistra’, più ancora che bollito è fritto”, scrive il presidente del Copasir su ‘Europa’. Paragona così il partito al “rospo che, accomodato nell’acqua che sale di temperatura “sta ritrovandosi cotto, quasi senza accorgersene”.Rutelli sottolinea che “il centrosinistra italiano aveva e ha bisogno di una forza guida. Non definibile in modo topografico” e “capace di superare la lunga stagione botanica sotto le cui fronde si era provato a digerire tardivamente la troppo a lungo irrisolta questione dell’eredità del Partito comunista italiano”. E per questo, prosegue, “abbiamo scelto due semplici. fondamentali, vere, impegnative parole: Partito democratico”. E anziché approfittare dell’opportunità di potersi definire “democratici” ora, argomenta Rutelli, “il nuovo partito non ha trovato di meglio invece che farsi catalogare in modo da soddisfare i desideri di Berlusconi che tenta da 15 anni di definire così la sua opposizione: ‘la sinistra’”. Per Rutelli il rischio “rospo fritto” per il Pd è serio e a tale “pietanza” va aggiunto “il residuo che non finisce mai, la nostalgia dell’immaginata ‘diversità’ della sinistra” ed ecco che “l’aspirazione a formare la futura maggioranza democratica del Paese si allontana profondamente”.

 

Fonte: Adnkrono