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Il ‘Premio Frignano a Ugo Cornia. Nizzi e Casale le migliori opere prime


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Progetto1:Layout 1È lo scrittore modenese Ugo Cornia, con il romanzo “Le storie di mia zia (e di altri parenti)”, pubblicato da Feltrinelli, il vincitore della quattordicesima edizione del Premio letterario “Frignano”, che ha inoltre segnalato ex aequo come migliore opera prima Claudio Nizzi con “L’epidemia (I peccatori di Borgo Torre)” edito da Mobydick e Giulio Casale con “Intanto corro” uscito per i tipi di Garzanti.

I premi – 5.000 al vincitore e 1.500 agli autori dei libri segnalati – saranno consegnati ai vincitori sabato 22 agosto nel corso di una cerimonia che si terrà a Pievepelago al Cinema Teatro Cabri alle 17 e 30.

La più prestigiosa manifestazione letteraria dell’Appennino modenese, nata esattamente 50 anni fa e che ha visto fra i fondatori il critico Carlo Bo, è organizzata dal Comune di Pievepelago in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, l’Accademia “Lo Scoltenna” e con il Patrocinio della Provincia di Modena. Anche quest’anno il Premio ha ottenuto il prestigioso riconoscimento del Presidente della Repubblica, la Medaglia per la Cultura.

La partecipazione al Premio era riservata a opere narrative di autori italiani viventi edite tra il maggio 2008 e il maggio 2009, che potevano essere presentate dagli autori stessi, da editori o proposte dalla giuria, di cui Arrigo Levi è presidente onorario. Gli altri componenti sono Franca Baldelli, Roberto Barbolini, Alberto Bertoni, Michelina Borsari, Stefano Calabrese e Giuseppe Pederiali.

Edizione dei record, quella che festeggia i 50 anni dalla fondazione del premio: alla giuria sono state mandate 82 opere da 47 case editrici. “Quest’anno c’erano proprio tutte – spiega Michelina Borsari, coordinatrice della giuria – dalle grandi come Garzanti, Longanesi, Mondadori, Feltrinelli alle medie come Pendragon, Moby Dick fino alle piccole provenienti da tutte le parti della penisola. Segno ormai della rilevenza nazionale raggiunta dal premio. Nella maggior parte dei casi si è trattato di opere di grande interesse e per questo ci preme segnalare oltre ai vincitori anche alcune altre autori come Alfredo Colitto con il romanzo “Cuore di ferro” (Piemme), Rita Charbonnier con “La strana giornata di Alexandre Dumas” (Piemme), Berto Gavioli con l’opera “Il leon d’oro” (Pendragon) e Martino Gozzi con “Giovani promesse” (Feltrinelli)”.

“C’è un elemento comune nei libri che abbiamo letto – continua la Borsari – un tratto che caratterizza gran parte della narrativa contemporanea: si tratta di opere che non appartengono più soltanto alla letteratura ma provengono da un immaginario multimediale. Danno spazio a contaminazioni fra le arti, mescolano tratti presi a prestito dai linguaggi propri del cinema, del teatro o della musica, creano un prodotto nuovo che rispecchia l’immaginario contemporaneo e ne raccoglie gli stimoli”.

“Il secondo elemento cruciale, che segna la fine della cifra stilistica della letteratura postmoderna, è la poderosa voglia di raccontare vicende, trame e storie che spesso sono racconti di racconti. Da una parte c’è il romanzo storico con il suo carico di ricerca di oggettività o quanto meno di verosimiglianza, dall’altra ci sono invece dei passati più recenti, colorati di tonalità nostalgiche, filtrati nell’autobiografia ma che attingono anche a una sorta di memoria comune, come se esistesse un grande orecchio che ascolta e che registra quello che c’era nell’aria prima che sia troppo tardi e tutto finisca nell’oblio”.

“Nell’opera del modenese Ugo Cornia – spiega ancora Michelina Borsari – ci sono cento racconti di famiglia che seguono l’arco di un secolo. Sono racconti “ri-raccontati”, passati di bocca in bocca e divenuti sempre più leggendari e immaginativi e su cui l’autore sembra inciampare tra un pensiero e un altro. Racconti che arrivano da un mondo intimo grazie a un flusso di memorie dal quale l’autore sembra trascrivere senza il filtro del pensiero, come se le parole fossero scritte solo ascoltando, direttamente trasposte dall’orecchio alla penna”.

“Le opere prime segnalate dalla giuria – conclude la Borsari – mettono in campo tutte le capacità che gli autori hanno acquisito nello loro precedenti esperienze artistiche. Claudio Nizzi, grande autore di Tex giunto al fumetto solo dopo aver attraversato il racconto, dimostra un’abilità rara nel reggere trama e intreccio e nel delineare in pochi tratti personaggi, manie e caricature. Nelle 18 brevi storie di Giulio Casale convergono lessici e forme di scrittura prese in prestito dai mondi della musica e del teatro che aiutano l’autore a cogliere gli istanti della vita dei personaggi: brevi flash illuminano un pezzo della loro esistenza e immediatamente dopo si spengono, senza più farci sapere nulla di loro. Lo stile cantautorale, le tecniche della scrittura teatrale mostrano come le diverse esperienze dell’autore finiscano per convergere in quello stile multimediale che sta caratterizzando la contemporaneità”.

Le storie di mia zia (e di altri parenti)

Profonda provincia modenese. Una multiforme famiglia – padre, madre, zii e zie, prozie, nonni, bisnonni e trisavoli – e gli strani personaggi che vi orbitano attorno – amici, miti locali, imbroglioni, inventori, grandi mangiatori, politicanti e chi più ne ha più ne metta. Ugo Cornia filtra i racconti orali dell’amata zia e scrive la spassosa saga di una famiglia strampalata che abbraccia oltre cent’anni di storie incredibili e leggendarie: le ultime gioie del trisnonno Bartolomeo Ferrari e l’odio viscerale per il nemico di sempre, la zia Maria che parla con il fratello morto da tempo; la fastidiosa omonimia del padre con un uomo scomparso qualche anno prima; il miracolo del brodo della zia Bruna; la zia Filomena e il poeta corteggiatore. Sono storie che aprono e chiudono su panorami più vasti (l’Italia, la provincia, il tempo che passa), storie che spigolano dentro la mente umana, dentro le nostre speranze e, con luminosa e sagace leggerezza, sanno essere innamorate della vita, della sua cialtroneria, della sua approssimazione.

Ugo Cornia è nato a Carpi il 6 luglio 1965 e vive a Modena. Laureato in filosofia a Bologna, insegna Lettere e Filosofia. Ha iniziato a scrivere frequentando prima Ermanno Cavazzoni all’Università di Bologna, poi Gianni Celati, Daniele Benati e Maurizio Salabelle della rivista “Il Semplice”, sulla quale ha pubblicato i primi racconti. Un altro suo racconto è stato pubblicato su “Diario”, quando era curato da Sandro Onofri. Prima di “Le storie di mia zia” ha pubblicato per Sellerio “Sulla felicità a oltranza” (1999), “Quasi amore” (2001), “Roma” (2004) e “Le pratiche del disgusto” (2007).

L’ epidemia (I peccatori di Borgo Torre)

Borgo Torre, estate anni Cinquanta: il confessionale di don Giuseppe non è mai stato cosi frequentato. Qual è il mistero che si nasconde dietro l’epidemia di lussuria che travolge le donne del paese? E perché qualcuno ha interesse a immortalare i giochi erotici tra Libero, imbianchino comunista, e la procace moglie del sindaco democristiano? Cosa nasconde la presenza di un improbabile nonché troppo giovane nipote al fianco della signora Adalgisa Nasi Botti, nobildonna e proprietaria terriera? E dove troverà, l’arciprete, i milioni necessari per rifare il tetto della chiesa e salvare i preziosi affreschi del Cavallini? Tra lettere anonime e chiacchiere al veleno ci scappa pure il morto, mentre i destini degli abitanti di un paese dell’Appennino tosco-emiliano si intrecciano al ritmo giocoso della farsa. Sulla scia dei romanzi di Piero Chiara, o quelli più recenti di Andrea Vitali, l’autore ci trascina – sorridendo – in un vortice di colpi di scena.

Claudio Nizzi, nato a Sétif il 9 settembre 1938, cresce a Fiumalbo ed esordisce agli inizi degli anni sessanta scrivendo novelle e poi fumetti sulle pagine dei settimanali per ragazzi “Il Vittorioso” e “Il Giornalino” per cui crea numerosi personaggi, tra cui il western Larry Yuma, l’avventuroso Capitan Erik (disegnato, tra gli altri, da Attilio Micheluzzi), lo scanzonato poliziesco Rosco & Sonny, Piccolo Dente e Nicoletta. Nel 1981 entra nella scuderia Bonelli, scrive su Mister No, quindi si dedica a Tex, di cui diventa principale soggettista e sceneggiatore con 140 storie. Nel 1988 crea la serie poliziesca Nick Raider e nel 2001 Leo Pulp.

Intanto Corro

Sono schegge di vita, immerse nella realtà oppure abbagliate dal sogno o dall’ossessione. Sono immagini e personaggi che si aprono alla narrazione, e ci invitano a riflettere sul nostro corpo, sul nostro rapporto con gli altri, sul tempo e sui luoghi, su quello che va oltre il nostro orizzonte, oltre i suoi limiti. Sono canzoni e sono poesia. Sono fulminanti esercitazioni filosofiche che partono dai particolari per esplorare il ricco panorama dell’esistenza. Sono la rivelazione di un attimo, che sconvolge il corso del tempo e può restituire senso a un destino intero. Intanto corro ci dice che, mentre la nostra esistenza continua a pulsare, anestetizzata dalle abitudini e dalle ossessioni, accade anche qualcos’altro, qualcosa di diverso e di importante, a volte abbagliante a volte oscuro, a cui dovremmo dare ascolto. Con questo libro Giulio Casale impone la sua voce e il suo punto di vista – o meglio, i punti di vista «sbilenchi» e tuttavia veri di molti suoi personaggi – in pagine intense ed emozionanti, con una prosa che accarezza e graffia, ferisce e consola.

Giulio Casale, nato a Treviso nel 1971, è attore, scrittore e cantautore. Negli anni Novanta è il leader del gruppo rock Estra. Nel 2000 pubblica il libro di poesie “Sullo zero”. Al disco omonimo che ne documenta il reading dal vivo vengono assegnati il Premio Mariposa (2002) e la Targa Premio Grinzane Cavour (2003). Nelle stagioni teatrali 2006/2008 propone nei teatri italiani “Polli di allevamento” di Giorgio Gaber, premiato nel 2007 come miglio atto di prosa con il Premio Enriquez. Ha elaborato drammaturgicamente i testi di Mario Capanna sul ’68 per lo spettacolo “Formidabili quegli anni”, da lui stesso interpretato. È traduttore dei testi di Jeff Buckley (Dark Angel, 2007).