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Riqualificazione territoriale, Ascom Modena: un errore escludere terziario e servizi dal concetto di “innovazione”


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direttore FURINIPrendendo spunto dalle ripetute dichiarazioni del Presidente della Amministrazione provinciale che insistono sulla necessità della “riqualificazione territoriale”, Ascom Confcommercio prende posizione. Secondo l’Associazione, anche gli strumenti di programmazione territoriale devono essere rivisti alla luce della profondità e dello spessore assunto dalla crisi economica. Si tratta di strumenti fondamentali per gli scenari che delineano e per le azioni positive che individuano: in questo momento occorre tengano conto delle conseguenze di una crisi che investe non solo il modo di produrre delle imprese, ma anche il modello di sviluppo del territorio.

Gli interrogativi conseguenti, richiedono risposte integrate e coerenti da parte di istituzioni ed imprenditori che operano sul mercato modenese. Questo perché rappresentiamo un tessuto di migliaia di piccole e medie imprese attualmente strette tra il ridimensionamento dei consumi e le difficoltà di accesso al credito.

Uno scenario che esprime l’urgente bisogno di “rinnovare l’esistente” piuttosto che di procedere nella vecchia logica della espansione sul territorio, considerato quasi come un bene infinito.

Ascom Confcommercio ritiene di essere parte integrante di questo processo in quanto le aziende rappresentate già contribuiscono ad una migliore qualità della vita, alla sicurezza ed alla vitalità degli spazi urbani. L’Associazione è dunque interessata a discutere nel merito della riqualificazione territoriale, che non può essere affidata solo alla discussione sulla “quantità” delle aree necessarie alla edilizia abitativa o di insediamento industriale.

Se riqualificare significa soprattutto “investire” sull’esistente piuttosto che puntare a nuove strutture, secondo Ascom Confcommercio, occorre procedere lungo, due direttrici: ridimensionare la programmazione commerciale all’interno della programmazione urbanistica; rivedere le previsioni di nuovi insediamenti per le medie e grandi superfici, aggiornando lo sviluppo quantitativo dell’offerta commerciale.

Non si tratta, tiene a precisare Ascom Confcommercio, di “immobilismo” difensivo, al contrario si rivendica dagli attori pubblici, una forte azione di sostegno affinché gli imprenditori commerciali divengano protagonisti attivi del processo generale di riqualificazione del territorio.

Secondo le Istituzioni, rimarca Ascom Confcommercio, “innovare” significa solo investire su produzione e manifatturiero, ignorando il commercio, il terziario e i servizi. È un errore. Anche i settori che rappresentiamo, dice Ascom, investono, per innovare, in organizzazione, formazione e ricerca.

Gli imprenditori commerciali e dei servizi producono sforzi per innovare e riposizionare l’offerta per competere sul mercato, Ascom Confcommercio chiede che, con le loro esigenze di sviluppo, entrino a pieno titolo nel progetto “Modena innova” promosso dal Comune di Modena insieme a Università e Democenter, rivolto ad imprese da 5 a 100 dipendenti.

Perché mai, si chiede Ascom, gli imprenditori del commercio dovrebbero restare fuori da un impegno di sostegno attivo rivolto a 100 imprenditori modenesi? Ascom Confcommercio chiede soprattutto coerenza affinché, alle affermazioni di principio, peraltro condivisibili, seguano i fatti, per evitare “due pesi e due misure” che di innovativo avrebbero ben poco.