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Locale di Bologna cancella concerto di Sizzla


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sizzlaAlla fine la pressione delle polemiche da parte di associazioni e mondo politico, unita alla preoccupazione per i recenti episodi di omofobia o per eventuali proteste, hanno avuto la meglio e i soci del Sottotetto, club alla periferia di Bologna, hanno deciso di annullare il concerto del cantante raggae Sizzla in programma il 12 novembre.

L’artista, considerato l’erede di Bob Marley ma famoso anche per alcuni testi che incitano a sparare a gay e lesbiche, nel 2007 ha firmato un accordo (il ‘Reggae compassionate statement’) in cui si impegna a non cantare più quei brani. “Ma per qualcuno quell’accordo non ha nessun valore” ha commentato amaro Claudio Ricci, uno dei soci del locale, aggiungendo: “Sappiamo che la sua tournee in Europa sta andando avanti regolarmente e che finora non ha eseguito i brani ‘incriminati'”.

Cionononostante il dietrofront. “Molte le cose che hanno influito nella decisione”, si è limitato a dire Ricci, affidando a una nota la spiegazione ufficiale del locale, che dal 2006 ha una convenzione con il Comune di Bologna, in scadenza a luglio 2010. “Visto l’allarme generale causato dall’annuncio del concerto di Sizzla al Sottotetto lanciato da molte associazioni – si legge nella nota – preso atto della preoccupazione che il caso ha suscitato nell’ambiente politico sia in campo etico che di ordine pubblico, alimentato da annunci di manifestazioni e proteste e sapendo che Bologna è la città simbolo per quel che riguarda certe forme di lotta contro le ingiustizie, in rispetto a questo e a chi, come noi, resiste contro ogni forma di sopraffazione, il Sottotetto SoundClub non ospiterà il concerto di Sizzla”.

 Precisato che le canzoni con testi omofobi e violenti sono da considerarsi “intollerabili e pericolosi”, il Sottotetto ha chiarito che sulla decisione di ospitare il concerto del giamaicano aveva inciso soprattutto “l’amore per un genere musicale che, come viene proposto da noi, diffonde vibrazioni positive e mai violente, nel rispetto di tutti e non certamente per soldi, come qualcuno ha insinuato”.