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Modena e la Giornata mondiale contro la violenza alle donne


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giornata_internazionale_contro_violenza_donneRicorre domani 25 novembre la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne indetta dall’ONU; nell’occasione trasmettiamo una lettera dell’assessore alle Pari opportunità del Comune di Modena, Marcella Nordi.

«Mentre l’affermazione dei diritti all’eguaglianza e il divieto di discriminazione sono parte integrante del sistema dei diritti umani sin dagli inizi, il tema della violenza contro le donne entra nel dibattito internazionale solo molto tardi – sostanzialmente negli ultimi dieci anni – e ancora oggi incontra resistenze e conflittualità. Certamente, il divieto di ogni atto di violenza è implicito in tutti i trattati internazionali sui diritti umani: basti pensare al diritto alla libertà e sicurezza della persona sancito dal Patto sui diritti civili e politici, al divieto di tortura e trattamenti inumani e degradanti, e a tutta l’impostazione della Convenzione CEDAW (Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne).

Per molto tempo, si è ritenuto che l’universalità dei diritti umani fosse un principio generale, ideale, e la sua realizzazione pratica, nel diritto internazionale, riguardasse solo l’azione diretta degli Stati in quanto tali. Il nodo generale e di fondo è quello relativo alla responsabilità degli Stati rispetto alle violazioni compiute da soggetti privati, non statali. E’ la concezione più tradizionale e antica dei diritti umani: quella ad esempio che considera prioritari, e direttamente rivendicabili di fronte ad un tribunale, solo i diritti politici e civili, mentre i diritti economici, sociali e culturali avrebbero un valore più che altro esortativo, ma non di giustiziabilità diretta. Come ricorda Savitri Goonesekere, nel saggio Il rispetto dei diritti come strumento fondamentale per realizzare l’eguaglianza fra i sessi, “I diritti civili e politici sono definiti ‘diritti forti’ che si possono far valere direttamente in tribunale e che impongono agli Stati doveri negativi di riconoscimento, tutela e non interferenza. Per contro, i diritti economici e sociali sono considerati ‘diritti deboli’, diritti che impongono agli Stati doveri positivi che possono essere meglio realizzati agendo gradualmente, tramite lo stanziamento di risorse e la pianificazione di interventi amministrativi, più che tramite le sentenze dei tribunali”.

Il documento più importante è la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, tuttavia nessuno degli strumenti internazionali adottati, né le risoluzioni, né i rapporti della relatrice speciale, e nemmeno la Dichiarazione contro la violenza e la Piattaforma di Pechino, ha valore giuridicamente vincolante; essa ribadisce:

“La violenza contro le donne va intesa come comprensiva di, ma non limitata a, quanto segue:

a. la violenza fisica, sessuale e psicologica che si verifica nella famiglia, in particolare maltrattamenti fisici, abusi sessuali nei confronti delle bambine nel contesto domestico, violenza correlata alla dote, stupro coniugale, mutilazioni dei genitali femminili ed altre pratiche tradizionali che recano danno alle donne, violenza da parte di persona diversa dal coniuge e violenza a fini di sfruttamento;

b. la violenza fisica, sessuale e psicologica che si verifica nella comunità, in particolare stupro, abusi sessuali, molestie sessuali e intimidazioni sul lavoro, negli istituti scolastici e altrove, tratta delle donne e prostituzione forzata;

c. la violenza fisica, sessuale e psicologica commessa o condonata dallo Stato, ovunque avvenga”.

Occorre ricordare anche queste forme di violenza:

– la preferenza per il figlio maschio, e la disuguaglianza fra bambini e bambine nell’accesso all’alimentazione, con tutte le sue conseguenze fisiche e psicologiche, fino a comportare, in alcuni casi, rischi per la vita stessa delle bambine;

– i matrimoni precoci, con il loro carico di violenza e sopraffazione;

– la pratica del “sati”, o rogo delle vedove, che sembrava dimenticata e invece ha conosciuto una ripresa;

– la pratica umiliante e spesso violenta dei test di verginità pre-matrimoniali;

– le minacce e le violenze contro le donne che non si conformano alle norme culturali tradizionali.

Inoltre, essa comprende anche la violenza domestica, gli stupri, il traffico di donne e bambine, l’induzione alla prostituzione e la violenza perpetrata in occasione dei conflitti armati, quali omicidi, stupri sistematici, schiavitù sessuale e maternità forzate. In questo genere di abusi rientrano inoltre i delitti d’onore, la violenza collegata alla dote, gli infanticidi femminili e la selezione prenatale del sesso a favore dei bambini di sesso maschile, le mutilazioni dell’apparato genitale femminile, e altre pratiche e tradizioni dannose. La violenza domestica, specialmente il maltrattamento delle mogli, è forse la forma di violenza nei confronti delle donne maggiormente diffusa. Nelle Nazioni nelle quali sono disponibili studi affidabili condotti su vasta scala sulla violenza sessuale, oltre il 20 per cento delle donne riferisce di aver subito abusi da parte degli uomini con i quali vivono. Fra le donne di età compresa fra i 15 e i 44 anni stupri e violenze domestiche portano alla perdita di un maggior numero di anni di vita sana.

Si stima che il traffico di donne e bambine, molto spesso per uno sfruttamento commerciale del sesso, produca un fatturato annuale che, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM), arriva fino a 8 miliardi di dollari. Gli enormi profitti che i responsabili traggono da queste attività, sempre più spesso legate al crimine organizzato, hanno trasformato questo commercio in una minaccia globale crescente. Fondamentale è parlare del problema, farlo conoscere, educare la società alla conoscenza ed al rispetto delle differenze di genere per eliminare discriminazioni e pregiudizi.

Il Comune di Modena da anni lavora per azzerare il problema delle discriminazioni e della violenza legata alla differenza di genere. Partecipa come Componente al Tavolo contro la violenza alle donne sorto nel 2006, assieme a Prefettura, Provincia, Forze dell’ordine, Ausl, Ufficio Scolastico Provinciale, Università di Modena e Reggio Emilia, vari Comuni, Organismi di parità, associazioni di volontariato. Esso costituisce un momento di raccordo per lavorare in modo coordinato su tutto il territorio. E già stato realizzato un protocollo operativo che vede tutti questi soggetti impegnati a dare una risposta univoca e concreta su tutto il territorio.

All’interno del progetto “DAPHNE” l’assessorato per le Pari opportunità del Comune di Modena ha eseguito studi ed approfondimenti sul fenomeno dello stalking analizzando la legislazione italiana e quella Europea. Attualmente Daphne continua con “PERSPECTIVE”, progetto ambizioso che trova anche una compartecipazione finanziaria della Comunità Europea, e vede coinvolti nei momenti di formazione 250 studenti modenesi di età compresa dai 14 ai 18 anni. Questi ragazzi saranno inseriti in una campagna di sensibilizzazione e formazione internazionale che coinvolgerà 1500 studenti provenienti da 6 paesi Europei e si concluderà a dicembre 2010. Perspective porterà anche alla stesura di linee guida sugli interventi educativi che saranno illustrate in un seminario europeo sul tema azioni di contrasto alla violenza di genere.

Con il progetto “IN RETE CONTRO LA VIOLENZA. Ricostruiamo la fiducia” l’assessorato per le Pari opportunità si è dato tra l’altro l’obiettivo di definire, ovvero mappare gli eventi sentinella della violenza di genere. Tale progetto utilizza un percorso formativo che si svolge nelle scuole secondarie superiori, relativo alla prevenzione degli episodi di violenza e all’approfondimento della cultura della differenza di genere. Si concluderà a marzo 2010 e per ora ha coinvolto oltre 200 studenti.

Altro intervento di sensibilizzazione contro la violenza alle donne portato avanti dall’Amministrazione comunale è la campagna divulgativa “Giù le mani” promossa, insieme ad altri partner, attraverso manifesti, locandine e cartoline distribuite in tutta la città e provincia.

Mi piace concludere questa lettera con le parole di Kofi Annan, “La violenza contro le donne è forse la violazione dei diritti umani più vergognosa. Essa non conosce confini né geografia, cultura o ricchezza. Fin tanto che continuerà, non potremo pretendere di aver compiuto dei reali progressi verso l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace”».

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Il 25 novembre ricorre la “Giornata internazionale contro la violenza alle donne”, per ricordare tutte le donne che sono state e che sono tuttora vittime di violenza. Al fine di onorare e ricordare tale data le operatrici della Polizia Municipale di Modena, in accordo con il comandante del Corpo e l’assessore alla Sicurezza, domani indosseranno un piccolo “nastrino” rosa sull’uniforme. Un segno di solidarietà nei confronti di coloro sono vittime di violenza – non solo donne, ma anche uomini, minori, stranieri e persone ritenute “diverse” – di aggressioni e di soprusi in genere, rammentando che il personale del Corpo è sempre disponibile ad intervenire in concomitanza di episodi di violenza materiale, morale, psichica e sessuale. La giornata venne istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ed invitava i governi, le organizzazioni in genere e i media a sensibilizzare le società sul tema della violenza di genere. Questa data è stata scelta perché ricorda l’uccisione delle tre sorelle Mirabal, che nel 1960 si opposero con il loro impegno politico al dittatore della Repubblica Domenicana.