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Indagine congiunturale su artigianato e piccola impresa in Emilia Romagna


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L’osservatorio congiunturale sulla piccola e la media impresa di Confartigianato Federimprese Emilia Romagna ha analizzato l’andamento dell’economia regionale nel secondo semestre del 2009 ed ha creato una proiezione dei possibili andamenti del prossimo semestre. Si tratta di dati raccolti attraverso un’indagine telefonica, svolta tra il 23 novembre e il 4 dicembre 2009, su 900 imprese dell’Emilia Romagna con meno di 20 dipendenti.

 

Il 2009 si è chiuso con ulteriori difficoltà per le imprese con tutti gli indicatori in terreno negativo, calano ancora produzione, domanda, fatturato, export ed investimenti. Ferrara, Reggio Emilia e Modena sembrano faticare più delle altre province, Forlì-Cesena e Piacenza hanno le maggiori possibilità di recupero nel 2010; mentre nei primi mesi del nuovo anno Bologna, Parma, Ravenna e Rimini presentano andamenti leggermente negativi.

Il quadro generale

Nella seconda parte del 2009 Confartigianato ha rilevato che le aziende emiliano-romagnole hanno fatto i conti con sensibili ridimensionamenti in termini di produzione/domanda, la flessione congiunturale è a -3,7%, su base annua la contrazione dei volumi produttivi è a -5,2%. Le previsioni per il primo semestre 2010 indicano una sostanziale stabilità dei volumi produttivi con circa due terzi delle imprese che non si aspettano particolari evoluzioni, per una variazione media attesa pari a -0,6%. La contrazione del fatturato si è attenuata rispetto ai primi mesi dell’anno attestandosi a -3,1%, in termini tendenziali si registra una flessione pari a -5,5%. Nel prossimo semestre si potrebbe registrare un nuovo leggero ridimensionamento dello 0,4%. Restano sostanzialmente fermi i prezzi dei fornitori (+0,7%), con solo un’azienda su 5 che li ha visti calare, inoltre otto intervistati su dieci prevedono un sostanziale equilibrio anche nel prossimo semestre. Per quanto riguarda l’occupazione continuano gli andamenti poco positivi già registrati nella precedente rilevazione e la necessità di ridurre i costi aziendali per fronteggiare la crisi continua a prevalere portando, in molti casi, ad un ridimensionamento degli organici aziendali. Nella seconda parte dell’anno si registra una contrazione del numero di addetti pari a -1,6%, in miglioramento rispetto al -3,1% del primo semestre; anche per la prima parte del 2010 si prevede una maggiore tendenza a licenziare piuttosto che ad assumere. Le difficoltà economiche delle aziende si ripercuotono anche sulla propensione agli investimenti, che si mantiene bassa nonostante un leggero incremento rispetto alla prima parte del 2009 (il 14,1% degli intervistati è propenso ad investire). Per il prossimo semestre la situazione appare ancora bloccata e fortemente condizionata dalle dinamiche economiche future: solo il 3,9% ha già programmato investimenti. Continua a calare anche il fatturato dell’export, che nel secondo semestre 2009 segna un -2,5% rispetto al semestre precedente ed un ben più pesante -6,7% rispetto allo stesso semestre del 2008. La situazione potrebbe tuttavia presto riportarsi su un trend positivo dato che per i primi mesi del 2010 si attende un progresso da parte degli addetti ai lavori con una possibilità di crescita del volume d’affari del 2,8%.

Artigianato e piccola impresa

Nell’artigianato le flessioni della produzione/domanda e del fatturato sono intorno al -3%, contrazioni più contenute rispetto a quelle registrate nel semestre precedente, ma che riflettono il protrarsi di una situazione economica ancora particolarmente difficile, mentre a livello occupazionale la flessione di addetti su base annua risulta più accentuata di quella congiunturale (-2,2% ). Per il prossimo semestre non si attendono segnali di ripresa nella produzione/domanda (-0,8%) e nel fatturato (-0,4%), c’è però qualche possibilità di recupero sul fronte occupazionale (+0,5%). La piccola impresa accusa ridimensionamenti superiori all’artigianato per quanto riguarda la produzione/domanda, il fatturato e l’occupazione (rispettivamente -4,2%, -3,2% e -2,0%). Particolarmente negative risultano le flessioni a livello tendenziale nella produzione/domanda e nel fatturato (intorno al 6%), a conferma della pesante battuta d’arresto che il comparto ha subito nel corso dell’ultimo anno. Le previsioni per il prossimo semestre sono meno negative rispetto a quelle dell’artigianato, con leggere flessioni nella produzione/domanda (-0,4%) e nel fatturato (-0,3%) e con un nuovo significativo ridimensionamento degli addetti impiegati (-2,5%).

I settori di attività

Il settore manifatturiero, secondo l’indagine congiunturale di Confartigianato, ha contenuto maggiormente le perdite per il volume d’affari (-1,8%), più ampia la contrazione di produzione e ordini (rispettivamente -4,4% e -3,4%), la perdita di posti di lavoro è a -1,4%. Per il prossimo semestre si prospetta qualche possibilità di recupero in quasi tutti gli indicatori economici con incrementi intorno al punto percentuale per produzione, fatturato e ordini; solo nell’occupazione si dovrebbe registrare ancora un segno negativo (-0,6%). Le aziende dell’alimentare dimostrano di avere le maggiori possibilità di sviluppo nel prossimo semestre; le imprese della meccanica e macchine e dei mobili e legno evidenziano andamenti negativi, ma per il prossimo semestre non si attendono nuovi significativi ridimensionamenti.; le aziende del tessile, abbigliamento, concia, della chimica, plastica, vetro carta, del metallo e prodotti in metallo e dell’elettrica ed elettronica evidenziano risultati negativi sia in termini congiunturali che previsionali. E’ proseguito il trend negativo delle aziende dell’edilizia con pesanti flessioni nella domanda e nel fatturato (rispettivamente -3% e -3,5%). Secondo gli addetti ai lavori nel prossimo semestre il settore potrebbe subire nuove contrazioni di domanda e fatturato (rispettivamente -2,1% e -1,5%), riflettendosi anche sulla dinamica occupazionale (-1%). Il settore dei servizi alle imprese evidenzia nel corso del secondo semestre 2009 contrazioni tra il 4% ed il 5% per quanto riguarda domanda e fatturato, mentre per il mercato del lavoro la contrazione di addetti è -3,3% rispetto al semestre precedente e -4,2% rispetto a fine 2008. Nel 2010 per la domanda si attende un incremento dell’1,2% e dello 0,6% per il volume d’affari, mentre resta negativa la dinamica occupazionale a -2,3%. Anche le aziende dei servizi alle persone hanno registrato nella seconda parte del 2009 andamenti negativi per domanda (-1,7%) e fatturato (-2,4%), in termini di addetti le perdite sono state intorno al 2,5%. Per il prossimo semestre si attende maggiore equilibrio per domanda (-0,2%) e fatturato (-0,3%), con possibilità di reinserimento di personale (+1,2%).

Performance provinciali

I risultati negativi del secondo semestre hanno caratterizzato tutte le province, ma la previsioni per i prossimi sei mesi consentono di cogliere alcune differenziazioni. Forlì-Cesena e Piacenza dimostrano di avere le maggiori possibilità di recupero nel 2010, mentre Bologna, Parma, Ravenna e Rimini presenteranno andamenti leggermente negativi in tutti in principali indicatori. Tra queste province, tuttavia, spicca Parma per la maggiore propensione ad investire, ed anche Rimini potrebbe confermare la buona vocazione ad investire. Ferrara, Reggio Emilia e Modena sembrano faticare più delle altre realtà provinciali a superare l’attuale fase di stallo economico e le previsioni del 2010 non sono positive dato che si attendono nuovi ridimensionamenti. Per Ferrara e Reggio Emilia, tuttavia, si potrebbe registrare un inversione di tendenza sul fronte occupazionale ed una maggiore propensione ad investire, almeno per le aziende ferraresi.

Bologna. Nel secondo semestre 2009 la provincia di Bologna evidenzia le difficoltà già riscontrate nel corso della prima parte dell’anno; i saldi di opinione sono ampiamente negativi per produzione/domanda (-49,6), fatturato (-50,5) e ordini (-39,4). La quota di aziende che hanno effettuato qualche tipo di investimento è invece aumentata attestandosi al 15,3%. I saldi tendenziali, che fanno riferimento al confronto con lo stesso periodo dello scorso anno, mostrano una situazione di crisi ancora più accentuata, in particolare in termini di occupazione (saldo -15,2). Per il prossimo semestre si dovrebbe registrare una minore tendenza di ridimensionamento nella produzione/domanda e nel fatturato, dato che i saldi di opinione si attesteranno, rispettivamente, a -8,8 e -9,4; mentre qualche recupero si potrebbe realizzare nel livello degli ordinativi e nell’occupazione (+5,3 e +2,1). Gli investimenti interesseranno il 9,2% delle aziende bolognesi.

Ferrara. Nel secondo semestre 2009 le imprese della provincia di Ferrara mostrano performance in linea con quelle delle precedenti rilevazioni. I saldi di opinione evidenziano valori negativi nella produzione/domanda (-57,4), nel fatturato (-55,5), negli ordini (-53,8) e nell’occupazione (-5). La percentuale di aziende investitrici continua ad essere bassa e si ferma al di sotto del 6%. I dati tendenziali evidenziano un andamento ancor più negativo del dato congiunturale a conferma delle evidenti difficoltà incontrate delle aziende ferraresi nell’ultimo periodo. Per il prossimo semestre sono attesi delle attenuazioni degli andamenti, con saldi che si aggirano intorno a -20 per quanto riguarda la produzione/domanda, il fatturato e gli ordini, mentre l’occupazione sarà sostanzialmente stabile (+0,5). La percentuale delle aziende investitrici potrebbe attestarsi al di sopra dell’11%, in virtù di una situazione meno negativa rispetto alla seconda parte del 2009.

Forlì-Cesena. Nel corso del secondo semestre 2009 i saldi di opinione relativi all’andamento della produzione/domanda, del fatturato e degli ordini risultano negativi (rispettivamente -44,6 -46,7 e -30,7) ed esprimono la notevole difficoltà incontrata dalle aziende in questa seconda parte dell’anno. Stabile la quota di imprese investitrici, mente l’occupazione viene ulteriormente rivista al ribasso (saldo -4,7). Le previsioni per i prossimi sei mesi sono positive e proiettano la provincia tra quelle con maggiori possibilità di sviluppo nel breve periodo: si ipotizza una crescita per produzione e fatturato (saldi entrambi a +7,7), gli ordini non dovrebbero subire variazioni, mentre nell’occupazione e negli investimenti si prevedono ancora tendenze in ribasso.

Modena. Nel secondo semestre del 2009 si evidenziano delle dinamiche negative nella provincia di Modena descritte da saldi di opinione fortemente negativi: produzione/domanda (-60,8), fatturato (-59,2) e ordini (-57,2). Nell’occupazione si registra invece un’inversione di tendenza (saldo +1,6) anche se a livello tendenziale il gap rispetto alla fine del 2008 non è stato ancora completamente colmato (saldo -3,4). Stabile rimane il livello degli investimenti, così come dovrebbe mantenersi inalterata la proporzione di investitori nella prima parte del 2010 (tra il 10% e l’11%). Nelle previsioni per il prossimo semestre traspare ancora un certo pessimismo: i saldi degli andamenti rimangono sempre negativi, ma di entità più contenute rispetto a quelli di fine anno. In maggior misura si dovrebbe riscontrare un innalzamento dei prezzi dei fornitori (saldo +15,0), mentre nell’occupazione è prevista qualche nuova uscita di personale (saldo 1,2).

Parma. Le imprese della provincia di Parma risentono pesantemente dell’attuale fase economica con saldi fortemente negativi (produzione/domanda -38,0, fatturato -37). Positivo rispetto allo scorso semestre è invece l’andamento degli ordini (saldo +10,4), mentre l’occupazione ha un saldo negativo (-4,3). Torna infine a crescere nel secondo semestre la percentuale delle aziende investitrici (+17,4%). Le dinamiche tendenziali evidenziano una situazione di forte negatività, anche più accentuata di quella sottolineata dalle dinamiche congiunturali per quanto riguarda la produzione/domanda, il fatturato e gli ordini. Anche nel primo semestre 2010 i saldi di opinione del fatturato, della produzione e dell’occupazione rimangono negativi, tuttavia rispetto ai valori congiunturali i saldi vengono ridimensionati. Per quanto riguarda gli ordini si prevede un nuovo possibile incremento mentre gli investimenti dovrebbero mantenersi in linea con il livello attuale.

Piacenza. Nella provincia di Piacenza, si registrano nella seconda parte del 2009 andamenti fortemente negativi in relazione alla produzione/domanda, al fatturato, agli ordini e all’occupazione (saldi rispettivamente a -62,6, -63,7, -53,8 e -11,8). Anche la percentuale di aziende investitrici si è rivelata modesta, attorno al 12%. In termini tendenziali i saldi negativi registrati confermano ancora una volta l’attuale situazione di difficoltà delle imprese della provincia. Per il prossimo semestre si prevede invece una situazione di maggiore equilibrio con qualche prospettiva di recupero in tutti gli indicatori economici, soprattutto nel livello di ordinativi (saldo +7,6) e con la conferma del livello degli investimenti registrato a fine anno (12,3%).

Ravenna. Le imprese della provincia di Ravenna non sono immuni dal quadro negativo registrato nel resto dell’Emilia Romagna, accusando nel secondo semestre 2009 pesanti ridimensionamenti nella produzione/domanda (-53,0), nel fatturato (-55,6) e negli ordini (-55,9). Quasi la totalità delle imprese non ha operato movimenti in entrata o in uscita per quanto riguarda gli organici aziendali e la percentuale di aziende che ha effettuato investimenti si è attestata al 12,3%. Per la prima parte del 2010 si attende una riduzione degli effetti della crisi con saldi di opinione negativi, ma in sostanziale equilibrio. In negativo spicca il dato sull’occupazione: -5,7, che evidenzia ancora qualche difficoltà da parte delle aziende ravennati ad assorbire nuova manodopera. La percentuale di aziende che effettueranno investimenti è in riduzione attestandosi sul 6,5%.

Reggio Emilia. Gli ultimi sei mesi del 2009 hanno evidenziato nella provincia di Reggio Emilia una ulteriore performance negativa in termini di saldo di opinione: la produzione/domanda è a -42,9, il fatturato a -39,2 gli ordini a -37,4 e l’occupazione a -1,6. La percentuale di aziende investitrici è al contrario in aumento e si attesta al 16,2%. Anche per il prossimo semestre la situazione continuerà ad essere critica, ma in misura più contenuta e qualche aspettativa positiva si ricava considerando la dinamica occupazionale (saldo +1,9). Un dato particolarmente negativo si rileva nella percentuale di aziende propense all’investimento, che cala ulteriormente dal momento che meno del 7% delle imprese reggiane ha dichiarato di voler investire.

Rimini. Le imprese della provincia di Rimini evidenziano valori negativi nella produzione/domanda (-32,8), nel fatturato (-31,2) e nel livello di ordinativi (-23,1), mentre per la dinamica occupazionale il saldo rimane positivo. Le previsioni per i primi mesi del 2010 esprimono una maggiore stabilità dei livelli, i saldi del fatturato e della produzione rimangono negativi seppure prossimi allo zero. L’occupazione rimarrà stabile, con saldo a +0,7. La percentuale di imprese investitrici potrebbe raggiungere il 18,5%.

La crisi colpisce soprattutto l’edilizia e i servizi alle imprese

Oltre a svolgere la consueta indagine sull’andamento congiunturale dell’economia regionale Confartigianato Emilia Romagna ha svolto un secondo focus specifico, dopo il primo realizzato a giugno, per capire come la recessione economica stia colpendo le aziende e quali siano le azioni che queste stanno mettendo in campo per reagire. L’indagine è stata svolta su 900 imprese tra il 23 novembre e il 4 dicembre. Le imprese con il maggior numero di dipendenti sembrano subire in misura più leggera la crisi economica (70%), mentre a soffrire di più sono le aziende con un organico tra i 6 e i 10 addetti (78%). Nel rapporto con il credito le imprese più piccole sembrano invece incontrare minori problemi, mentre tra le aziende con oltre 10 addetti quasi una su quattro ha registrato un maggiore irrigidimento degli istituti di credito nell’ultimo. Per i tempi medi di pagamento dei clienti sono le microimprese (fino a 2 addetti) a registrare nel corso del secondo semestre una minore dilazione dei pagamenti (37%), mentre per quanto riguarda gli insoluti sui crediti le aziende più strutturate sono quelle maggiormente esposte (il 38% ha riscontrato un aumento). La crisi economica investe indistintamente tutte le categorie economiche senza distinzione tra imprese artigiane e non. Nel complesso circa tre aziende su quattro accusano pesanti ripercussioni ed anche nel rapporto con il sistema del credito non emergono particolari differenzazioni, con circa un’azienda su cinque, sia artigiana che non, che ha riscontrato difficoltà di accesso al credito. Considerando l’evoluzione dei tempi medi di pagamento dei clienti le aziende artigiane hanno evidenziato in misura più consistente un aumento dei tempi di pagamento (42%) rispetto alle aziende non artigiane (37%) ed anche per quanto riguarda gli insoluti sui crediti nell’artigianato si è rilevato un aumento più consistente dei crediti inesigibili (30%).

Ripercussioni sull’attività aziendale

Il 35% delle imprese emiliano-romagnole risente in maniera rilevante del difficile momento congiunturale, al quale si aggiunge un 39% che dichiara di subire in misura abbastanza considerevole l’attuale fase di recessione economica. Tali difficoltà si estendono un po’ in tutte le categorie economiche, anche se nei servizi alla persona si rileva una situazione meno pesante rispetto agli altri comparti (69% ha dichiarato “molto/abbastanza”). Sull’altro fronte sono le aziende dei servizi alle imprese ad accusare le ripercussioni più ampie (83%), seguite a breve distanza dalle aziende del manifatturiero (oltre il 77%). La comparazione con il semestre precedente mette in evidenza come nell’edilizia si conferma la quota di imprese in forte difficoltà (circa 70%), mentre negli altri settori si è registrato un peggioramento della situazione economica; in generale il numero di imprese che subisce la crisi in misura consistente passa dal 70% del primo semestre al 74% dell’ultima rilevazione e tra i vari settori lo scarto maggiore, in senso negativo, si rileva nelle categorie dei servizi con un peggioramento superiore ai dieci punti percentuali sia per i servizi alle imprese che per i servizi alle persone.

Accesso al credito

Uno degli aspetti che la crisi economica ha maggiormente amplificato è la difficoltà di accesso al credito, conseguenza che deriva dalla maggiore rigidità delle banche a concedere finanziamenti e prestiti in seguito al “crac” finanziario delle principali borse mondiali avvenuto nella seconda parte del 2008. Su questo fronte, infatti, nonostante il 56% delle imprese intervistate non ha richiesto alcuna forma di finanziamento nell’ultimo periodo, un’azienda su cinque ha riscontrato maggiore difficoltà di accesso al credito e a circa il 7% di queste non è stato addirittura concesso il finanziamento richiesto. Sono le aziende dell’edilizia, ma soprattutto quelle dei servizi alle imprese quelle che hanno incontrato le maggiori difficoltà con percentuali rispettivamente pari a 22% e 24%, mentre le aziende manifatturiere e dei servizi alle persone sono “toccate” in misura meno rilevante da questo aspetto (entrambi al di sotto del 20%). Il confronto con il semestre precedente non evidenzia nel complesso una maggiore rigidità delle banche e degli istituti di credito, in entrambi i periodi, infatti, si rileva una percentuale analoga di imprese che hanno riscontrato difficoltà di accesso al credito (21% circa). A livello settoriale tuttavia si rileva una situazione maggiormente restrittiva per le aziende dell’edilizia (dal 19% di imprese che ha riscontrato difficoltà di accesso al credito nel primo semestre si passa al 22%) e dalla aziende dei servizi alle imprese (dal 19% al 24%), mentre in senso opposto si può rilevare un certo miglioramento per le aziende del manifatturiero (dal 25% del primo semestre al 19% del secondo). Le restrizioni applicate dalle banche si legano prevalentemente alla maggiore richiesta di garanzie (62%), che determinano spesso l’incremento degli iter burocratici (14%). In alcuni casi inoltre si è registrato un innalzamento dello spread e dei costi di servizio (13%), mentre marginali risultano i problemi legati alla richiesta di rientro da prestiti e fidi già in essere (6%) e alla mancanza di rinnovo del fido (2%).

Tempi di pagamento clienti, andamento crediti insoluti

Nel corso del secondo semestre 2009, in generale, il pagamento dei clienti avviene in media dopo due mesi e mezzo (75 giorni circa), ma tale indicazione varia in maniera sostanziale se si considerano i differenti settori di attività economica: si va dai 23 giorni per le imprese dei servizi alla persona ai circa tre mesi e mezzo delle aziende dell’edilizia. All’interno di questo intervallo si collocano poi le aziende manifatturiere (oltre 70 giorni) e le aziende dei servizi alle imprese (83 giorni). Rispetto al semestre precedente non si rilevano particolari differenziazioni nei tempi medi di pagamento dei clienti, eccetto i servizi alle imprese per cui dai 75 giorni registrati in media nel corso del primo semestre 2009 si arriva a fine anno ad un incremento di oltre una settimana. Rispetto al secondo semestre 2008 oltre il 40% delle imprese ha registrato un aumento dei tempi medi di pagamento dei clienti, mentre sono “mosche bianche” le aziende che invece hanno riscontrato una diminuzione (meno del 2%). Considerando i differenti settori di attività economica tre aziende su quattro dei servizi alle persone non hanno riscontrato particolari variazioni, mentre la quota rimanente (26%) ha rilevato un incremento di circa sette giorni. Negli altri settori di attività economica si registra un allungamento dei tempi di pagamento più consistente: 16 giorni per le imprese manifatturiere, 21 per quelle dell’edilizia e circa 19 per le aziende dei servizi alle imprese per un incremento medio generale di due settimane e mezzo. Il peggioramento della liquidità aziendale, oltre che essere determinato da un ritardo di pagamento dei clienti, deriva inoltre da un aumento dei crediti insoluti, che incidono in maniera sempre più rilevante sul bilancio aziendale. Sotto questo aspetto infatti, se è vero che circa il 70% degli intervistati hanno dichiarato una situazione invariata rispetto alla prima parte dell’anno, il 28% del campione ha registrato un incremento dei crediti non ancora riscossi, in particolare le aziende dell’edilizia (33%) e dei servizi alle imprese (30%). Valutando l’evoluzione del fenomeno da un semestre all’altro si registra una situazione di sostanziale stabilità in tutti i settori con una crescita sensibile delle proporzioni di imprese che rispetto alla precedente rilevazione hanno mantenuto pressoché invariata l’incidenza dei crediti insoluti sul fatturato complessivo e con qualche intervento di recupero nel manifatturiero e nei servizi alle imprese (rispettivamente il 2% e il 6% hanno ridotto l’incidenza dei crediti insoluti).

Dichiarazione del Presidente Regionale Marco Granelli

Abbiamo archiviato senza troppi rimpianti questo 2009, un anno difficile per artigiani e piccole imprese, che si è chiuso con ulteriori difficoltà per le imprese con tutti gli indicatori in terreno negativo. Mai come oggi la crisi è trasversale. Non riusciamo a fare un identikit delle aziende in difficoltà perché la contrazione di fatturati e ordini si è estesa pressoché a tutti i settori. La liquidità è certamente una delle emergenze più grandi per le nostre imprese, da un lato i pagamenti tardano arrivando a toccare i 150 giorni, dall’altro le banche lesinano quel credito che può dare ossigeno nei momenti più complicati. Ci aspettiamo un inizio di 2010 ancora complicato ma che gradualmente migliorerà, siamo però consapevoli che il sistema economico della regione sta subendo ridimensionamenti consistenti, soprattutto sul fronte occupazionale, servono quindi misure che consentano alle aziende di reagire.

Sul fronte del credito la Confartigianato dell’Emilia Romagna chiede che la Regione continui a sostenere, come già ha fatto in questi anni e come farà anche nel bilancio 2010, il sistema dei Confidi e che si moltiplichino gli sforzi per concludere accordi che avvicinino le esigenze di banche e imprese. Confidiamo pertanto che il patto per superare la crisi che abbiamo sottoscritto con la Regione possa, con il valido strumento degli ammortizzatori sociali, garantire, con il mantenimento dell’occupazione, la sopravvivenza delle nostre aziende, che sono il vero tessuto produttivo dell’Emilia Romagna.

Confartigianato Emilia Romagna ritiene che non sia più rinviabile la revisione degli studi di settore, uno strumento spesso punitivo per le nostre imprese, in questo caso ci rivolgiamo al Governo. Non vogliamo siano rivisti con una logica permissiva che favorisca i furbetti ma con una logica che non leda solo i piccoli, come invece accade ora. Chiediamo inoltre che il Governo accolga la proposta fatta da Confartigianato di agevolare, con sgravi fiscali, l’inserimento nel mondo dei lavoratori autonomi di tutte quelle persone espulse dall’industria a causa della crisi”.