A Bologna imperversa da mesi la polemica su Flavio Delbono (ex vicepresidente della Giunta Errani, oggi sindaco della città) relativa, parrebbe, a fondi pubblici utilizzati per spese private. Un fatto, qualora risultasse vero, estremamente grave: stiamo parlando di soldi pubblici derivanti dalle tasse dei cittadini.
A Reggio Emilia, alla fine degli anni ottanta, si verificò una caso analogo, seppur meno grave. L’allora vicesindaco del Comune, il socialista Giovanni Chierici, fu costretto alle dimissioni per uso improprio di una macchina del Comune, caso che passò poi alla storia come “Thema gate”.
Ecco che viene fuori la doppiezza della sinistra e i due pesi e le due misure: a Reggio il vicesindaco se ne tornava a casa senza fiatare mentre a Bologna il sindaco in carica parrebbe godere di una certa immunità, di “protezione incondizionata” da parte del partito. A Bologna, è giusto sottolinearlo, le accuse a Delbono vertono, tra le altre cose, sull’utilizzo di carte di credito pubbliche. Fatto gravissimo.
Gli uomini del Pd, i prodiani doc, pare non si possano toccare.
Non sarebbe corretto, in casa Pd, chiedere le dimissioni del Sindaco Flavio Delbono?
Perché Chierici sì e Delbono no?
Forse Chierici non era perfettamente allineato al credo del partito dominante, e per questo ha pagato.
Il PD non è certo famoso per la sua democrazia interna, chi non è allineato viene escluso o allontanato, spesso con la scusa dell’etica o della moralità, mentre chi spalleggia la rosa dei “prediletti” viene difeso a spada tratta, anche se indifendibile e colto con le mani nella marmellata.
Ai posteri l’ardua sentenza…
(Fabio Filippi, Candidato Pdl Elezioni regionali Emilia Romagna)