Iano (con 169 addetti), per il quale il piano iniziale dell’azienda prevedeva la chiusura, riapre domani con 1 forno e 60 lavoratori a rotazione dopo mesi di cassa integrazione a zero ore.
“La ripartenza dello stabilimento di IANO ha rappresentato e rappresenta l’elemento simbolo della difficile vertenza MARAZZI Group che ha però avuto al centro del confronto tra azienda e sindacato le strategie ed il piano industriale con cui l’intero gruppo (1850 addetti in Italia) intendeva affrontare la crisi della ceramica”.
Molto si è giocato su un punto: quali misure, risorse, piani per rilanciare la MARAZZI Group nel distretto ceramico di Sassuolo, Fiorano, Scandiano, Finale Emilia e per evitare che la riorganizzazione prendesse i caratteri di soli tagli e razionalizzazione ma fosse viceversa improntata al rilancio ed all’innovazione.
I punti dell’accordo hanno segnato un buon equilibrio in tal senso:
- un Piano Industriale e d’Investimenti (circa 96 milioni di Euro);
- garanzie occupazionali e sugli organici a regime, e nessun licenziamento ma ricorso alla CIGS ed alla Mobilità volontaria;
- impegni sugli Impiegati e per un potenziamento del Commerciale, Logistica e Magazzini in modo da rispondere alla necessità di innovazione e di Ricerca & Sviluppo che ha il gruppo e portarsi ai livelli di eccellenza di altri;
- certezza di continuità produttiva del sito di IANO e quindi valorizzazione del patrimonio industriale presente nel distretto.
Per IANO si è trovata una soluzione che non segnasse la chiusura di uno stabilimento tecnologicamente valido, su cui l’azienda ha investito di recente, con tutte le funzioni per produrre autonomamente e con professionalità valide. Ora va garantita la continuità produttiva lavorando anche per concretizzare eventuali proposte e progetti industriali anche di nuovi imprenditori sulla base di un progetto industriale che assicuri almeno 2 forni/linee produttive e un centinaio di occupati.
“Un accordo complessivo positivo che và però ora applicato e gestito, hanno detto i lavoratori nelle assemblee, con l’obiettivo di rilanciare uno dei più importanti gruppi della ceramica a livello mondiale. Il rilancio deve mettere al centro l’innovazione di prodotto, processo e tecnologica, con investimenti in ricerca su nuovi prodotti e nuovi settori di utilizzo del prodotto ceramico e con una politica commerciale maggiormente rivolta ai mercati di fascia medio alta (la Marazzi che produceva 50 milioni di m.q. di piastrelle, era ed è collocata prevalentemente nella fascia di prodotto di medio-basso prezzo, da cantiere). Bisogna investire su un Piano Straordinario e permanente di formazione per tutti i lavoratori”.
“Dalle assemblee svolte in tutti gli stabilimenti del gruppo è venuto l’apprezzamento per l’accordo raggiunto il 23 dicembre scorso al tavolo della Regione, ma anche la preoccupazione per una crisi che ormai da un anno e mezzo tocca il settore ed il distretto ceramico: occorrono misure forti a sostegno del comparto mentre l’assenza di qualsiasi politica anticrisi da parte del Governo sta mettendo a dura prova l’industria e le singole aziende che sono lasciate così sole. Non bastano infatti più i soli ammortizzatori sociali per attutire l’impatto occupazionale; se non si mettono in campo progetti, risorse, politiche industriali e di settore anche un distretto di eccellenza come quello ceramico rischia il futuro. Le parti sociali stanno mettendo del loro con anche enormi sacrifici, ma la politica, il Governo ed il sistema finanziario del paese (banche in primis) non possono continuare ad essere assenti”.
Giordano Giovannini (Segretario Generale FILCTEM-CGIL Emilia Romagna)