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Il 5 e il 6 marzo un convegno per i 50 anni della Cardiologia del Maggiore

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La Cardiologia dell’Ospedale Maggiore di Bologna compie 50 anni. Una lunga storia, avviata nella sede del collegio San Leonardo e proseguita, a partire dal 1963, nell’Ospedale Maggiore appena ricostruito. 50 anni della cardiologia del Maggiore non sono solo l’età di una unità operativa, ma coincidono con la storia e la evoluzione della cardiologia a Bologna e in Italia, nel segno della innovazione e di una prodigiosa riduzione della mortalità intraospedaliera per infarto calata dal 30% al 6% dal 1960 ad oggi.

Nel 1976, grazie alla realizzazione della Unità Coronarica dell’Ospedale Maggiore e alla introduzione del defibrillatore, la mortalità in ospedale per infarto diminuisce dal 30 al 13%. Con il defibrillatore, infatti, si azzerano le cosiddette “morti elettriche”, cioè quelle legate agli effetti della fibrillazione ventricolare. A partire dal 1990, poi, la mortalità per infarto si riduce ancora, questa volta all’8%, con l’avvio della trombolisi, che libera la coronaria occlusa. Dal 2003, infine, con l’introduzione dell’angioplastica primaria, la tecnica di intervento sulle coronarie evolve ulteriormente, abbattendo la mortalità in ospedale per infarto fino al 6% di oggi, un risultato tra i migliori a livello nazionale.

Per festeggiare il compleanno, il 5 e il 6 marzo, presso l’Aula Magna Santa Lucia e il Royal Hotel Carlton di Bologna, si terrà il convegno Back to the future, con la partecipazione di oltre 500 professionisti, tra medici e infermieri, oltre che cittadini che in questi anni hanno vissuto l’esperienza di un ricovero presso la Cardiologia del Maggiore. Tra i relatori, provenienti dalle realtà cardiologiche italiane più avanzate, anche Maria Rosa Costanzo, docente alla Midwest University di Chicago ed esperta di scompenso cardiaco acuto di livello internazionale. Al convegno parteciperanno anche Francesco Ripa di Meana, direttore generale dell’Azienda Usl di Bologna e Giovanni Bissoni, Assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna.

La cerimonia inaugurale avrà luogo venerdì 5 marzo, alle ore 14.00, a Bologna, presso l’Aula Magna Santa Lucia, in via Castiglione 36.

Back to the future farà il punto sulle prospettive delle Unità di Terapia Intensiva Coronarica, sul trattamento dell’infarto attraverso l’angioplastica e sull’ablazione delle aritmie, eccellenze riconosciute della Cardiologia dell’Ospedale Maggiore. Il convegno sarà anche l’occasione per raccontare la storia dei protagonisti della cardiologia bolognese, e il suo ruolo nella realtà cittadina.

“Siamo molto contenti dei risultati del nostro lavoro, soprattutto se guardiamo ai dati relativi alla riduzione della mortalità per infarto”. Così Giuseppe Di Pasquale, direttore della Cardiologia del Maggiore. “Anche il livello elevato di gradimento da parte dei cittadini è per noi motivo di grande soddisfazione. Una tappa ulteriore della nostra evoluzione è la rete cardiologica interospedaliera, che ha portato l’Unità Coronarica del Maggiore a diventare il riferimento operativo non solo del proprio Pronto Soccorso, ma di tutti gli ospedali della Provincia.”

“La costruzione della rete cardiologica, il rafforzamento della integrazione con i cardiologi del territorio, le iniziative in cantiere con i Medici di Medicina Generale per il potenziamento della continuità assistenziale rappresentano i tratti distintivi del lavoro di oggi” – commenta Francesco Ripa di Meana, direttore generale della Azienda USL di Bologna. “Vogliamo migliorare ulteriormente la qualità dei nostri percorsi assistenziali – prosegue Ripa di Meana – e far sì che la Cardiologia del Maggiore sia, e venga percepita, non solo come un centro di eccellenza all’interno dell’Ospedale, ma come una realtà aperta al territorio e alle diverse componenti della rete cardiologica provinciale.”

La Cardiologia dell’Ospedale Maggiore

Nel corso del 2009 la Cardiologia dell’Ospedale Maggiore ha effettuato 2.000 ricoveri in regime ordinario e 250 in day hospital, 1.900 coronarografie e 950 angioplastiche coronariche, 195 ablazioni, 290 impianti di pacemaker e 55 di defibrillatori, 78.000 prestazioni ambulatoriali.

Sono più di 600 le persone con infarto e sindromi coronariche acute ricoverate ogni anno presso l’Unità Coronarica del Maggiore, uno dei volumi di attività più alti tra le UTIC italiane. Il 70% dei pazienti con infarto, oggi, accede al Maggiore da tutta la Provincia attraverso il 118, un dato eccezionale se confrontato con la media nazionale (30%). La metà di questi salta il passaggio nelle strutture di Pronto Soccorso e arriva direttamente in UTIC e ciò rende ancora più tempestivo ed efficace l’intervento. Grazie a ciò e alla disponibilità dell’angioplastica coronarica 24 ore su 24, la mortalità per infarto al Maggiore si è ridotta al 6%.

La Cardiologia del Maggiore è tra le prime in Italia anche per numero di trattamenti delle aritmie cardiache con ablazione trans-catetere (oltre 1.900 le ablazioni eseguite finora). Il Centro Aritmologico dell’Ospedale Maggiore ha assunto nel corso degli ultimi 15 anni un ruolo di riferimento nazionale distinguendosi non solo per l’elevato numero di interventi eseguiti, ma soprattutto per l’alto grado di complessità della casistica. Ragioni per le quali la Cardiologia del Maggiore richiama pazienti da tutta Italia (il 30% dei trattamenti).

Nel 2009 la Cardiologia del Maggiore è stata Centro coordinatore per l’Italia della sperimentazione clinica di un nuovo farmaco anticoagulante che dal prossimo anno, dal momento in cui sarà introdotto in commercio, rivoluzionerà il trattamento della fibrillazione atriale, una delle più comuni aritmie cardiache che interessa oltre il 5% della popolazione di età superiore a 70 anni.

La UTIC dell’Ospedale Maggiore, un riferimento della Rete Cardiologica Provinciale

Le cardiologie e i laboratori di emodinamica dell’Ospedale Maggiore e del Policlinico S.Orsola-Malpighi, di tutti gli ospedali della provincia e il 118 lavorano in rete. Un modello organizzativo incentrato su due centri hub, Ospedale Maggiore e Policlinico S. Orsola-Malpighi, che consente di prestare le migliori cure nel tempo più breve, grazie allo stretto collegamento tra ospedali e 118. Il tempo medio di intervento del 118 a Bologna è di 8 minuti. In caso di sospetto infarto il tracciato elettrocardiografico è trasmesso dall’ambulanza direttamente all’unità coronarica dei due centri hub, con invio del paziente a quello più vicino. Grazie a questo modello è stato possibile assicurare la riapertura dell’arteria coinvolta in più dell’80% degli infartuati.