Seneca scriveva che “Tutta l’arte è imitazione della natura”. Cosa accade, quindi, quando l’arte figurativa deve descrivere la malattia? Dell’incontro tra questi mondi apparentemente così lontani si parlerà l’11 marzo 2010, dalle 13,30 alle 15,00 nell’Aula Magna del Centro Didattico Interdipartimentale della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (Modena, via del Pozzo 71). Relatore sarà il prof. Corrado Lavini, chirurgo toracico dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria Policlinico di Modena che ha recentemente pubblicato il volume “Medicina e arti figurative: due mondi affascinanti, un rapporto profondo e complesso” .
A differenza di altre monografie sull’argomento, il libro si concentra soprattutto sulla rappresentazione artistica dei temi medici e dei luoghi di cura, costituendo così un interessante percorso di storia della medicina. Per questo motivo il libro viene presentato nell’ambito del programma Journal Club: la gestione in pillole 2010 , con lo scopo di mettere in comune le informazioni di carattere gestionale, organizzativo e tecnico-scientifico che riguardano l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, che vedranno il coinvolgimento diretto della stessa direzione aziendale.
Nato a Castelnuovo Rangone, classe 1953, Corrado Lavini dal 1983 lavora in Chirurgia Toracica al Policlinico di Modena. All’attività di chirurgo – che si evidenzia in 130 pubblicazioni e 3 monografie – ha sempre affiancato quella per l’arte e per la storia della medicina. “In questo volume ho unito le due passioni della mia vita. Dedico questo lavoro ai medici, professionisti e studenti, ai cultori dell’arte ma anche a tutti coloro che sono affascinati dall’intreccio di questi due mondi”. Ha commentato Corrado Lavini.
Nel volume vediamo raccontata la storia della medicina dai santi della salute (come Sant’Apollonia invocata contro il mal di denti, Santa Lucia protettrice della vista) ai primi medici-sacerdoti, sino alla laicizzazione rinascimentale; si parla dell’evoluzione delle cure dai clisteri e salassi fino ai primi studi scientifici sul paziente che si intrecciano con i tentativi degli artisti del Rinascimento di comprendere la “macchina uomo” attraverso pratiche allora vietate come la dissezione dei cadaveri. Da qui si è poi giunti agli interventi chirurgici complessi dell’Ottocento, antesignani delle attuali tecniche operatorie. Un ampio spazio è dedicato al come la malattia ha inciso su alcuni artisti (come l’emicrania di de Chirico, i problemi di vista di Claude Monet, le psicosi di Vincent Van Gogh), condizionandone sia in senso positivo sia negativo la loro azione. Non mancano, infine, i medici artisti (come Berengario da Carpi, Alberto Burri e Carlo Levi) e l’Arteterapia, un recente approccio metodologico risalente agli anni Quaranta del Novecento, che mira a sviluppare un percorso creativo spontaneo che consenta ai pazienti di elaborare ed esprimere il proprio vissuto e le proprie sofferenze.
Tra i numerosi maestri dell’arte mondiale nel libro è citato anche il pavullese Gino Covili con due opere tratte dal ciclo Gli esclusi dipinto dall’artista per descrivere la condizione dei pazienti reclusi nel Centro Psichiatrico di Gaiato tra il 1973-1977.