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Bologna: scuola pubblica, il Consiglio provinciale approva odg contro i tagli


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“Profonda preoccupazione per lo stato in cui versa la scuola pubblica nella provincia di Bologna in seguito alla scelte legislative e gestionali del Governo” è stata condivisa nella seduta di ieri dal Consiglio provinciale di Bologna, che ha approvato con 18 favorevoli (Pd,Idv,Pdci-Prc) e 3 contrari (Pdl, Lega) un ordine del giorno presentato da Nara Rebecchi (Pd), Fabio Tartarini (Idv) e Giovanni Venturi (Pdci-Prc).

Il documento sottolinea l’entità dei tagli effettuati (8 miliardi di euro, oltre 87mila organici fra i docenti e 445 mila fra il personale ATA) e di quelli previsti per il 2010-2011 (25 mila docenti delle superiori e 13 milamaestri) che, uniti alla soppressione delle compresenzecancellano “di fatto, ogni modello educativo, sia il tempo pieno, sia il modulo, che avevano fatto la qualità del nostro sistema scolastico”. “Nella scuola superiore – prosegue il testo –quella che la Gelmini definisce una riforma epocale, è solo un taglio epocale”.

Si sottolinea, inoltre, come la concreta irreversibilità della scelta compiuta a 13 anni e la possibilità di assolvere l’ultimo anno di obbligoscolastico anche in percorsi di apprendistato favoriscano la dispersione scolastica e allontanino l’Italia “dai livelli d’istruzione previsti dal trattato di Lisbona” annullando “l’importante conquista dell’innalzamento dell’obbligo scolastico fino a 16 anni.” Infine, il documento evidenzia che il tetto del 30% all’accesso degli alunni stranieri nelle classi non esista in nessun altro paese europeo.

Il Consiglio provinciale chiede pertanto al ministro Gelmini “di ridarealla scuola primaria le ore di compresenza, riassegnare il distacco degli insegnanti che supportavano negli istituti l’alfabetizzazione, e restituire alle scuole i rimborsi dovuti per metterle in grado di funzionare”.

L’ordine del giorno chiede anche al Governo “un vero impegno, investimentie personale adeguato, programmi e ordinamenti confacenti, perché più scuola di qualità significa più educazione, più cultura e più ragazzi preparati alle esigenze del mondo del lavoro e delle aziende; anche così –conclude ildocumento- “si aiuta il nostro Paese a uscire dalla crisi che l’attanaglia”.