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Scuola Modena: le linee guida che la Provincia ha applicato


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Gradualità nell’applicazione della riforma della scuola superiore, applicando per il prossimo anno scolastico solo le cosiddette “confluenze automatiche”; nessuna modifica del numero delle autonomie scolastiche: gli istituti superiori modenesi rimangono 32; continuità dell’offerta per favorire le scelte consapevoli degli studenti. Sono queste le linee guida che la Provincia di Modena, su indicazione della Regione, ha applicato per definire la programmazione territoriale dell’offerta formativa delle scuole superiori in seguito all’applicazione della riforma Gelmini. Il provvedimento mercoledì 17 marzo è stato approvato all’unanimità dal Consiglio provinciale.

Le linee guida sono state illustrate in Consiglio da Elena Malaguti, assessore provinciale all’Istruzione, sottolineando che «ci sono criticità nei modi e nei tempi di applicazione della riforma e nella configurazione generale dell’offerta formativa ridotta sia per indirizzi sia per insegnamenti. Abbiamo lavorato perché la riforma, che pur dobbiamo applicare, impattasse il meno possibile su un’offerta scolastica efficace guardando in particolare ai ragazzi e alle loro famiglie per evitare di rendere la scelta ancora più complicata. Per il futuro – ha proseguito l’assessore – ne controlleremo l’applicazione per essere pronti a intervenire con gli aggiustamenti necessari».

La programmazione territoriale dell’offerta formativa modenese prevede che per l’anno scolastico 2010/2011 si applichino le sole confluenze automatiche, cioè il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento dei soli indirizzi di studio già esistenti, senza prevederne dei nuovi. Unica eccezione l’Istituto d’arte Venturi per il quale si prevede, oltre alla confluenza nel liceo artistico, la creazione di alcune sezioni di istituto professionale nel settore artigianato, l’unico della provincia. La modifica, richiesta dallo stesso istituto, è giustificata dall’attuale offerta formativa della scuola nella quale sono presenti sia percorsi quinquennali che percorsi triennali con eventuale completamento per conseguire il diploma.

Il dibattito:

«Non si tratta ancora della reale riforma delle superiori, ma di un riordino dell’esistente che comunque ha creato disagi alle famiglie» lo ha sottolineato Grazia Baracchi, consigliera del Pd, commentando il provvedimento di programmazione territoriale dell’offerta formativa delle scuole superiori in seguito all’applicazione della riforma Gelmini approvato mercoledì 17 marzo all’unanimità dal Consiglio provinciale di Modena. Per Baracchi, infatti, le scuole «hanno avuto informazioni solo a fine febbraio delle decisioni del governo nazionale nonostante servisse più tempo per approfondire i temi». Dello stesso parere anche Giorgio Siena (Pd) per il quale «la vera programmazione comincerà dopo l’assunzione di questa delibera, che rappresenta una necessaria fotografia dell’esistente». Secondo Siena «almeno nei tecnici è stato svolto un buon lavoro di razionalizzazione, manca però la parte del reinvestimento delle risorse per il miglioramento qualitativo della scuola». Patrizia Cuzzani (Idv), giudicando negativamente «caratteri e contenuti del riordino della scuola superiore», ha sottolineato che i tempi di attuazione «non garantiscono la correttezza delle procedure e le attività di orientamento per genitori e studenti per valutare a fondo la scelta di un percorso così importante come il corso di studi».

Annunciando che «controlleremo che il percorso di applicazione sia coerente con quanto prospettato dalla riforma Gelmini», Dante Mazzi (Pdl) ha rilevato «l’anomalia di una discussione in Consiglio e di un voto che arrivano dopo l’approvazione in giunta della delibera», sostenuto da Denis Zavatti (Lega nord) che ha definito «utile il dibattito ma inutile il voto». «Il passaggio in Consiglio – ha replicato l’assessore all’Istruzione Elena Malaguti – pur non indispensabile, era stato programmato prima dell’approvazione in giunta del provvedimento, ma poi la seduta è slittata a causa del maltempo. Abbiamo ritenuto comunque importante confermare la discussione in Consiglio per l’importanza politica che assume questa decisione».