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Modena, Luca Ghelfi: la legge 194/78 dovrebbe essere applicata nel suo spirito reale


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L’Articolo 1 della legge 194/78 recita: Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite.

Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.

L’articolo di giornale letto domenica, nel quale la dottoressa Silvana Borsani descrive l’identikit della donna che sceglie di abortire, mi ha fatto venire in mente l’incipit di questa legge, tanto citata, ma forse non sempre ben applicata: si parla di motivazioni economiche, di mancanza di lavoro come causa della scelta di praticare un’interruzione volontaria di gravidanza. Mi piacerebbe sentir parlare ogni tanto di quante donne che si rivolgono ad un consultorio vengono indirizzate a soluzioni diverse dall’interruzione di gravidanza. Quante ricevono aiuto dai servizi sociali perché inviate da un consultorio. E chiedo questo non per criticare il lavoro di tanti operatori che si impegnano ogni giorno, ma perché è su questi numeri che dovremmo lavorare come enti pubblici per capire come aiutare meglio le donne, e davvero impedire che si ricorra all’aborto come sistema di controllo delle nascite, in un momento di difficoltà.

Il segnale da non sottovalutare proprio in questo senso, è l’aumento del numero di operatori sanitari e medici che fanno obiezione di coscienza su questa pratica, ormai il 51% a Modena. Proprio su queste risorse, su questa nuova sensibilità verso il problema della tutela della vita, bisognerebbe lavorare. L’obiettivo non è come sostengono a sinistra, impedire l’accesso all’IVG alle donne, ma aiutare chi ad essa si rivolge per motivazioni economiche, o di difficoltà personale o sociale, a trovare vie diverse, se ci sia il desiderio di fondo di proseguire una gravidanza.

(Avv. Luca Ghelfi, Consigliere Provinciale – PDL)