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Cancer Research pubblica uno studio dell’Oncologia del Policlinico

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Utilizzare cellule staminali prelevate dal tessuto adiposo e modificarle in modo da renderle capaci di trasportare una molecola antitumorale, la Tumor Necrosis Factor-Related Apoptosis-Inducing Ligand (TRAIL) in grado di uccidere selettivamente le cellule tumorali. Questo il rivoluzionario studio portato avanti dall’equipe di ricercatori guidata dal Prof. Massimo Dominici, oncologo della Struttura Complessa di Oncologia dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria Policlinico di Modena, diretta dal prof. PierFranco Conte, il primo esempio al mondo di terapia antitumorale basata su cellule staminali derivanti da tessuto adiposo. I risultati di tali studi, iniziati nel 2005 e giunti alla fase della sperimentazione su modelli animali, sono stati recentemente pubblicati sulla prestigiosa rivista americana di cancerologia “Cancer Research”.

“Da tempo le cellule staminali mesenchimali isolate da midollo osseo hanno suscitato notevole interesse in diversi ambiti della clinica – spiega il prof. Massimo Dominici, ricercatore universitario della Divisione di Oncologia del Policlinico – a partire dalla rigenerazione tissutale fino ai più innovativi approcci di terapia contro il cancro. Tuttavia la novità introdotta dal nostro studio è rappresentata dall’uso di una sorgente alternativa di cellule staminali, rappresentata dal tessuto adiposo. Per la prima volta le staminali isolate da tessuto adiposo, grazie alla collaborazione con il gruppo del Prof. Giorgio De Santis, si sono dimostrate idonee ed efficaci nel trasportare una sostanza in grado di indurre una selettiva morte delle cellule tumorali. Sulla base degli studi pubblicati fino ad oggi, possiamo affermare che il nostro approccio rappresenta il primo esempio al mondo di terapia antitumorale basata su cellule staminali derivanti da tessuto adiposo. Queste cellule geneticamente modificate per produrre una molecola anti-tumorale (TRAIL) sono in grado di uccidere in maniera selettiva le cellule cancerose”.

Questi studi hanno ora permesso di raggiungere importanti ed incoraggianti risultati in modelli pre-clinici condotti anche su cellule primarie di tumore. Nello studio i ricercatori hanno testato l’efficacia delle staminali modificate in laboratorio su diversi tipi di tumore caratterizzati da prognosi infausta quali: tumore del colon, pancreas e cervice uterina. Gli studi condotti hanno rivelato una significativa efficacia dell’approccio proposto anche in modelli animali. Lo studio ha inoltre dimostrato la possibilità di associare alla terapia cellulare proposta, un più classico agente chemioterapico per ottenere un consistente effetto anche contro il tumore del seno.

Inoltre, lo studio ha dimostrato la capacità di queste cellule staminali di indurre apoptosi anche in cellule primarie di tumore al polmone aprendo così un promettente ed incoraggiante scenario nel trattamento del più letale e frequente tumore.

“Questo studio rappresenta un iniziale ma importante traguardo poiché consente di creare a livello nazionale ed in particolare a Modena un nuovo modo per curare il cancro – ha proseguito Dominici – Devo ringraziare di questo il grande supporto fornitomi dal Prof. Conte e dall’intero mio gruppo di ricerca. In particolare, Giulia Grisendi, Rita Bussolari e Luigi Cafarelli, hanno svolto con grande professionalità un’enorme mole di lavoro portata avanti al fine del raggiungimento dello scopo. Ricordo che questi studi sono pre-clinici: ora l’obiettivo è raggiungere il letto del paziente mediante studi clinici di fase I ed il recente finanziamento del Ministero della Salute contribuirà al raggiungimento dello scopo”. Infatti, il proseguo dello studio sarà possibile grazie al progetto triennale Cellule staminali mesenchimali e cancro: verso applicazioni terapeutiche più sicure (“Mesenchymal stem cells and cancer: toward safer cell-based therapeutic applications”) che ha recentemente ottenuto un finanziamento dal Ministero della Salute nell’ambito del bando per giovani ricercatori 2008 accordato al prof. Dominici. Lo studio ora proseguirà ancora in fase pre-clinica per circa un anno in modo tale da ottenere ulteriori dati che consentiranno di partire in sicurezza con il percorso autorizzativo e la produzione cellulare a scopo clinico. Il trasferimento di questo nuovo approccio di terapia cellulare nell’uomo è atteso in meno di due anni.

Il Dipartimento di Oncologia, Ematologia e Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena è attivamente impegnato nello sviluppo di nuovi più mirati approcci per la lotta ai tumori basati su molecole innovative e grazie all’utilizzo di terapie a base di cellule. “Il vantaggio della tecnica messa appunto dall’equipe del Policlinico – ha spiegato il professor Pier Franco Conte, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia – è legato alla possibilità di ottenere cellule staminali dallo stesso paziente con tumore, in cui generalmente le cellule staminali ottenibili dal midollo osseo possono essere danneggiate da precedenti chemioterapie. In pratica, viene fatto un piccolo prelievo di grasso ed il materiale ottenuto viene portato in laboratorio dove viene processato al fine di isolare cellule staminali che poi vengono ad essere modificate con complesse tecniche di ingegneria genica. Una volta <<armate>> per la produzione di TRAIL vengono quindi utilizzate contro i tumori”.

Sino ad oggi la sperimentazione è stata obbligatoriamente pre-clinica con studi in vitro e su modelli animali di tumore al fine di validarne l’efficacia e la sicurezza. “Per farle un esempio – ha continuato Dominici – è stato possibile ridurre drasticamente la crescita del tumore dell’utero nelle cavie. Tutto questo rappresenta una prima fase verso la creazione di una unità di terapie cellulari per i tumori umani presso il Policlinico di Modena con immaginabili impatti positivi per i nostri pazienti refrattari alle terapie standard”.

Lo studio ha visto, per la prima volta in un progetto di terapia genica, il coinvolgimento di un numeroso gruppo di ricercatori e medici dell’azienda Ospedaliera-Universitaria di Modena che hanno collaborato in modo corale allo sviluppo del progetto. Preziosa è stata la collaborazione con diversi gruppi quello del Prof. Giorgio De Santis, Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva e del Prof. Uliano Morandi, Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Toracica diretta dal che hanno svolto un lavoro fondamentale per il supporto chirurgico; come fondamentale è stata l’esperienza messa a disposizione dalla Dott.ssa Mara Tagliazzucchi, Chimico del Laboratorio Analisi Chimico Cliniche e dal Dott. Giulio Rossi, della Struttura Complessa di Anatomia Patologica. Lo studio ha visto anche la preziosa partecipazione del gruppo di ricerca del Prof. Paolo Paolucci che ha consentito di testare questo nuovo trattamento in ambito pediatrico con promettenti risultati che dovranno essere confermati in futuro.

“E’ importante sottolineare come risultati di questa importanza si possano ormai ottenere soltanto in una struttura che possa mettere in campo una rete di professionisti e ricercatori in grado di offrire tutte le conoscenze e le casistiche necessarie al suo sviluppo. Solo un’Azienda Ospedaliero – Universitaria come il Policlinico ha quindi la possibilità di sviluppare studi di questo tipo”. Ha spiegato il dottor Stefano Cencetti, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria Policlinico di Modena

Gli studi sulle cellule mesenchimali del prof. Dominici sono stati finanziati una prima volta nel 2006 e poi nel 2008 dal Ministero dell’Università e della Ricerca mediante i Progetti di Ricerca di Interessa Nazionale (PRIN). Hanno ricevuto anche importanti contributi dalla Regione Emilia Romagna (Programma Centro Riferimento Trapianti), dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e dall’Associazione ASEOP. “Questi contributi – ha spiegato la professoressa Gabriella Aggazzotti, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – ci hanno permesso di primeggiare in questo campo della ricerca oncologica. L’Università è il luogo privilegiato per la ricerca e la ricerca è il motore di un Paese. Penso sia utile che i tanti modenesi e reggiani che hanno in questi anni donato il 5 per mille al loro Ateneo sappiano che la loro generosità viene utilizzata per il bene della collettività”.