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Scuola infanzia Statale: a Modena 222 bimbi in lista d’attesa


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Sono 222 i bambini modenesi in lista d’attesa nelle scuole dell’infanzia statali; per accoglierli occorrerebbe istituire nove nuove sezioni e assumere diciotto docenti. Altri due insegnanti servirebbero per il completamento dell’orario richiesto dalle famiglie di 46 bambini. Lo dice la Cisl Scuola di Modena la quale, ricordando che in Emilia-Romagna sono 2.060 i bambini in lista attesa, a fronte di un organico di diritto di 53.450 fanciulli (10.124 a Modena), afferma che nella nostra regione la scuola dell’infanzia rischia di non poter mantenere i livelli di eccellenza conquistati negli anni. «In teoria la scuola dell’infanzia non sembra toccata dai tagli della “riforma Gelmini”. In realtà registriamo ogni giorno l’aumento del disagio e della demotivazione tra i docenti – dice il segretario provinciale della Cisl Scuola di Modena, Erio Ranuzzini – I motivi? L’anticipo dell’iscrizione alla scuola d’infanzia, l’aumento del numero dei bambini per sezione, le difficoltà a nominare supplenti, con la conseguente abolizione di fatto delle poche ore di compresenza».

Per la Cisl le ultime novità legislative e la cronica mancanza di risorse stanno minando la qualità della scuola dell’infanzia sul piano culturale, pedagogico, organizzativo e didattico. La possibilità di anticipare la frequenza alla scuola d’infanzia (possono iscriversi i bambini che compiono 3 anni entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento) sembra rispondere più a bisogni e proiezioni degli adulti che ai ritmi di sviluppo dei bambini; inoltre le strutture non sono adeguate alla ridotta autonomia di un bambino di due anni e mezzo. «Sotto l’aspetto culturale e pedagogico – continua Ranuzzini – è evidente che non può esserci continuità didattica nella fascia d’età 0-6 anni. Il segmento 0-3 anni ha una connotazione di servizio socio-assistenziale, mentre la fascia 3-6 anni – spiega il sindacalista Cisl – si caratterizza sempre più come primo segmento del sistema di istruzione e formazione. Per come è stato posto, l’anticipo mette in crisi l’identità e la credibilità costruite dalla scuola dell’infanzia dal 1968 a oggi».

Secondo la Cisl Scuola anche il rapporto numerico (un docente ogni 29 bambini, contro il rapporto 1-25 della scuola primaria) dimostra la scarsa attenzione della classe politica alla crescita e formazione dei futuri cittadini italiani. A ciò si aggiunge il problema del sostegno ai bambini problematici “certificati”. «Si sbandiera il non taglio dei docenti di sostegno, quando in realtà si sono introdotte procedure più restrittive per la certificazione dei bambini. In pratica – attacca Ranuzzini – aumenterà la presenza nelle sezioni di bambini problematici privi di certificazione e, perciò, di sostegno». Infine la Cisl Scuola solleva la questione dell’età pensionabile degli insegnanti. «Siamo consapevoli che è utopia sperare di ottenere il riconoscimento di lavoro usurante. In alternativa – conclude Ranuzzini – si potrebbe introdurre la mobilità volontaria verso incarichi diversi per i docenti che hanno compiuto 55 anni».