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Protesta contro il Ddl Gelmini: i ricercatori universitari minacciano il blocco della didattica per il prossimo anno accademico


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Protesta molto partecipata stamattina, martedì 18 maggio, dei ricercatori dell’Università di Modena e Reggio Emilia che hanno occupato simbolicamente per 4 ore il Rettorato in via Università a Modena. La protesta rientra nella settimana di mobilitazione nazionale dal 17 al 21 maggio del personale docente, ricercatori, personale tecnico-amministrativo e collaboratori esperti linguistici delle Università di tutta Italia contro il Disegno di legge Gelmini di riforma universitaria.

I ricercatori sono particolarmente colpiti da questa vera e propria controriforma che precarizza ulteriormente il loro ruolo, senza garantire prospettive certe di inserimento strutturato nell’Università. Si prevede infatti la nascita della figura del ricercatore a tempo determinato con contratto di 3 anni rinnovabili per altri 3, senza garantire le risorse che permettano di bandire i concorsi per stabilizzare personale sulla cui formazione l’Università ha investito da anni.

I ricercatori da tempo insegnano nei corsi dell’Università (ed oggi ne gestiscono il 30%) a titolo di puro volontariato, perché l’insegnamento non rientra nei loro compiti istituzionali: per questo hanno deciso, come forma estrema di protesta, di astenersi dall’insegnamento nel prossimo anno accademico 2010-11, se non verrà modificato il DdL Gelmini che li penalizza, non riconoscendo fra l’altro questa attività didattica. Il 70% dei ricercatori di tutto l’Ateneo ha già aderito formalmente a questa forma di protesta, che può mettere seriamente a rischio la programmazione degli insegnamenti dell’Università per il 2010-2011.

Oltre alle ragioni dei ricercatori, i dipendenti dell’Università protestano anche per chiedere la modifica del Decreto Brunetta (n.150/2009) che esclude a priori il 25% del personale tecnico amministrativo e dei collaboratori esperti linguistici dalla distribuzione delle risorse economiche della contrattazione decentrata.

Si chiede inoltre che il Governo destini risorse adeguate a garantire il diritto allo studio universitario, oggi fortemente a rischio a causa dell’aumento delle tasse universitarie del 20% deciso dall’Ateneo per far fronte ai tagli su Università e Scuola decisi dalla legge 133/2008.

Durante la settimana di mobilitazione è prevista anche l’assemblea di tutto il personale – docenti, ricercatori, tecnico-amministrativo e collaboratori esperti linguistici – per giovedì 20 maggio per decidere ulteriori iniziative di lotta a difesa dell’università pubblica di qualità.

All’assemblea è stato invitato a partecipare il Rettore Aldo Tomasi che ha garantito la sua presenza. Già stamattina, Tomasi ha ricevuto una nutrita delegazione di ricercatori accogliendo la lettera di protesta che gli hanno consegnato e intrattenendosi a lungo con loro. Tomasi condividendo le preoccupazioni dei ricercatori rispetto ad alcuni aspetti del Ddl, ha però chiesto loro di recedere dalla protesta che intendono mettere in atto perché danneggerebbe tutta l’università di Modena e Reggio Emilia, ricercatori compresi, paralizzerebbe l’Ateneo dando pretesto per ulteriori riduzioni di fondi al Governo. A fronte dei tagli che innegabilmente da alcuni anni colpiscono l’università italiana, Tomasi ha detto di essere impegnato in un confronto a tutto campo con le istituzioni locali, regionali e con le associazioni economiche per continuare a garantire nel nostro Ateneo una ricerca e un insegnamento di qualità.

Il confronto sul Ddl Gelmini e le rivendicazioni dei ricercatori in merito ad aspetti come lo status giuridico e gli avanzamenti di carriera, continua giovedì 20 maggio.