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Reggio: presentato il nuovo volume della collana “Strumenti” dedicato al ruolo dell’operatore sociale


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Il lavoro sociale e di cura deve confrontarsi oggi sempre più con le dinamiche della “società dell’incertezza”, come dice Bauman, priva di riferimenti stabili e rassicuranti. Così l’operatore sociale si trova a rispondere a un bisogno sempre crescente e scarsamente prevedibile, che spesso assume i tratti di un disagio sommerso, senza potersi appellare a forme consuete di letture della realtà e strategie consolidate. L’esperienza diretta, maturata al contatto con i bisogni del territorio, diviene quindi il momento chiave di lettura e interpretazione dei bisogni.

È questo quanto emerge dal nuovo numero di “Strumenti”, collana di ricerca dell’Osservatorio Famiglie del Comune di Reggio Emilia, dedicata all’analisi delle dinamiche sociali del territorio, presentata oggi alla stampa da Matteo Sassi, assessore alle Politiche sociali del Comune di Reggio e Vanna Iori, professore ordinario di Pedagogia generale dell’Università Cattolica di Milano e autrice della ricerca. L’indagine – condotta da Iori insieme ai colleghi Alessandra Augelli, Daniele Buzzone ed Elisabetta Musi – e raccolta nel volume Ripartire dall’esperienza. Direzioni di senso nel lavoro sociale (FrancoAngeli), mette infatti in luce come la stessa professione dell’operatore sociale è oggi soggetta a trasformazioni dettate da contesti di vita e di lavoro caratterizzati sempre più dalla complessità dei problemi e delle sfide e da nuove difficoltà che indeboliscono la figura di chi opera in questo settore.

“Questo lavoro di ricerca – ha detto l’assessore Sassi – ci restituisce un quadro di fragilità diffusa in cui gli operatori sociali svolgono un ruolo irrinunciabile per sostenere la comunità. Dalle riflessioni di questi professionisti, che oggi sono diretti conoscitori delle trasformazioni sociali in atto, emergono indicazioni preziose per poter riprogettare i servizi di welfare, per creare un welfare di comunità capace di stare al passo con cambiamenti sociali sempre più rapidi e complessi. Il loro lavoro ci aiuta a comprendere più da vicino i bisogni inespressi del territorio”.

“L’esperienza degli operatori, in quanto esperienza di prima mano, può diventare metro del lavoro sociale contemporaneo – ha aggiunto Vanna Iori – La conoscenza della realtà viene infatti in primo luogo da chi opera concretamente e si trova a dover individuare soluzioni per problematiche inedite. Non si possono infatti utilizzare categorie vecchie in nuovi contesti, ma occorrono nuove risposte che chi è a più stretto contatto con i bisogni contemporanei può elaborare”.

Il volume ripercorre il lavoro di confronto svolto nel 2009 da circa cento operatori del sociale, prevalentemente del Comune di Reggio Emilia (Poli territoriali) e di Osea, ma anche dell’ospedale Santa Maria Nuova, Ausl, Cps, Dimora d’Abramo ed Emmaus, coordinati da un gruppo di ricercatori della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica di Milano (sede di Piacenza), sotto la direzione scientifica di Vanna Iori.

Il percorso, finalizzato allo scambio di saperi tra gli operatori e alla condivisione delle nuove problematiche che affrontano quotidianamente, ha consentito di tracciare un nuovo “identikit” di una professione che costituisce sempre più un “avamposto” nella comprensione di realtà in rapido e continuo cambiamento, ma che non sempre viene adeguatamente sostenuta e che è oggetto di minor riconoscimento professionale ed economico rispetto ad alcuni anni fa. Una professione i cui protagonisti sono sempre più vulnerabili perché assistenti sociali, educatori, operatori della sanità, psicologi e volontari sono oggi costretti a sopportare carichi emotivi più onerosi e a scontrarsi con la difficile soluzione delle situazioni che incontrano.

Da quanto emerso dalla ricerca, da un lato gli operatori sono sempre più coinvolti nelle problematiche che sono chiamati a risolvere perché, complice la crisi economica, la precarietà e il disagio oggi non riguardo più solo un numero limitato di categorie sociali, ma toccano la normalità delle famiglie e situazioni comuni in cui gli stessi operatori si riconoscono. Da qui la necessità, per i lavoratori di questo settore, di trovare adeguati momenti di “stacco” e di riposo emotivo, per non arrivare allo sviluppo di un “salutare” distacco cinico.

Dall’altro lato, gli operatori si trovano a dover far fronte a situazioni sempre più caratterizzate dall’emergenza e di difficile soluzione, in cui diventano evidenti i limiti del lavoro di mediazione e sollievo sociale. Perché, in condizioni di emergenza diffusa, diventa arduo poter trovare risposte in grado di alleviare i disagi degli assistiti. Questo genera talvolta disillusione e calo delle motivazioni dei professionisti che si sentono impotenti e rischiano di percepire il proprio lavoro come un’attività caratterizzata da scarsa utilità.

Per questo – come emerge a gran voce dalle riflessioni dei partecipanti al percorso proposto dall’Università Cattolica – diviene fondamentale fare rete tra i diversi operatori, rafforzare i momenti di equipe e confronto tra i professionisti che, attraverso il dialogo con i colleghi, possono confrontare strategie d’intervento, ma anche trovare reciproco conforto alla percezione di impotenza.

Il volume, che raccoglie la ricchezza delle riflessioni emerse, dei materiali elaborati e delle consapevolezze acquisite, si appresta dunque a diventare strumento di orientamento per un settore per il quale il Comune di Reggio nel solo 2010 investe 27,5 milioni di euro (a cui sono da aggiungere circa 1,3 milioni di euro come contributi straordinari per far fronte alla crisi economica). Il sociale rappresenta infatti una “voce” che, in questa difficile congiuntura l’Amministrazione ha deciso di sostenere con forza, per poter aiutare le famiglie maggiormente in difficoltà. Nel 2008 i Poli territoriali del Comune seguivano infatti oltre 6000 diversi soggetti (tra singoli o interi nuclei familiari) e hanno fatto fronte a 2000 nuove domande.