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L’omaggio di Modena al “dottore degli strumenti a fiato”

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Concertisti e virtuosi di strumenti a fiato, italiani e internazionali, ricordano chino sul bancone della bottega di Modena, al lavoro per estrarre dai legni e dagli ottoni i suoni più corposi e più potenti, arrivando anche a inventare un particolare accessorio, la “boccola Iori”. Al liutaio Orlando Iori, il “dottore degli strumenti a fiato”, scomparso nel 2007, la città di Modena rende omaggio con una mostra che inaugura domenica 23 maggio alle 17.30 al Museo civico d’arte, in viale Vittorio Veneto 5.

L’esposizione “Orlando Iori. Cinquant’anni di innovazione negli strumenti a fiato” è stata resa possibile dalla generosità della famiglia dell’artigiano-artista, che ha voluto donare al Museo gli oggetti più significativi contenuti nel piccolo laboratorio in cui Iori operò per decenni, sotto i portici di piazza Pomposa al numero 83. Nelle sale del Museo sarà ricostruito un angolo del laboratorio di Iori, mentre un catalogo e un video ripercorreranno le tappe della sua lunga carriera lavorativa.

La mostra, prodotta dal Museo civico d’arte in collaborazione con la Fondazione teatro comunale di Modena e curata da Ernesto Carreras dell’Istituto di scienze e tecnologie dell’informazione del Cnr di Pisa, rimane aperta fino al 26 settembre (da martedì a venerdì dalle 9 alle 12, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19, ingresso gratuito, informazioni allo 059 2033101). All’inaugurazione seguirà il concerto del contrabbassista Miroslav Vitous, alle 18.30 nella sala d’arte sacra del Museo, all’interno della rassegna di musica contemporanea “Sconfini: archi sonori e corde d’emozione”.

Nato nel 1915, Orlando Iori è stato per oltre cinquant’anni un punto di riferimento per i musicisti di strumenti a fiato italiani e stranieri, grazie alla sua abilità nel trovare soluzioni originali ed efficaci per ogni problema dello strumento, fosse un flauto, un oboe, un fagotto, un clarinetto o un sassofono. Di carattere schivo, Iori lavorava sempre solo e riusciva, grazie a spiccate doti musicali, a immedesimarsi nella personalità e nelle caratteristiche del concertista per progettare la risposta più adatta alle sue esigenze.

Gli oggetti più significativi contenuti nel suo laboratorio e donati al Museo sono stati collocati in un allestimento il più fedele possibile all’originale, con l’intento di ricreare l’atmosfera della bottega di piazza Pomposa 83, meta di un continuo viavai di personaggi famosi, desiderosi di riparare i propri strumenti ma anche di discutere di musica, esecuzioni e concerti. “Non mi limito a correggere i difetti dei loro strumenti – affermava lo stesso Orlando Iori in una testimonianza riportata nel catalogo della mostra – ma li seguo anche nelle loro esibizioni, sono un loro critico feroce (in privato), tra di noi si instaura un rapporto di intimità, di collaborazione anche professionale che ci rende indispensabili l’un l’altro”.

Dopo aver selezionato, catalogato e archiviato quanto rimasto nella bottega di Orlando Iori, il Museo ha cercato di valorizzare gli oggetti più rappresentativi della sua lunga attività, mettendo in evidenza gli aspetti che hanno distinto l’attività di Orlando Iori dalle altre botteghe di riparatori di strumenti musicali a fiato. Particolare attenzione è stata posta nel ricostruire il processo di produzione della più nota invenzione introdotta da Iori, la “boccola Iori”, molto apprezzata dai musicisti professionisti per la sua proprietà di accrescere il volume del suono in misura sensibile.