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Crisi, Bankitalia: effetti negativi sull’economia dell’Emilia Romagna


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L’economia emiliano romagnola, molto aperta al commercio con l’estero e specializzata nella produzione di beni di investimento, non poteva non risentire in misura fortemente negativa del grave quadro economico mondiale che si è venuto a determinare. Nel 2009 la produzione è calata del 14,1%; il fatturato è sceso del 17,1% e gli investimenti sono calati del 19,9% e si sono ridotti anche i margini di profitto. Questo il quadro dell’economia emiliano-romagnola che emerge dal Rapporto sull’economia dell’Emilia Romagna della Banca d’Italia, presentato  a Bologna. Un quadro dal quale emerge che l’impatto della crisi è stato più grave per le imprese maggiormente orientate all’export; e che nel settore delle costruzioni – di forte traino per l’economia – sono ulteriormente diminuiti i livelli di attività, sia nel comparto residenziale che in quello delle opere pubbliche. E il Pil regionale è diminuito sensibilmente, passando da -0,7% del 2008 a -5,0% del 2009, con una prospettiva di ripresa verso il -1,2% nel 2010.

Anche sul piano dell’occupazione gli effetti negativi si sono fatti sentire, soprattutto sui giovani: l’occupazione è scesa dell’1,2%, ma il calo delle ore lavorate è stato del 4,6%. E il tasso di disoccupazione e’ salito dal 3,2 al 4,8%.

Si sono ridotte poi le vendite al dettaglio e la spesa per beni di consumo durevoli. Sono diminuiti i prestiti bancari alla clientela residente e si è  registrato un ulteriore rallentamento per i prestiti alle famiglie consumatrici.

Una situazione di difficoltà che ancora non accenna a finire. Per il 2010, infatti – sottolinea nel Rapporto di Bankitalia – le prospettive restano incerte per la lentezza della ripresa e per i diversi rischi al ribasso che la caratterizzano, quali il completamento della ricostituzione dei magazzini, il venir meno delle politiche espansive e l’impatto delle tensioni sui mercati finanziari internazionali.