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Giovani, lavoro e cittadinanza sociale a Modena: una ricerca sul campo


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Sarà presentata domani, giovedì17 giugno, presso la sala Leonelli della Camera di Commercio di Modena (ore 15-18, via Ganaceto 134) la ricerca “Giovani, lavoro e cittadinanza sociale a Modena” promossa dalla Fondazione “Mario Del Monte”insieme a Cgil Cisl e Uil modenesi e realizzata dall’istituto Ires Ricerche economiche e sociali dell’Emilia-Romagna.

I curatori della ricerca Alfredo Cavaliere e Cristina Nicolosi di Ires esporranno i risultati e a seguire il dibattito con esponenti locali dell’associazionismo economico, sindacale e delle istituzioni.

Interverranno Fiorella Prodi a nome di Cgil Cisl Uil, Roberto Vezzelli presidente Legacoop, Gaetano Di Vinco presidente Confcooperative, Roberta Caprari responsabile commissione Education Confindustria, Maurizio Torreggiani presidente Camera di Commercio, Adriana Querzè assessore Istruzione Comune di Modena, Francesco Ori assessore provinciale formazione-lavoro e Massimo Mezzetti assessore regionale a Cultura e Sport.

Tanti gli spunti che emergono dalla ricerca Ires e che saranno di stimolo per il dibattito. Condotta sia con interviste che con questionari, l’indagine ha coinvolto: circa 200 giovani lavoratori nella fascia 19-35 anni, delle aziende Bosch Rexroth e Rossi Motoriduttori, di asili nidi e scuole dell’infanzia del Comune di Modena, e della cooperativa sociale Domus; 16 testimoni privilegiati (funzionari pubblici, esponenti del terzo settore, delegati sindacali); 14 allievi dell’ultimo anno dell’Iti “Fermi” e del Liceo Classico “Muratori”.

Le domande che sono state poste: che significato attribuiscono al lavoro i giovani? Che tipo di rapporto tra lavoro e giustizia sociale sperimentano e/o si rappresentano? Quali valutazioni esprimono sul nesso tra lavoro, rappresentanza e cittadinanza sociale, soprattutto in riferimento alla istituzioni del territorio e al sindacato?

Ne è emerso un quadro ricco e articolato. Innanzitutto una forte preoccupazione e rassegnazione verso quella che i giovani considerano la “naturalizzazione” della precarietà. Ma l’accettazione del dato di fatto della precarizzazione non si accompagna tuttavia ad un atteggiamento rinunciatario, i giovani pretendono il rispetto dei diritti e c’è la volontà di impegnarsi per un percorso di crescita culturale e professionale, dove la formazione viene considerata fondamentale.

I giovani percepiscono un clima di tensione nei luoghi di lavoro, una difficoltà di dialogo tra lavoratori e anche tra lavoratori e sindacati. Emerge con nettezza il distacco dalla dimensione pubblica, istituzionale e territoriale. Si sentono soli, non aiutati su questioni essenziali come il lavoro e la casa. La città non è la scena di una possibile discussione pubblica. Il sindacato conserva una certa capacità di presa, ma riconducibile principalmente alla funzione di fornitore di servizi. La forte sensibilità dimostrata dai giovani su questioni di giustizia sociale, erosione dei diritti, necessità di una migliore formazione, rappresenta il terreno sia per il Sindacato che per gli attori Istituzionali per recuperare un rapporto con le giovani generazioni, di certo non compromesso, ma in forte difficoltà.