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Misure anti-crisi, le proposte del Pd di Sassuolo


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Il recente osservatorio provinciale sull’occupazione restituisce una fotografia di quello che sta accadendo nel mercato del lavoro nel distretto ceramico. Nel 2001 gli addetti del settore ceramico erano 22.433, nel 2009 17 mila circa con una riduzione dell’ 8,2 per cento. Nel corso del 2009, in provincia di Modena, si sono chiusi oltre 26 mila rapporti di lavoro a tempo indeterminato a fronte di poco più di 15 mila assunzioni, con un saldo negativo di circa 4700 unità. Calano anche i contratti a tempo determinato, rimangono stabili i parasubordinati.

Tra il 2008 e il 2009 il numero dei disoccupati è quasi raddoppiato, passando da 6 mila unità nel 2008 a 10.600 nel 2009, con un tasso di disoccupazione salito al 6,2 per cento contro un 5,7 per cento su base regionale.

La cassa integrazione ordinaria nel 2009 ha raggiunto circa 8 milioni di ore complessive (il 20 per cento riguarda il settore ceramico). Il calo dei primi mesi del 2010 è anche dovuto al progressivo passaggio dalla cassa integrazione ordinaria a quella straordinaria. Al 31 marzo gli accordi in essere per la cassa integrazione straordinaria erano 181 e riguardavano circa 8.800 lavoratori.

Per contrastare gli effetti della crisi e rilanciare lo sviluppo e l’occupazione nel distretto ceramico il Pd di Sassuolo ha messo a punto un pacchetto di proposte su enti locali, innovazione, ricerca e welfare che riportiamo qui di seguito.

Rinnovare le istituzioni

La disoccupazione nel distretto della ceramica (+64% tra il 2008 e il 2009) provoca contraccolpi anche sugli enti locali: da una parte la diminuzione delle entrate da tributi e tariffe (circa 300 mila euro di addizionale IRPEF nel 2009 a Sassuolo); dall’altra i maggiori oneri per il sostegno delle fasce deboli e per misure straordinarie anti-crisi.

Occorre definire rapidamente un percorso per arrivare all’Unione dei Comuni del distretto della ceramica e del distretto Sanitario Sassolese. Solo in questo modo si potrà da una parte garantire un sufficiente livello di servizi, dall’altra produrre economie tali da liberare risorse pubbliche da destinare a nuovi progetti di promozione sociale. Anche il Comune di Sassuolo può fare molto per migliorare il suo livello di efficienza, per esempio mettendo mano alla razionalizzazione degli uffici pubblici, riducendo al minimo gli spazi presi in affitto da terzi. Vanno quindi favoriti quei progetti, come la caserma della polizia municipale, che consentono di eliminare drasticamente la spesa corrente.

Rilanciare l’economia

Occorre promuovere le attività di ricerca e innovazione che consentano alla nostre aziende di puntare su prodotti a maggiore contenuto di tecnologia.

E’ urgente rilanciare il Tecnopolo della Ceramica come un centro di eccellenza dove favorire la nascita di nuove imprese sul territorio e rafforzare il ruolo della ricerca e della formazione, attraverso assunzioni e percorsi di ricollocamento.

I dati sulla disoccupazione dimostrano che bisogna avviare una seria riqualificazione del personale in stato di disoccupazione, mobilità o cassa integrazione. I numeri sono tali da richiedere un intervento straordinario. Va ripensato il ruolo di Cerform, vanno attivati percorsi professionali più mirati alle esigenze aziendali e valorizzato il potenziale dei cinquantenni che oggi rischiano di essere i grandi esclusi dal mondo del lavoro.

Riformare il welfare

Gli enti locali hanno svolto un ruolo esemplare in questi mesi, dando vita rapidamente ad un pacchetto di aiuti straordinari per le famiglie in difficoltà, che si è rilevato efficace per tipologia di intervento e risorse messe a disposizione. Solo nel 2009 sono stati stanziati circa 900 mila euro per il sociale e altrettanti sono previsti nel 2010. Ma questo livello di spesa non è più sostenibile. Anche alla luce dei tagli ai trasferimenti statali, occorrerà ripensare il sistema di welfare locale. E’ una sfida al cambiamento che la crisi ci lancia.

La politica dei bonus perseguita da questa amministrazione non è efficace.

Serve invece il rilancio del sistema di welfare che, attraverso l’integrazione con il terzo settore, sia capace di creare nuovi servizi, generare economia sociale e produrre nuovi posti di lavoro. Bisogna valorizzare chi nel territorio opera già, ad esempio le organizzazioni di volontariato, le parrocchie, le associazioni attive nel sociale.

Serve un “tavolo sociale” dove elaborare proposte e iniziative sulla crisi per utilizzare i fondi a disposizione sulla base di priorità condivise, una sorta di piano per rispondere alla crisi con un nuovo welfare che ponga al centro le persone.