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Politiche per la sicurezza: il bando regionale per i contributi 2010


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Un milione e mezzo per i progetti locali per la sicurezza proposti da enti locali e associazioni di volontariato dell’Emilia-Romagna. Li mette a disposizione la Regione con il bando 2010, rivolto alle città che vogliano affrontare un problema di sicurezza specifico del loro territorio. Quest’anno, come previsto dal programma di legislatura, è indicata dal bando anche una priorità riconosciuta ai “progetti volti a prevenire l’infiltrazione della criminalità di stampo mafioso”.

“Pur non rappresentando un’emergenza del territorio regionale – ha sottolineato la vicepresidente della Regione e assessore alle Politiche per la sicurezza Simonetta Saliera – è nostra convinzione che il tema del crimine organizzato di stampo mafioso stia acquisendo una maggiore rilevanza. Occorre, quindi, una crescente attenzione da parte di tutte le istituzioni. Riconoscendo questa priorità, vogliamo dare alle nostre città un segnale dell’attenzione della Regione a questo tema e una forma di aiuto concreto per i comuni”.

Il bando

Da oltre 10 anni la Regione affianca enti e associazioni con l’obiettivo di promuovere un “sistema integrato di sicurezza” delle città e del territorio, grazie alle leggi regionali 3 del ’99 e poi 24 del 2003. Fino ad oggi sono stati oltre 530 i progetti locali sostenuti; le attività realizzate spaziano dall’incremento della videosorveglianza alla riqualificazione urbana, dal recupero del degrado urbano alla rivitalizzazione di aree abbandonate, all’animazione sociale e culturale come mezzo per prevenire l’insicurezza, al sostegno alle vittime di reato.

Il bando 2010, che scadrà il 30 luglio, prevede un contributo regionale distribuito in base a una graduatoria risultante dalla valutazione dei progetti pervenuti. Il sostegno massimo previsto per ogni proposta progettuale è di 40 mila euro per le spese correnti e 80 mila euro per le spese di investimento (corrispondenti a una percentuale di sostegno che va dal 40 al 50% delle spese ritenute ammissibili).

Nella selezione dei progetti si terrà conto dell’accurata e documentata descrizione del problema di sicurezza, della coerenza delle proposte e della previsione di un sistema di valutazione dei risultati.

Nel 2010 viene, come detto, introdotta per la prima volta una variante al bando annuale, con la previsione di una nuova area di priorità denominata “progetti volti a prevenire l’infiltrazione della criminalità di stampo mafioso”.

Diverse sono le attività che gli enti locali e le associazioni di volontariato possono costruire anche sul versante della prevenzione e del contrasto non repressivo al fenomeno. A titolo di esempio, potranno essere sostenuti attraverso il contributo regionale, progetti di varia natura:

· interventi volti alla costruzione e al sostegno di reti per lo scambio di informazioni e per il contrasto al fenomeno tra le istituzioni pubbliche, le associazioni economiche e di categoria, i sindacati e le associazioni di cittadini;

· interventi volti a valorizzare il ruolo delle polizie locali nella prevenzione e nella conoscenza del fenomeno;

· il supporto alle vittime di reati di stampo mafioso;

· gli interventi volti al recupero di beni confiscati;

· iniziative di ricerca, documentazione e sensibilizzazione delle comunità locali rispetto al fenomeno;

· iniziative culturali o formative, in collaborazione o meno con il sistema scolastico.

La legge 24/03 “Disciplina della polizia amministrativa locale e promozione di un sistema integrato di sicurezza”

La legge regionale 24, approvata il 4 dicembre 2003, ha puntato ad ampliare l’intervento regionale sulla sicurezza, attraverso un processo di qualificazione della polizia locale e la costruzione di un sistema articolato di contributi agli enti locali e alle associazioni di cittadini. L’obiettivo è quello di costruire un vero e proprio sistema regionale di polizia locale e di sicurezza integrata che faccia perno sui comuni e sulle province e garantisca uno standard omogeneo di attività su tutto il territorio regionale. La legge 24/2003, inoltre, ha consentito di sperimentare lo strumento del protocollo d’intesa e dell’accordo di programma, che è stato riservato all’avvio di progetti di rilievo regionale, per problematiche diffuse su tutto il territorio ma che conoscevano forti criticità in alcune aree o per sperimentare azioni innovative in alcuni settori di intervento.