E’ scattata all’alba di oggi la più imponente operazione contro la ‘ndrangheta degli ultimi anni, che ha portato all’arresto di 300 persone, tra cui, come annunciato dal presidente del Senato Renato Schifani, il numero uno delle cosche calabresi. Tremila uomini tra carabinieri e polizia sono stati impegnati nell’operazione condotta in Calabria e in diverse località dell’Italia settentrionale. I provvedimenti restrittivi scaturiscono da complesse indagini coordinate dalle Procure Distrettuali Antimafia di Milano e Reggio Calabria. Per gli arrestati le accuse vanno, a vario titolo, dall’associazione di tipo mafioso, al traffico di armi e stupefacenti, dall’omicidio all’estorsione e all’usura. I settori ‘tradizionali’ in cui investe la ‘ndrangheta, capace di ripulire il denaro sporco investendo in ristoranti, imprese edili o commerciali, spesso intestate a prestanomi.’Il crimine’ è il nome dato dagli investigatori all’operazione che colpisce le più importanti famiglie della ‘ndrangheta delle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Crotone, nonché le loro proiezioni extraregionali ed estere.
Destrutturate di fatto le cosche egemoni nel capoluogo reggino, nella fascia ionica ed in quella tirrenica, tra cui i Pelle di San Luca, i Commisso di Siderno, gli Acquino-Coluccio e i Mazzaferro di Gioiosa Ionica, i Pesce-Bellocco e gli Oppedisano di Rosarno, gli Alvaro di Sinopoli, i Longo di Polistena, gli Iamonte di Melito Porto Salvo. Oltre al numero uno delle cosche calabresi, in manette è finito un boss della ‘ndrangheta in Lombardia. Secondo le indagini, il boss avrebbe dato vita a una organizzazione diversa dalla classica struttura ‘ndranghetistica, una specie di organo di coordinamento verticistico. La centralità della struttura costituita nella regione del Nord sarebbe testimoniata anche dal nome dato all’organizzazione, ‘La Lombardia’.
Arrestato anche un imprenditore edile del pavese e un biologo e imprenditore residente a Novara. Nell’inchiesta risulterebbero indagati anche un assessore comunale di Pavia, con l’accusa di corruzione elettorale, e un ex assessore provinciale milanese che deve rispondere di corruzione e bancarotta. Tra gli indagati anche quattro carabinieri di Rho, comune alle porte di Milano. Tre militari rispondono di corruzione, uno è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nel corso dell’operazione sono state eseguite 55 perquisizioni e sequestri di beni immobili, quote societarie e conto correnti il cui valore è ancora da quantificare. Dalle indagini è emerso come la ‘ndrangheta, dopo un lento processo evolutivo abbia raggiunto una nuova configurazione organizzativa, in grado di coordinare le iniziative criminali delle singole articolazioni. E’ stato documentato tecnicamente come le cosche della provincia di Reggio Calabria costituiscano il centro propulsore delle iniziative dell’intera organizzazione mafiosa, nonché il punto di riferimento di tutte le proiezioni extraregionali, nazionali ed estere.
Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, si è congratulato con il capo della Polizia-Direttore generale della Pubblica Sicurezza Antonio Manganelli, e con il Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, “per l’eccezionale operazione antimafia condotta oggi in varie regioni d’Italia. Si tratta in assoluto – afferma Maroni – della più importante operazione contro la ‘ndrangheta degli ultimi anni, che oggi viene colpita al cuore del suo sistema criminale sia sotto l’aspetto organizzativo che quello patrimoniale. Gli eccellenti risultati conseguiti in questi ultimi mesi contro la mafia sono il frutto di una costante ed efficace opera di coordinamento tra le Forze di polizia e la magistratura, tutte impegnate in modo straordinario nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata”.
Fonte: Adnkronos