La Struttura Complessa di Neonatologia dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, diretta dal prof. Fabrizio Ferrari, protagonista della puntata di Superquark che andrà in onda domani sera, giovedì 22 luglio su RAI 1 a partire dalle 21,20. La popolare trasmissione di approfondimento scientifico condotta da Piero Angela si occuperà, tra l’altro, di neonati pretermine. Il servizio è stato realizzato il 16 giugno scorso nei locali della nuova Neonatologia, recentemente inaugurati, per la regia di Gianmarco Mori. Il servizio si occuperà del caso di Michela, il nome è di fantasia, nata di 650 grammi, dopo appena sei mesi e mezzo di gestazione. Seguendo il percorso di Michela, Superquark mostrerà le difficoltà nella cura di un neonato pretermine e i grandi passi che la scienza medica ha compiuto negli ultimi anni.
I piccoli devono essere vengono toccati con estrema delicatezza. Sono molto sensibili al dolore e i continui esami a cui vengono sottoposti creano un forte stress. Per questo, oltre ai medici, infermiere e infermieri rivestono un ruolo fondamentale. Sono loro a passare la maggior parte del tempo con i piccoli e dunque devono saper cogliere e interpretare le loro smorfie, capire i loro bisogni, dare loro calore. Il personale infermieristico specializzato di questi reparti deve conoscere e non sottovalutare il dolore; possono provarlo anche esseri umani estremamente piccoli e deve essere minimizzato. “I piccolissimi pazienti – ha spiegato il prof. Fabrizio Ferrari – devono affrontare il problema di respirare perché i polmoni raggiungono la piena maturazione solo verso il termine della gravidanza. Ai più piccoli i medici praticano una ventilazione molto delicata, adattata continuamente. Anche il sistema digerente non è predisposto a funzionare perfettamente. Soprattutto se la gravidanza è terminata prima dei sei mesi, i circuiti cerebrali non hanno avuto tempo di formarsi adeguatamente, e fuori dall’ambiente ideale, l’utero materno, lo sviluppo ha difficoltà a proseguire in maniera ottimale. Inoltre i vasi sanguigni sono sottili e delicati e possono rompersi; per questo il rischio di emorragie cerebrali è particolarmente insidioso. Le infezioni possono aggravare tutti gli altri problemi di salute dei piccoli e per scongiurarle. I medici e le infermiere devono lavarsi le mani prima di toccare ogni piccolo. Ciò vuol dire lavarsi decine di volte al giorno e usare gel disinfettanti”.
Anche i genitori vivono un momento difficile ed è fondamentale sostenerli e coinvolgerli. Per ridurre lo stress dei piccoli e delle loro famiglie, qui al Policlinico di Modena, si sta sperimentando dal 2008 il metodo chiamato NIDCAP (acronimo di Newborn Individualized Developmental Care and Assessment Program) cioè del Programma di assistenza e cura individualizzata per lo sviluppo del neonato. “Si tratta – ha spiegato il prof. Ferrari – di un sistema che vuole riprodurre quel rapporto madre neonato che è stato interrotto dal parto pretermine. I genitori, ma principalmente la madre, diventano i principali infermieri del loro bambino. “I piccoli pretermine hanno bisogno della mamma, della loro mamma, che li sa accarezzare e contenere come nessun altro. Conoscenza delle attrezzatura, cura ossessiva dell’igiene delle mani, conoscenza del ruolo del dolore e dello stress, grande capacità di entrare in contatto empatico con le mamme. Il percorso NIDCAP serve a creare questa particolari capacità di riconoscer i bisogni e i messaggi del neonato e di graduare gli interventi per ridurre al minimo lo stress e il dolore, mettendo la mamma e la famiglia al centro delle cure”.
Tutti gli sforzi sono concentrati per conciliare una assistenza medica all’avanguardia con il bisogno di affetto dei minuscoli pazienti. Contrariamente a quanto avveniva di in passato, mamme e papà non hanno limiti di ingresso e possono vedere e toccare i loro bimbi 24 ore al giorno. L’ambiente è particolarmente accogliente; le luci sono soffuse e i rumori attutiti. Quando possibile i piccoli vengono messi direttamente a contatto con la pelle della loro mamma. È un modo per riportarli nelle condizioni più vicine possibile al tempo in cui erano ancora nell’utero e potevano sentire il battito cardiaco, la voce e il respiro della loro mamma.
La Struttura Complessa di Neonatologia si articola in nove stanze, di cui una dedicata all’isolamento di neonati affetti da specifiche patologie. Vi sono 8 posti di terapia intensiva e 12 posti di elevata assistenza. Le stanze sono collegate, attraverso ampie vetrate, ad un atrio centrale attrezzato con una grossa “consolle”, dotata di telefoni e postazioni con personal computer. Proprio per permettere ai genitori di seguire i loro bambini, nel 2007 è stata inaugurata l’Area Genitori, intitolata a Luciano e Riccardo Pavarotti, dove papà e mamma possono trascorrere in pieno comfort e privacy l’attesa tra una visita e l’altra.