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Tutto è pronto per la Festa dei Lamponi a Barigazzo


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Tutto è pronto per la 26° Festa dei Lamponi” che si svolge da mercoledì 11 a domenica 15 agosto, a Barigazzo, sull’Appennino modenese, conosciuta per la qualità delle proposte gastronomiche a base di prodotti tipici locali e per questo festa popolare consigliata da “Slow food Frignano”. E’ organizzata dall’associazione Hewo Modena per raccogliere fondi da inviare alle comunità Hewo di Etiopia ed Eritrea. Sarà possibile gustare i prodotti della cucina tradizionale con un menù a base di polenta, borlenghi, ciacci, frittelle di castagne, crescentine, gnocco fritto, grigliata ecc., in una atmosfera accogliente e spontanea che vede coinvolti come volontari decine di giovani e giovanissimi.

Tutto il ricavato servirà per continuare la realizzazione dei progetti in corso e per rispondere alla richiesta di aiuto che giunge da Franca e Carlo Travaglino, i coniugi che hanno fondato Hewo e che vivono fra i dimenticati dell’Eritrea e dell’Etiopia: lebbrosi, ammalati di tbc, di hiv-aids. Nel luglio scorso hanno inviato un messaggio dal quale si riprendono alcune frasi:

“Per oltre 40 anni ininterrottamente abbiamo vissuto in Eritrea e in Etiopia una vita comunitaria, complessa e intrigata, con malati di lebbra, poveri ed emarginati, prima e, poi, man mano con diseredati colpiti dalla TBC, dall’HIV-AIDS, da altre patologie gravi, con bambini disagiati; sempre con gli…ultimi, con gli scartati dalla società del perbenismo. Per il riscatto di tutti questi fratelli sono stati attivati e periodicamente potenziati percorsi operativi nei settori della sanità, dell’educazione, dell’istruzione, del lavoro e della riabilitazione. Sono stati attivati pozzi, campi agricoli, forno per il pane, laboratorio per la manifattura della pasta, laboratorio di maglieria e tante altre iniziative vitali. I risultati hanno superato ogni aspettativa, anche la più ottimistica. Mali sociali sono stati trasformati in attiva risorsa umana: sono stati registrati cambiamenti e fermenti altamente significativi di forte impatto sociale, che non fanno parte di statistiche pubblicizzate perché nell’Hewo non si ama ‘strombazzare’. Ciò che importa è che sono state liberate persone dalla schiavitù della miseria e della malattia, sono state salvate vite umane, educate generazioni di bambini e ragazzi, formati ed avviati giovani ad una vita dignitosa, preparati operatori e dirigenti che guidano o comunque operano nelle nostre stesse Comunità. Tutto è stato realizzato nella piena autonomia da ogni tipo di potere; solo e sempre grazie alla convergenza di libere e dirette testimonianze di fraterna condivisione di amici e di liberi volontari”.

“Ora, purtroppo, ci siamo imbattuti in una crisi senza precedenti. Una gravissima crisi economico-finanziaria dell’intera Etiopia ( a parte il disastro della dittatura in Eritrea) che fa registrare frequenti impennate del costo della vita fino ad un aumento di oltre il 500% anche per i generi di prima necessità, come il latte, la pasta, l’olio, il riso, la farina, ecc… Una crisi che potrebbe portare il governo etiopico a dichiarare bancarotta ma che, intanto, sta portando il popolo della grande fascia debole della società alla fame, alla miseria, all’aumento di malattie infettive e da carenze, allo smarrimento, alla paura e perfino alla morte”.

“Noi con le nostre Comunità facciamo parte di questa fascia debole e siamo, ogni giorno più, con l’animo sospeso. Sebbene le Comunità siano costituite in maggioranza da persone gravemente malate, spesso invalide, e da bambini, ognuno è impegnato nella misura e nelle modalità possibili a contribuire a vari servizi e alla produzione di ortaggi e di frutta per sostenere in parte le spese relative a questi beni di consumo quotidiano. Ma la contemporanea convergenza del pazzesco costo della vita, della carenza alimentare, della siccità ciclica e conseguente carestia, del crollo dell’euro sul mercato del cambio, della riduzione degli aiuti che riusciamo a reperire, costituisce un esplosivo che rischia di far saltare la stessa vita dell’Hewo con tutti i servizi e i programmi assicurati ai fratelli bisognosi in maniera totalmente gratuita, come atto di giustizia nei loro confronti. Mai, in una forma così grave e drammatica, questo ci era capitato nei passati 40 anni di vita comunitaria con i poveri, con i malati, con i diseredati soprattutto in Etiopia”.

“Oggi abbiamo paura; siamo terrorizzati; lo confessiamo. Paura della nostra debolezza, della nostra fragilità, della mancanza di fratelli disposti alla condivisione, della carenza di mezzi. Paura delle proposte dei responsabili locali dei servizi comunitari, i quali ipotizzano perfino chiusure di servizi ai malati e ai bambini. Chiudere la porta dell’accoglienza e del soccorso a poveri colpiti da gravi malattie o da disgrazia di altro tipo e ai bambini vittime della fame e destinati a morire se non nutriti ? Non riusciamo neppure a pensarlo senza vergognarci di essere persone umane. E allora ? Non abbiamo contatti con poteri forti cui rivolgerci e non li cerchiamo perché non possiamo mettere in vendita la dignità, la povertà e la sofferenza di fratelli malati e disagiati. Un potere forte questo ci chiederebbe!”

“A tutti e a ciascuno con semplicità chiediamo, nella misura possibile, di offrirci, in piena libertà, un segno straordinario di solidale condivisione per aiutarci a non soccombere sotto i colpi della crisi”. “Il Signore ricompenserà tutti, indistintamente. Un proverbio etiopico recita: ‘Chi dona ai poveri presta a Dio’.