A guardare i dati si potrebbe essere tentati di lasciarsi andare a troppo facili entusiasmi. In realtà, ancorché incoraggianti, i numeri del secondo trimestre 2010 non bastano certo a colmare il tracollo subito dalle pmi in 15 mesi, cioè nel 2009 e nei primi tre mesi del 2010, una caduta di 26,7 punti per ciò che riguarda il fatturato ed oltre 27 sul versante della produzione.
Ecco perché il +6,4% (riferito a dodici mesi fa) rispetto alla produzione e del 5,7% per il fatturato sono ben poca cosa. Del resto non è casuale che malgrado questa “ripresina” l’occupazione continui a soffrire (-1,3% per le aziende sino a 50 dipendenti contro il -1% complessivo).
I NUMERI DELLA CRISI
Ancora una volta ad animare la ripresa è il rilancio dei traffici internazionali. L’export – la quota di fatturato diretto oltreconfine rispetto al totale – rimane infatti in doppia cifra (11,9%), due punti sopra al minimo registrato a fine 2009, ma altrettanto lontano dai massimi registrati a fine 2007.
PICCOLI AL DI SOTTO DELLA MEDIA PROVINCIALE
Risultati migliori arrivano dall’industria. Del resto, i cicli economici si riflettono con un certo ritardo sulle piccole e medie imprese, che sono prevalentemente fornitrici delle grandi aziende. Già si è detto dell’andamento della produzione, ma anche l’aumento del fatturato dei piccoli si mantiene ben al di sotto di quello medio provinciale, che comprende anche l’industria (+5,6% quello dei primi, contro il +11,7 provinciale).
I SETTORI
A trascinare i numeri delle piccole imprese ritorna ad essere la meccanica, la spina dorsale del nostro sistema produttivo, considerazione che configura una concreta speranza di ripresa. Buone performance arrivano dal settore delle apparecchiature elettroniche, dal biomedicale e dell’alimentare, mentre continua il clima di sofferenza per l’intero distretto del tessile e per il settore dei mezzi di trasporto. Di seguito presentiamo l’andamento settoriale delle imprese modenesi sotto i 50 dipendenti. (ancora una volta ciascun valore fa riferimento alla variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
ALIMENTARE: Tra i settori che meglio hanno resistito alla crisi, l’alimentare è anche uno di quelli dove la ripresa si sta maggiormente concretizzando. In particolare per ciò che riguarda il fatturato, in sensibile ripresa. Incoraggiante è anche l’aumento dell’export, con il fatturato “straniero” che risale al 4,4% del totale.
MAGLIERIA: Continua, invece, a rimanere preoccupante la situazione della maglieria, dove il segno meno continua a farla da padrone. Per di più diminuisce ancora la quota di esportazioni, che tocca il minimo storico al 2,8%.
ABBIGLIAMENTO: Anche l’abbigliamento denuncia notevoli difficoltà congiunturali. In questo caso, però, l’export – che si mantiene al 20% del totale – consente qualche speranza di tenuta in più, malgrado una nuova riduzione degli ordini, in particolare di quelli d’oltrefrontiera.
CERAMICA: Il settore, caratterizzato dalla presenza di piccole aziende del cosiddetto “terzo fuoco” continua a vivacchiare su ritmi di crescita che, comunque, non consentono certo il recupero dei volumi crollati nel biennio 2008/2009, anche se è ben incoraggiante l’aumento della domanda interna, mentre l’export si mantiene su livelli piuttosto bassi (1,3%). Come logico, visto che i principali committenti sono le grandi ceramiche italiane del comprensorio.
PRODOTTI IN METALLO: Certo, ancora non basta a recuperare tutto il terreno perduto l’anno scorso (-27% in termini di produzione, -29,3% per ciò che riguarda il fatturato), ma i dati relativi al secondo trimestre, per il comparto delle imprese “pesanti” della metalmeccanica (carpenteria metallica in genere), sono davvero tanto significativi quanto incoraggianti, soprattutto se paragonati al secondo semestre 2009. Una risalita che ha coinvolto sia il mercato nazionale che quello estero, con una quota di fatturato export pari al 4,8% del totale.
MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI: Finalmente la meccanica ritorna ai vecchi tempi, quando era il comparto più produttivo dell’economia modenese. In effetti il secondo trimestre suona un po’ come quello della rinascita, anche se in questo caso i successi arrivano più dal mercato estero che da quello italiano, come conferma l’export, salito dal 32,3% del primo trimestre al 37,8% del periodo aprile-giugno. Rimane però elevata la quota di insoluti e ritardi dei pagamenti e, soprattutto, il limitato orizzonte temporale del portafoglio ordini.
BIOMEDICALE: Una crescita in doppia cifra, quella del biomedicale, che si conferma come il settore più dinamico del sistema produttivo locale, un settore per il quale la crisi non è durata che qualche mese. In decisa crescita, ancora una volta, il mercato internazionale, con l’export che raggiunge il 40,2% del totale, avvicinandosi al record marcato nel terzo trimestre 2007. Peccato che il “peso” del biomedicale della nostra economia non sia notevole quanto i suoi risultati.
MEZZI DI TRASPORTO: Non è, invece, ancora uscito dal tunnel questo comparto, probabilmente tra i più colpiti dalla crisi Si tratta di un settore, peraltro, di servizio alle industrie più grandi: di fatto contoterzisti, visto che il livello di commercio estero rimane praticamente assente.
APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE: Accelera la crescita questo settore, che, dopo una forte contrazione, ha reagito piuttosto bene alla crisi, grazie – ancora una volta – al mercato estero, che si mantiene al di sopra del 7% del fatturato , valore che potrebbe aumentare nel secondo trimestre, visto le aspettative che gravitano attorno agli ordinativi, in forte crescita.
LE CONSIDERAZIONI DI CNA:
“Sono cifre, quelle che arrivano dal nostro Uffici Studi, che rappresentano una bella notizia” commenta Luigi Mai, presidente della CNA di Modena “anche se – continua il massimo rappresentante della CNA modenese – la parola d’ordine rimane cautela”.
Per l’Associazione modenese, infatti, le cifre del secondo trimestre vanno considerate con estrema attenzione e senza abbassare la guardia. Innanzitutto perché si tratta di miglioramenti tendenziali calcolati su un periodo – il secondo trimestre 2009 – che probabilmente ha rappresentato il punto più basso della crisi. Ma ci sono anche altri fattori che rappresentano pesanti incognite per il futuro.
“Innanzitutto – continua Mai – il breve orizzonte temporale del portafogli ordini delle imprese. E’ vero che il quadro congiunturale è mutato, lo dimostrano i segni più che si sono allargati dall’alimentare e dal biomedicale anche ad altri settori. Ma nella meccanica, ad esempio, si continua a navigare a vista. Di fatto, almeno per ciò che riguarda questo settore, non si capisce ancora se si tratti di una ripresa dalle fondamenta solide oppure di un mero processo di ricostituzione delle scorte, dopo un anno in cui si è venduto praticamente solo attingendo ai magazzini”.
Peraltro, la ripresa non si è ancora manifestata in importanti settori. Del tessile si è già detto analizzando i vari dati. C’è da aggiungere la contrazione dei consumi che deprime il commercio e la situazione di stallo che permane in un comparto importante quale è l’edilizia.
La situazione economica internazionale, d’altro canto, non si è certo tranquillizzata. E’ di qualche giorno fa l’allarme lanciato dalla Federal Reserve statunitense sul rallentamento della ripresa americana, un’economia, questa, importantissima per le esportazioni modenesi. Un allarme a cui hanno fatto seguito le parole della Bce.
“E sulle imprese di casa nostra – sottolinea Mai – pesa poi il problema pagamenti”. Anche in questo caso, vengono in soccorso i numeri: i maggiori ritardi nei pagamenti arrivano da parte delle grandi imprese (quelle sopra i 250 dipendenti – racconta un’indagine della Cribis D&B – sono puntuali solo nel 15% dei casi, a differenza delle aziende sino a 10 dipendenti, tra le quali sono la metà quelle che rispettano le scadenze commerciali). E in questo contesto Modena è al penultimo posto in regione, con un 41% di imprese corrette, davanti solo alle aziende bolognesi.
“Ecco perché diciamo che servono le regole – osserva Mai – regole che tutelino la correttezza commerciale. Regole che non costano peraltro nulla, se non la volontà di andare contro ad uno status quo che, abbandonando la strada del rispetto dei valori, ha causato la più grave depressione dal dopoguerra ad oggi.
Dal punto di vista operativo occorre continuare ad investire sulla commercializzazione – molte imprese per affrontare la crisi si sono mosse attivamente su questo versante – soprattutto puntando a quei paesi che vantano i maggiori ritmi di sviluppo (e non ci sono solo Cina ed India, ma anche Brasile e Nord Africa) e difendere la qualità delle produzioni modenesi, che rimane l’unica strategia vincente per il sistema produttivo locale”.