Il segretario provinciale del Pd Davide Baruffi commenta l’autosospensione di due consiglieri comunali leghisti.
«Ecco che nella Lega s’avanza una strana figura: il commissario del popolo. Preciso e identico a quello dei Soviet, quando tutto si diceva e si faceva in nome del popolo, anche i delitti più infami. Bene, adesso ce l’abbiamo anche noi in Emilia, la commissaria del popolo, si chiama Rosy Mauro, spedita da Bossi a sistemare le faccende in casa leghista.
Vasto programma, direbbe qualcuno, se è vero quel che si legge sui giornali. Risse, anatemi, siluramenti, dimissioni, scandali e adesso pure l’autosospensione di due consiglieri comunali che con grandi speranze avevano creduto al verbo leghista ma in men che non si dica si son dovuti ricredere. Come tanti onesti cittadini del resto che, al pari loro, hanno dato retta alle belle parole su federalismo e più soldi ai territori, sicurezza e legalità, Roma ladrona e potere al popolo, basta immigrazione e mai più clandestini. Adesso scoprono che erano tutte balle: la Lega è centralista e poltronaia, ha dato man forte a Tremonti nel saccheggio di comuni e regioni salvo inondare di soldi Palermo, Catania, Roma. Ha tagliato risorse e uomini per la sicurezza e l’ordine pubblico, si è schierata con la Gelmini contro l’autonomia scolastica, ha votato alla Camera per salvare un signore accusato di complicità con la Camorra ma non riesce a fermare i clandestini. E, tanto per non farsi mancare niente, cerca di mettere le mani sulle banche e sui grandi centri di potere, né più né meno di quanto facevano gli odiatissimi democristiani d’antan, perchè potere, palazzo e poltrona piacciono tanto alla casta leghista, a parole così popolare, nei fatti così oligarchica.
Insomma, tutto già visto e rivisto, nella peggiore tradizione della Prima Repubblica. Il bello è che questi signori hanno avuto la faccia tosta di proporsi come il nuovo che avanza, come i rappresentanti del nord che lavora e produce. E ai poveri leghisti emiliani, scombussolati e disorientati, rifilano una signora di ferro con il compito di fare piazza pulita ma che poco sa di cose locali (alla faccia del territorio e dell’autonomia). Insomma, il messaggio è “fate quel che dico (senza fiatare) ma non dite quel che faccio”. Ai due poveri consiglieri leghisti delusi va naturalmente tutta la nostra solidarietà. Ma anche un consiglio: state attenti prima di appellarvi alla commissaria del popolo contro i grigi burocrati del partito. Sono fatti della stessa pasta».