Home Reggio Emilia “Nel nome della madre: ruolo e responsabilità”. Incontro a Scandiano

“Nel nome della madre: ruolo e responsabilità”. Incontro a Scandiano


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Domani, sabato 25 settembre dalle ore 9.30 alle ore 13.00 presso il salone d’onore della Rocca dei Boiardo a Scandiano, l’Amministrazione comunale in collaborazione con il Servizio Sanitario Regionale dell’Emilia Romagna organizza l’incontro “Nel nome della madre: ruolo e responsabilità” con la presenza di Silvia Vegetti Finzi, docente universitaria, psicologa e scrittrice. 

Introduce l’incontro l’Assessore alle politiche sociali e familiari Alberto Pighini e coordina il dott. Ruggiero Lamantea psicologo e psicoterapeuta del Dipartimento di Salute Mentale – Distretto di Scandiano.

Il ruolo e la responsabilità genitoriali della madre sono un tema centrale per lo sviluppo del benessere dell’individuo e la sua collocazione nel sistema relazionale e sociale: la prmigenia difficoltà è la solitudine, poiché è difficile condividere il desiderio di maternità col proprio compagno ma anche, molte volte, con la propria madre.

Mentre un padre dice ancora al figlio: “un giorno prenderai il mio posto”, immettendolo così in una trasmissione generazionale, tra donne lo scettro del potere materno non passa alla figlia. La madre non cessa mai di sentirsi tale. Succede allora che una donna, in un certo momento della sua vita, si autorizza a diventare madre da sola, con tutto il peso che questo comporta. Tale dicotomia non cessa con il raggiungimento dell’età adolescenziale dei figli.“Una volta gli adulti, – scrive Vegetti Finzi – attraverso un’educazione autoritaria, imponevano modelli precisi: per i maschi la professione del padre, per le figlie diventare moglie e madre. Ora invece non ci sono più modelli precostituiti. Nessuno può indicare a un adolescente il ruolo che dovrà svolgere da adulto perché la società cambia troppo in fretta per consentire previsioni a medio e lungo termine. In questo vuoto di futuro i ragazzi si sentono soli e oscillano tra fantasie meravigliose e sentimenti di vuoto e di noia. Terminati gli studi, l’inserimento sociale è difficile e spesso precario. L’adolescenza resta così un limbo da cui è difficile uscire”.

L’incontro rivolto ad adolescenti, genitori, insegnanti educatori e professionisti della salute si svolge nell’ambito della “Sesta Conferenza Congiunta” sulle problematiche relazionali tra adulti e adolescenti. Sono stati richiesti per l’incontro i crediti ECM.

Silvia Vegetti Finzi è nata a Brescia il 5.10.1938. Laureatasi in Pedagogia, si è specializzata in Psicologia Clinica presso l’Istituto di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano. All’inizio degli anni ’70 ha partecipato a una vasta ricerca internazionale, progettata dalle Associazioni Iard e Van Leer, sulle cause del disadattamento scolastico. Inoltre ha lavorato come psicoterapeuta dell’infanzia e della famiglia nelle istituzioni pubbliche . Dal 1975 è entrata a far parte del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Pavia ove attualmente insegna Psicologia Dinamica. Dagli anni ’80 partecipa al Movimento femminista, collaborando con la “Università delle donne Virginia Woolf “di Roma e con il Centro Documentazione Donne di Firenze. Nel 1990 è tra i fondatori della Consulta (laica) di Bioetica. Dal 1986 è pubblicista del Corriere della Sera e successivamente anche di Io donna e di Insieme. Fa parte del comitato scientifico delle riviste: “Bio-logica”, “Adultità”, “Imago ricercae”, nonché dell’Istituto Gramsci di Roma, della “Casa della Cultura” di Milano, della “Libera Università dell’Autobiografia” di Anghiari. È membro dell’Osservatorio Nazionale per l’infanzia e l’adolescenza , della Società Italiana di Psicologia; della Société internationale d’histoire de la psychoanalyse.

Nel 1998 ha ricevuto, per i suoi scritti di Psicoanalisi, il premio nazionale “Cesare Musatti” e per quelli di bioetica il premio nazionale “Giuseppina Teodori”. Sposata con lo storico della Filosofia Antica Mario Vegetti, ha due figli adulti, Valentina e Matteo.

Gli interessi di Silvia Vegetti Finzi seguono quattro filoni.

Il primo è volto a ricostruire una genealogia della psicoanalisi da Freud ai giorni nostri, intesa non solo come storia del Movimento psicoanalitico ma anche come storia della cultura.

Il secondo, una archelogia dell’immaginario femminile, intende recuperare nell’inconscio individuale e nella storia delle espressioni culturali, elementi di identità femminile e materna cancellati dal prevalere delle forme simboliche maschili. A questo scopo ha analizzato i sogni e i sintomi delle bambine, i miti delle origini, i riti di iniziazione femminile nella Grecia classica, le metafore della scienza, l’iconografia delle Grandi Madri.

Il terzo delinea uno sviluppo psicologico, dall’infanzia all’adolescenza, che tenga conto anche degli apporti psicoanalitici . Si propone inoltre di mettere a disposizione, tramite una corretta divulgazione, la sensibilità e il sapere delle discipline psicologiche, ai genitori e agli insegnanti.

Il quarto ed ultimo infine, si interroga sulla maternità e sugli effetti delle biotecnologie, cercando di dar voce all’esperienza e alla sapienza delle donne in ordine al generare.