“Spasibo Tovarish! Grazie, compagni. Finalmente qualcuno all’ombra delle bandiere rosse, con Pivanti e Govoni della CGIL in primis, ha aperto gli occhi, seppur con imperdonabile ritardo, scagliandosi di fatto contro l’invasione degli ipermercati nella nostra città a danno delle attività del centro storico e delle periferie. Dicono oggi, 15 o 20 anni dopo, ciò che il centrodestra aveva preconizzato agli inizi degli anni novanta”. Così il Consigliere regionale del PDL Enrico Aimi per commentare il durissimo attacco lanciato dal sindacato modenese contro il proliferare di centri commerciali. “Il fatto poi che l’attacco e la secca tirata d’orecchie siano partiti direttamente in famiglia – ha subito aggiunto Aimi – oltre che essere un segno dei tempi, la dice anche lunga sulla strabordante presenza di ipermercati nella nostra città, senza contare quelli in divenire: una vera invasione, quella sostenuta per anni dai compagni, pagata a caro prezzo da centinaia di attività commerciali, soprattutto quelle a gestione famigliare, lasciate al loro (pessimo) destino sia in Centro storico, sia nelle periferie. Per il centro storico, poi, considerato anche l’arrivo di ondate di stranieri in prevalenza extracomunitari, si può parlare di un graduale soffocamento delle nostre attività di bottega, fiore all’occhiello delle nostre tradizioni. Per non parlare – ha rincarato l’esponente pidiellino – delle numerose attività gestite da non italiani: dai kebab ai phone center, tutti divenuti centri di adunata di decine e decine di stranieri, chissà quanti irregolari, che tendenzialmente se ne (stra)fregano del rispetto delle regole e del senso civico che molti di loro, purtroppo, non conoscono nemmeno per sentito dire. A tal proposito, vorrei dunque cogliere l’occasione per dare un suggerimento ai compagni per tentare di contrastare il degrado sempre più presente: trasferiscano buona parte delle attività gestite da stranieri direttamente dentro agli Iper. D’altra parte chi si rende portavoce di slogan del tipo “l’uguaglianza fa la differenza”, dovrebbe essere minimamente coerente passando dalle parole ai fatti. Trasferiscano qualche phone e kebab center o qualche negozio gestito da cinesi negli supermercati targati coop, per equilibrare una situazione a tutt’oggi disuguale. Parallelamente centri e periferie inizieranno a tirare un pò il fiato. Saranno ascoltate le parole della CGIL che suonano anche come una palese autocritica? Ce lo auguriamo – ha concluso Aimi – posto che le nostre restano a priori inascoltate. Per adesso”.