Queste settimane di protesta organizzata dai ricercatori strutturati e di mobilitazioni promosse dagli studenti e da tutte le altre componenti del mondo dell’università hanno riportato alla ribalta nella cronaca la questione dei tagli alla scuola, all’università e alla ricerca camuffati da riforma.
“Noi ricercatori precari abbiamo contestato il ddl Gelmini, i suoi tagli, la sostanziale dismissione dell’università pubblica e la mancanza di prospettive per i ricercatori (strutturati o meno che siano). Abbiamo deciso di coordinare i nostri sforzi e le proteste a livello nazionale per catalizzare il dibattito su un’arena più ampia e riflettere sulla nostra condizione per elaborare una proposta di welfare attivo organica e strutturata.
Per discutere del futuro dell’Università e della Ricerca domani – venerdì 8 ottobre 2010, ore 11:00 – 18:00, presso l’Aula B di Viale Berti Pichat, 6 a Bologna – si tiene l’Assemblea nazionale dei precari della ricerca e della didattica.
Auspichiamo una partecipazione molto numerosa del variegato mondo del precariato universitario (assegnisti, docenti a contratto, borsisti, contrattisti, ecc.) e di quelle figure che in queste settimane hanno lottato con noi (ricercatori strutturati, studenti, docenti) e invitiamo tutti gli organi di informazione a contattarci per qualsiasi informazione sull’iniziativa.
Anticipiamo qui di seguito alcuni punti su cui discuterà l’Assemblea:
I Precari della Ricerca e della Docenza delle Università italiane esprimono tutta la loro contrarietà rispetto ai contenuti della conferenza stampa tenuta il 22 Settembre 2010 dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e da quello dell’Economia, e rilevano che:
– il ricatto esplicitamente formulato “prima la riforma e poi i soldi” è inaccettabile, perché la presunta “riforma” altro non è che un gigantesco progetto di smantellamento dell’università pubblica, che peggiorerà la qualità della didattica, cancellerà l’autonomia della ricerca scientifica, impedirà l’accesso ai ricercatori precari ed alle nuove generazioni e imporrà tasse sempre più alte agli studenti, selezionando per censo l’ingresso all’università e privando fasce consistenti della popolazione del diritto ad un’istruzione di qualità;
– l’imposizione al Parlamento dell’approvazione in tempi rapidissimi della riforma si configura come l’ennesima forzatura di una maggioranza che non intende prestare il minimo ascolto ai soggetti
interessati dal provvedimento;
– i ministri hanno chiarito che per molti anni non ci saranno nuove assunzioni nelle università (di per sé un’affermazione inconcepibile in quasi tutti i paesi del mondo) dando così compimento all’operazione di licenziamento dei precari, che ricordiamo sono tra 60000 e 90000 (dati MIUR 2009), che dalla scuola viene definitivamente estesa anche all’Università.
– Governo (e rettori) chiedono quindi ai ricercatori strutturati di scambiare le proprie prospettive di carriera con il futuro dell’istituzione in cui lavorano. Noi precari, invece, auspichiamo che i colleghi strutturati indisponibili respingano uno scambio così indecente e continuino a schierarsi, come ribadito nell’assemblea nazionale a Roma il 17 Settembre 2010, a difesa dell’università pubblica, mantenendo ferma la loro protesta ad oltranza;
– E’ inaccettabile la doppiezza di molti Rettori che negli Atenei si sono dichiarati contrari al DdL, mentre la CRUI con la mozione del 23/9 si è pronunciata decisamente a favore della “riforma”. La CRUI, anziché rendersi complice delle politiche della maggioranza, vigili piuttosto sul rispetto della legge 311/58 che, lo ricordiamo, consente ai rettori di proseguire il mandato oltre l’età della pensione solo se al momento dell’elezione si trovavano nella oramai abrogata posizione di fuori ruolo”.
(Rete dei Ricercatori Precari di Bologna – http://www.ricercatoriprecaribo.it)