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Sassuolo tappezzata da nuove locandine del Collettivo Fassbinder


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La città di Sassuolo è tappezzata di locandine firmate dal collettivo Fassbinder. Si tratta di locandine in bianco e nero dove i ragazzi del centro sgomberato alcuni mesi fa ribadiscono la propria contrarietà alle scelte dell’amministrazione. “Contro la giunta fascista il Fassbinder non si rassegna”, questo il titolo del messaggio che si chiude con le parole “Basta repressione! Solidarietà ai denunciati”.

Questo il testo integrale:

Circa un anno fa la giunta del manganello, ordinava ed eseguiva militarmente lo sgombero del Fassbinder, l’unico spazio a Sassuolo di libera aggregazione e concreta esperienza dell’autogestione. Come ultimo atto repressivo in questa vicenda, il vigile urbano Stefano Faso ha diretto al nostro circolo due procedimenti amministrativi. Con queste azioni intimidatorie vuole obbligare il Fassbinder a pagare 12mila euro per aver manifestato in piazza contro la giunta il 6 marzo scorso: in più Faso ha fatto denunciare due nostri compagni del Movimento Anarchico modenese perché solidali al nostro collettivo. Può darsi che questo vigile confonda una manifestazione politica con un mercato (nella sanzione viene contestata una pratica commerciale), ma dal momento che costui è dipendente comunale e quindi del sindaco Caselli, è evidente l’uso dell’arma legalitaria per sporchi giochi di potere. A Sassuolo parlare costa 12mila euro.

A Sassuolo ormai si ha paura ad uscire al sera perché si potrebbe incontrare Gian Francesco Menani con la sua squadraccia che vuole schedare chiunque commetta il “reato” di divertirsi, stare insieme o fare quattro chiacchiere.

In questa città sotto il controllo marziale della Polizia e di un gruppo di servi di questo sistema degradante ed esclusivo non possiamo abbassare la testa e far finta di niente, Così anche dopo aver subito varie azioni repressive e poliziesche il Fassbinder non si è piegato, non è morto e nemmeno sta morendo. Il Fassbinder è qui per le strade di Sassuolo e continuerà a difendere le proprie idee perché le idee non si sgomberano”.