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Pari Opportunità, Artemisia Sassuolo: Italia ultima fra i paesi dell’Unione Europea


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Riportiamo un articolo apparso oggi sul sito dell’ANSA in merito al posto in classifica del nostro Paese in materia di pari opportunità ed una nostra riflessione sul tema:

ANSA. Pari opportunità, Italia al 74/mo posto. E’ uno dei paesi della Ue con il punteggio più basso.

GINEVRA, 12 OTT 2010 – Peggiora il brutto voto dell’Italia in materia di pari opportunità tra uomini e donne: il Paese scende infatti dal 72/o al 74/o posto. E’ l’ultima classifica del World Economic Forum (Wef) sul divario di opportunità tra uomini e donne, in 134 Paesi. ”L’Italia continua a risultare uno dei Paesi dell’Ue con il punteggio più basso. I progressi si otterranno quando i paesi troveranno il modo di rendere matrimonio e maternità compatibili con la partecipazione economica delle donne”.

Essere ultimi fra i Paesi europei in questa classifica non ci fa certamente onore, anzi.

Anche se l’art. 3 della Costituzione cita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” ancora oggi il problema della sottorappresentanza politica, istituzionale, lavorativa delle donne è un problema vivo e più che mai reale che si estende a 360° in tutti i campi.

Già dall’istituzione del Comitato Nazionale di parità nel 1983, seguito dalla costituzione della Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità nel 1984, dalla “Carta Comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori” del Parlamento Europeo del 1989 (con la quale viene ribadita la necessità di combattere ogni forma di discriminazione basata sul sesso), dal “Trattato di Maastricht” che prevede all’art. 6 che “a parità di lavoro tra lavoratori deve essere assicurata parità di retribuzione” fino alla nascita del Ministero per le pari opportunità nel 1995, il fine è, e deve essere, quello di promuovere politiche di sensibilizzazione e di promozione atte ad abolire le diseguaglianze fra uomini e donne.

Trovare gli strumenti più idonei per raggiungere l’obiettivo di un reale equilibrio di rappresentanza fra i sessi non è senz’altro facile ma solo tenendo alta l’attenzione al problema si può sperare di arrivare a traguardi migliori e non essere declassati al 74° posto della classifica mondiale

Auspichiamo una veloce e concreta risposta delle istituzioni nazionali, regionali e locali a questo problema sperando di “risalire” al più presto nella classifica attraverso norme, incentivi, aiuti, leggi che aiutino realmente le donne, non solo a parole ma con i fatti.

(Le donne del Circolo Culturale Artemisia)