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Modena: venerdì convegno sulla emigrazione modenese in Belgio


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“L’Emilia nel cuore dell’Europa” è il titolo di un convegno promosso dal Dipartimento di Scienze del Linguaggio e della Cultura dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, col contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, che si propone di analizzare nei suoi aspetti socio- storico-culturali un fenomeno molto ampio, ma ormai quasi dimenticato, ovvero l’emigrazione dalla provincia di Modena in Belgio, ma anche dei successivi rientri dal Belgio verso l’Italia, con una sezione interamente dedicata alla rappresentazione filmica di questa emigrazione.

A questa problematica saranno dedicati due giorni di approfondimento e discussione, giovedì 21 e venerdì 22 ottobre, con la presenza di qualificati studiosi ed esperti anche stranieri, che si svolgeranno a Modena nell’Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia (Largo S. Eufemia 19). L’appuntamento nella prima giornata è per le ore 9.00 per gli indirizzi di saluto portati ai partecipanti dal Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia prof. Claudio Baraldi, dal Consigliere d’Amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena prof. Gian Paolo Caselli, da Luciano Vecchi dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna e dal Presidente della Consulta regionale degli emiliano romagnoli nel mondo Silvia Bertolini.

Il convegno, coordinato dal prof. Lorenzo Bertucelli della Facoltà di Lettere e Filosofia, ripercorre i movimenti migratori che hanno caratterizzato la storia dell’ Emilia Romagna. Il Belgio, in tal senso, riveste un carattere emblematico: con l’accordo “uomini contro carbone” del 20 giugno 1946 diventa la prima destinazione all’estero. Tra il 1946 e il 1948 saranno 63.888 gli italiani reclutati per le miniere del Borinage e del Limburgo; di questi, duemila provengono da Modena. Ed è sempre questa provincia a pagare il costo più in alto in termini di vite umane perse sul lavoro. Quando l’8 agosto 1956 esplode il fondo del pozzo Saint-Charles del Bois du Cazier, a Marcinelle, periscono Giuseppe Geti (Prignano sulla Secchia), Lino Gherardini e Adolfo Mazzieri (Pavullo nel Frignano).

E’ una tragedia immane: su 265 minatori morti, 139 sono di origine italiana. “Per la prima volta, i minatori italiani – afferma Lorenzo Bertucelli – divengono <visibili> in Belgio e, finalmente, il governo italiano alza la voce, arrivando alla sospensione della fornitura di minatori verso il Belgio. Parlare di <fornitura> può apparire cinico, ma corrisponde alla realtà di quella fase storica: ogni lavoratore italiano, sulla base dell’accordo stretto tra i governi italiano e belga, valeva cinque tonnellate di carbone al mese. E il carbone fungeva in quel momento da <oro nero>, indispensabile alla ricostruzione”.

Dopo Marcinelle, il Belgio si rivolgerà altrove per reperire manodopera da spedire nel sottosuolo: cominceranno ad arrivare marocchini e turchi, ma ancora, per molti anni, italiani delle province più povere, dall’interno della Sicilia, dalle montagne dell’Abruzzo, dalla piana del Salento.

“In Emilia-Romagna, a partire dalla metà degli anni ’60, – continua Lorenzo Bertucelli – prende corpo un flusso contrario. Sono i cosiddetti rientri, ma a ben guardare per molti rappresenta una ulteriore tappa emigratoria; così, in attesa di avere la pensione, si va a lavorare nel comprensorio ceramico”.

Perciò un’attenzione particolare verrà prestata durante i lavori a tre località: Pavullo nel Frignano, da cui proveniva un’intera squadra di lavoratori presente nel 1956 a Marcinelle; Sassuolo e Scandiano, come poli attrattivi di un tumultuoso sviluppo industriale, tra gli anni ’60 e ‘70.

Infine, il convegno tenterà anche di fare luce sulla presenza attuale degli italiani in Belgio, ovvero il loro rapporto con il lavoro (si tratta di un’emigrazione eminentemente operaia), la nazionalità (se rimanere italiani o diventare belgi) e con la lingua (il tasso di sopravvivenza dell’italiano). Non meno importante, tra gli elementi che connotano le identità culturali, quello dell’associazionismo. Un campo cui presta da molti anni attenzione e sostegno la medesima Regione Emilia Romagna. Vi sono in Belgio, in particolare, quattro associazioni che fanno capo alla Consulta degli emiliano romagnoli nel mondo. Una sta nella capitale, Bruxelles; due sono nella zona di Liegi (Seraing e San Nicolas), la quarta sta Limburgo fiammingo. Di questa realtà presente verrà offerta una restituzione nel convegno, attraverso storie di vita, filmati, fotografie.

Per informazioni e per il programma contattare: tel. 059 2055951; lorenzo.bertucelli@unimore.it.