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Ordine degli Ingegneri di Modena: azzerare la legge sismica regionale per rilanciare l’edilizia

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In provincia di Modena il settore delle costruzioni è fermo, a subirne le conseguenze non sono soltanto le imprese edili ma anche le centinaia di professionisti che operano nel comparto. Per l’Ordine degli Ingegneri di Modena una delle cause principali è rappresentata dall’applicazione rigorosamente formale della Legge Regionale 19/2008 (“Norme per la riduzione del rischio sismico”) che, di fatto, moltiplica gli adempimenti burocratici necessari agli interventi edilizi senza intervenire sulla qualità dei progetti e senza tener conto della competenza dei progettisti.

“Stiamo assistendo ad un fenomeno mai verificatosi prima nel nostro territorio, ovvero uno stallo pressochè totale delle costruzioni. La crisi economica ha bloccato i nuovi cantieri, mentre quelli per ristrutturare edifici già esistenti non riescono a partire a causa della complessità delle norme antisismiche regionali che – anziché tradursi in maggior sicurezza per i cittadini – si stanno rivelando solo un’inutile fardello di adempimenti burocratici, con conseguente aggravio di costi e allungamento dei tempi di realizzazione” dichiara Pietro Balugani, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Modena. “E’ necessario un intervento urgente da parte della Regione Emilia Romagna per sbloccare la situazione – prosegue Balugani – e rimediare al grave danno economico causato ai professionisti, alle imprese e in ultima analisi ai cittadini stessi, che non potendo intervenire sulle proprie abitazioni non riescono a migliorarne il livello di sicurezza”.

Lo stato di crisi dei professionisti che operano nel settore delle costruzioni è ben evidenziato dai risultati di un questionario conoscitivo inviato ad oltre 500 iscritti all’Ordine degli Ingegneri di Modena: quasi tutti gli intervistati affermano che il 2010 si chiuderà con un calo significativo del fatturato rispetto al 2009, in diversi casi il calo stimato è superiore al 50%. Perdurando queste condizioni non saranno evitabili, a breve, ricadute negative anche sui livelli occupazionali degli studi professionali e dei loro dipendenti.

“Non siamo i soli ad esprimere preoccupazione per l’attuale stato delle cose” prosegue l’ing. Balugani. “Solo nell’ultimo mese abbiamo registrato prese di posizione analoghe alla nostra da parte di Ance-Confindustria, Aniem-Confapi, CNA Costruzioni, LAPAM Costruzioni ed altri soggetti autorevoli che operano nel settore, con i quali ci stiamo confrontando per cercare di trovare una soluzione condivisa. Voglio precisare che la nostra richiesta non significa abbassare la guardia nei confronti del rischio sismico: è del tutto evidente che gli ingegneri, primi fra tutti, siano interessati ad impegnarsi per la riduzione dei rischi in quanto rappresenta un loro preciso dovere, che giustifica l’appartenenza ad un Ordine professionale che ha come mission quella di garantire la sicurezza dei cittadini. Siamo chiaramente disponibili a fare tutto quello che ci compete per garantire l’interesse generale della collettività, ma non accetteremo supinamente che provvedimenti con valenza puramente burocratica vengano contrabbandati come necessari per garantire una maggiore sicurezza nel settore delle costruzioni”.

Gli ingegneri modenesi sollecitano un intervento anche da parte di Comune e Provincia di Modena, responsabili di aver recepito con troppa fretta ed eccesso di zelo il nuovo impianto normativo regionale. “La nostra regione sta subendo maggiormente la crisi dell’edilizia proprio a causa di un’intransigenza interpretativa da parte dei burocrati locali” ricorda Adriano Vandelli, vicepresidente dell’Ordine degli Ingegneri di Modena. “Questa situazione è ben evidenziata anche dai più recenti dati sulle compravendite immobiliari a titolo residenziale, che vedono un andamento negativo solo per la città di Bologna (vedi tabella allegata). Da noi si esige che ogni lavoro di ristrutturazione comporti anche l’adeguamento dell’intero edificio alle nuove norme antisismiche, cosa quasi mai possibile per come sono strutturate e interpretate le nuove norme. Addirittura, sono stati introdotti elementi aggiuntivi, come le numerose asseverazioni necessarie per ogni progetto che, oltre a complicare le cose, mortificano il lavoro svolto dai professionisti perchè non ne riconoscono la competenza. Come se un professionista abilitato non avesse già la responsabilità civile e penale per le prestazioni che effettua, avendo riconosciute dalla legge le competenze necessarie. Inoltre, è totalmente disatteso il termine di 60 giorni stabilito dalla legge per il rilascio del permesso a costruire: si deve ripartire da zero ogni volta che viene richiesta un’integrazione al progetto, dilatando così i tempi a dismisura”.

Si è arrivati al punto per cui a garantire la sicurezza di un fabbricato non basta l’intervento di ben quattro ingegneri nella filiera di progettazione e realizzazione (progettista, direttore dei lavori, calcolatore strutturale e collaudatore), ma se ne prevede un quinto – magari privo di esperienza – chiamato a compiere un semplice controllo formale (ma decisivo per far partire l’intervento). Il risultato di questa esasperazione burocratica è paradossale: i cittadini non possono ampliare od adeguare le proprie abitazioni alle norme vigenti, le imprese di costruzioni non lavorano ed i professionisti devono passare intere giornate a compilare scartoffie e portarle in giro per i vari uffici pubblici. “A chi sostiene che il provvedimento regionale è stato emanato in conseguenza di obblighi stabiliti da leggi nazionali – conclude l’ing. Vandelli – vogliamo ricordare che in quasi tutte le regioni d’Italia l’entrata un vigore delle norme antisismiche ha comportato solo la loro corretta applicazione, come abbiamo verificato recentemente in occasione del congresso nazionale degli ingegneri che si è svolto a Torino”.